Blackout. Il gioco mortale dei teenager
di Giuseppe Maiolo

Un’ennesima tragedia si compie tra i giovani e sconvolge perché scopri che si muore per “gioco”. È una pratica occulta e già conosciuta tra i giovani, inebriante ed eccitante, per qualche verso erotica, che ora la rete sta diffondendo e che negli Stati Uniti ha già fatto numerose vittime 


Si chiama “Blackout” o anche “passing out game” e si sostiene che sia un gioco. Vuol dire provare a vedere fino a quanto si riesce a resistere senza respirare, in apnea. Su Youtube di video ce ne sono già molti e assolutamente espliciti, dove vedi ragazzini che provano a “soffocarsi” e poi svengono per mancanza di ossigeno. Scopri che nel web ci sono guide che ti insegnano questo “gioco” e tutorial che ti dicono come si resiste fino a perdere la coscienza.

Tutto questo, non vi è dubbio, per un adolescente può essere eccitante. Ma è mortale, non solamente pericoloso. E va detto a chiare lettere.
 
Si è saputo ora ma è accaduto agli inizi di settembre che un ragazzo di 14 anni venisse trovato morto con una corda stretta al collo, alla periferia di Milano. Era un giovane dicono solare e coraggioso, appassionato arrampicatore e con buone doti fisiche e promettente come sportivo. Temerario, forse, al punto da lasciarsi “affascinare” da quel piacere del rischio che sembra dominante nei ragazzi di oggi, i quali sono portati ad andare oltre il limite conosciuto.
 
A Milano si indaga per capire se è stato suicidio, ma da quello che ha riferito la famiglia appare quasi certo che non si è trattato di un gesto estremo, quanto piuttosto di una “prova estrema” e di quella ricerca di sensazioni forti che ai ragazzi dà un livello di eccitazione incredibile. In fondo li attrae il rischio, anzi li affascina proprio quell’ andare oltre il confine del possibile e non tanto per trasgredire alle regole poste, quanto per provare che si è veri e propri supereroi.
 
C’è anche la gara con gli altri e il confronto con i pari perché c’è la voglia di essere popolari e diventare leader di un gruppo o quanto meno ammirati per le proprie doti. Ma ciò che prevale è il sentirsi invincibili e non avere la sensazione di un limite. I nuovi adolescenti pensano di avere sempre tutto sotto controllo mentre non è così per ragioni biologiche ed evolutive. Le neuroscienze confermano che le aree cerebrali deputate al controllo del proprio comportamento si sviluppano tardivamente.

Nel contempo, sul piano emotivo, i teenager di oggi non sono stati fin da piccoli attrezzati a riconoscere le emozioni per quello che sono, né a gestirle come segnali che aiutano a comprendere ciò che accade fuori e dentro di te. Noi come “nuovi adulti”, sempre in altre faccende affaccendati, non stiamo dando loro la possibilità di sviluppare quelle mappe emotive che devono servire poi da grandi a governare le emozioni. In carenza di questo strumento, tutto si confonde e il limite sfuma o si perde. E appunto, prima del gioco perverso, è davvero blackout della coscienza.
 
Torna allora in campo, ancora una volta, la sfida che ci attende come adulti di riferimento: fare prevenzione di tutti questi nuovi ed emergenti pericoli vuol dire dare agli adolescenti sia le norme necessarie al viaggio della crescita che stabilire confini e limiti. Ma è fondamentale che essi sviluppino un loro pensiero critico e autonomo che è lo strumento necessario per cogliere la pericolosità di alcuni comportamenti e percepire i rischi connessi a tutte le pratiche eccessive.
 
Meno li responsabilizziamo e li rendiamo autonomi e più li lasciamo in balia delle tante suggestioni della rete che affascinano e sono pervasive.
 
Giuseppe Maiolo
Doc. Psicologia dello sviluppo – Università di Trento 
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