L'Antitrust fa ricorso contro l'annullamento della maxi-multa
di Redazione

L’Antitrust ha presentato ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar del Lazio di annullare la maxi-multa alle aziende siderurgiche accusate di fare cartello sul tondo. Congelata la restituzione delle cauzioni


La partita tra l'Antitrust e le sette aziende siderurgiche (non solo bresciane) coinvolte nel presunto cartello sul tondo per cemento armato deve considerarsi ancora aperta.

Il ricorso presentato al Consiglio di Stato - come evidenziato da Siderweb - «congela» la restituzione alle società delle somme versate in via cautelare a seguito delle sanzioni dell'Agcm: una maxi multa di circa 140 milioni di euro che ha visto coinvolte Alfa Acciai per 30,4 milioni di euro, Ferriera Valsabbia per 10,8 milioni, Feralpi Siderurgica (29,4 milioni), Ferriere Nord - Fin.Fer. (43,5 milioni), Riva Acciaio (15 milioni), Industrie Riunite Odolesi (6,3 milioni) e Ori Martin (7 milioni di euro), mentre la Stefana (sanzionata per 119 mila euro) non aveva presentato ricorso.

Le sanzioni erano state decise dopo un'istruttoria durata oltre un anno, poi annullata il 23 maggio scorso dal Tar del Lazio, cui si erano rivolte le imprese. L'Agcm accusava le realtà produttive di aver coordinato, dal 1989 al 2000, le reciproche strategie commerciali, assicurandosi ricavi e margini migliorativi di quelli conseguibili in un contesto concorrenziale nella vendita di tondini di cemento armato e rete elettrosaldata.

Nel corso di riunioni mensili nell'associazione Nuovo Campsider e durante i vertici quindicinali tenuti dalla Commissione prezzi alla Camera di Commercio di Brescia - sempre secondo l'Antitrust - i gruppi promuovevano tra loro lo scambio sistematico di dati individuali ed estremamente sensibili sia sulla strategia di approvvigionamento delle imprese, sia sulle quantità produttive programmate di offerta. La finalità, come evidenziato dall'Agcm, era quella di coordinare le rispettive politiche di prezzo e, facendo appunto cartello, imporre le quotazioni del rottame ferroso, materia prima delle produzioni.

Ma il Tar del Lazio aveva smontato la tesi dell'Antitrust, rilevando «carenze istruttorie nella fase di accertamento delle presunte violazioni», basate soprattutto su elementi indiziari che non avrebbero accertato l'intesa dolosa oltre ogni ragionevole dubbio. All'Antitrust è stata contestata anche «la lunghissima fase pre-istruttoria ed istruttoria del procedimento, che avrebbe superato i termini ragionevoli previsti dalla legge».

Per ora non è stata ancora comunicata la data di convocazione della Camera di consiglio per la discussione nel merito.
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