Lontani nel tempo, vicini nell'anima
di Marisa Viviani

È stata presentata a Ponte Caffaro lo scorso sabato, presso il Saloncino della Cassa Rurale, la mostra “Il tempo e l’anima” con le opere pittoriche di Floriana Melzani e quelle fotografiche di Giorgio Melzani: nipote e nonno nello specchio del tempo 


Lorenzo Pelizzari ha curato la presentazione dei due artisti, Ubaldo Vallini ha conversato con la pittrice sulla relazione artistica tra fotografia e pittura. La mostra, che era stata già esposta a Vestone esattamente un anno fa, ha trovato a Ponte Caffaro la sua sede naturale, accogliendo le opere dei suoi conterranei e consentendo così di rivolgersi ad un pubblico unito da un comune sentire, oltre che da una conoscenza personale degli artisti e delle persone ritratte in fotografia.
 
Molto interessante infatti l'archivio fotografico di Giorgio Melzani, oggi curato dal nipote Gabriele Stagnoli; una raccolta tanto più preziosa in quanto superstite di una vastissima produzione andata in larga parte perduta. È da queste fotografie che ritraggono scene di vita quotidiana del primo Novecento a Ponte Caffaro e ritratti della sua popolazione, che possiamo descrivere un quadro di attività e di relazioni umane e affettive che diventano storia della comunità.
 
La sensibilità della nipote Floriana ha fatto il resto, stabilendo un nesso di continuità con quella storia e con quell'idea di realtà, guardando con gli occhi del presente gli elementi costitutivi della poetica del nonno rappresentata nelle sue immagini fotografiche. Nei suoi dipinti emerge una forte presenza di elementi naturalistici, vissuti come essenza vitale, un tempo, quello di suo nonno e di tutti i nostri nonni, imprescindibili per la propria esistenza materiale e sociale, oggi come riappropriazione di un legame con la terra, le sue creature, la propria umanità in un mondo stravolto ed estraneo.
 
Questa continuità di sentimenti e rappresentazioni è emersa nei lavori di Floriana dopo la scoperta delle fotografie del nonno Gi, scomparso troppo presto, quando era ancora bambina, ma avendo già avuto un imprinting artistico e affettivo per il mondo contadino-lacustre su cui quel nonno amato le aveva dischiuso le porte dell'immaginazione e del sentimento. Prima di allora si era cimentata con la pittura su ceramica, per passare poi alla pittura ad olio in età artisticamente più matura.
 
Ecco allora la barca con il tettuccio, tipica del nostro lago, lì sopra ci si cucinava addirittura, fatta per pescare, cioè per vivere, diventare oggi barca a motore, per diporto, allegra e spensierata nella sua sostanziale futilità, trovare connotazione soltanto nell'elemento unificante dell'acqua; ecco la donna che lava i panni nel ruscello trasmutarsi in ragazze sguazzanti nella fontana del paese, e ancora l'acqua, scorrendo nel tempo, accomunare due realtà profondamente diverse; e il Pian d'Oneda con rade case sparse nei suoi Quadri agricoli, oggi fittamente abitato e quasi privo di coltivazioni, osservato da giovanotti inconsapevoli della fatica e del rispetto della terra, a cui per bisogno o per istinto atavico, i nonni si dedicavano.
 
Ecco insomma due mondi lontani nel tempo e vicini nell'anima, dove Gi la Guardia e Floriana, specchiandosi, si ritrovano e si riconoscono nella stessa ricerca di unione con lo spirito vitale della natura. "Cambiano i costumi del tempo, ma l'anima resta." . Non è stata soltanto una mostra, ma una storia d'arte e d'amore.
 
Da vedere, soltanto fino a domenica 16, ore 16/19 feriali, ore 10/12 festivi. Da non perdere, e guardare con calma, ricercando l'anima del tempo, quello passato e quello presente.

Nella foto, di Luciano Saia, Lorenzo Pelizzari e Ubaldo Vallini con la pittrice Floriana Melzani
 
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