Duri come il marmo!
di Redazione

In occasione di Marmomac, un centinaio di architetti di 30 diversi Paesi hanno fatto visita alle cave di marmo di Nuvolera per conoscere da vicino le attività di estrazione che in questo periodo stanno attraversando un momento di crisi



Sono stati un centinaio, provenienti da oltre 30 Paesi differenti: dal Canada all’Indonesia, dal Messico al Giappone, dagli Stati Uniti a Singapore passando anche per il Medio Oriente e l’Africa gli architetti che hanno accettato l’invito a visitare le cave di marmo di Nuvolera e conoscere le attività di trasformazione esistenti sul territorio.

Una tradizione quella del bacino della Valle di Nuvolera e Botticino che ha fornito il materiale per opere straordinarie dell’architettura oggi patrimonio dell’umanità. Fin dai tempi dei romani e forse prima, gli architetti utilizzavano questa pietra per realizzare: ponti, palazzi e templi; oggi architetti come Mario Botta, per esempio, lo utilizzano con nuove applicazioni (pareti ventilate) per realizzare il rivestimento del nuovo edificio del Teatro alla Scala di Milano che si erge con incredibile armonia dietro e sopra la bella facciata del teatro su Piazza della Scala.

Gli architetti, molto interessati al materiale e al suo possibile utilizzo, hanno visitato le cave Marangoni e Massolini e le strutture di Terreni e Coa, Lazzarini e Ghirardi. Molte le domande e le curiosità e per qualcuno anche la scoperta di possibili utilizzi decorativi neppure immaginati. Nei prossimi giorni gli architetti visiteranno Marmomac a Verona, la più blasonata fiera del marmo al mondo.

Una nota positiva e di ottimismo, l’ha definita Nicola Bianco Speroni, vice sindaco di Nuvolera ed assessore alle cave, per un settore che - sembra impossibile – ma sta vivendo un momento di difficoltà senza precedenti. Sembra impossibile perché il materiale cavato è bellissimo, le qualità tecniche eccellenti e gli esempi di utilizzo prestigiosi e riconosciuti, la tonalità del colore è la migliore che si possa immaginare per il più ampio utilizzo.

Eppure, negli ultimi 12 mesi, il mercato dei blocchi si è contratto in media del 50% sul mercato di sbocco principale che è l’India ma addirittura del 70% dell’altro mercato fondamentale: il Libano. In India un problema rilevante è dato dalla limitazione ai finanziamenti in valuta estera alle aziende che ha portato un forte aumento del costo del denaro per gli importatori con una inevitabile riduzione degli acquisiti. Nel contempo i concorrenti internazionali (leggi soprattutto la Turchia) hanno triplicato le loro esportazioni in india grazie anche alla svalutazione della lira turca che da inizio anno si è svalutata del 45% rispetto all’euro.

Anche altri mercati di sbocco del Nord Africa hanno attuato politiche protezionistiche introducendo dazi altissimi sulle nostre produzioni di semilavorati oppure (come Egitto ed Algeria) impedendo per legge l’importazione degli stessi.

“In questo momento il mio sincero auspicio – ha dichiarato l’assessore Bianco Speroni – è che gli operatori possano condividere una politica di riduzione delle produzioni assicurando al contempo un prezzo di vendita del materiale remunerativo, questo oltre alla sopravvivenza delle aziende consentirà anche la salvaguardia del giacimento e la sua messa a reddito per gli anni a venire”.

Nella foto Nicola Bianco Speroni sulla pesa con la delegazione degli architetti e i cavatori
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