Il sogno di don Luigi Festi
di Gianpaolo Capelli

Se il tunnel progettato per unire Valvestino alla Valle del Chiese ha un "papà", questo è il parroco che tanto si è adoperato per rompere l'isolamento delle "terre di mezzo" fra l'Eridio e il Garda



Dopo gli accordi firmati il 29 maggio 2017, tra l'assessore della provincia di Trento Mauro Gilmozzi e l'assessore della regione Lombardia Ugo Parolo, alla presenza dei sindaci Gianni Cimarolli di Bondone, di Magasa Federico Venturini e di Valvestino Davide Pace, ha preso il via l'iter della galleria in costruzione Valvestino-Bondone.

Proprio in quella occasione
, anche grazie alla presenza della sorella di don Luigi, Laura Festi, è stato decretato che la galleria sarà intitolata al parroco di Magasa, che per 30 anni ha retto la parrocchia omonima: Don Luigi Festi.
A tutt'oggi a detta delle autorità locali, tutto sta procedendo bene con la progettazione e i rilievi locali.

Nel 1934 la Valvestino fu staccata dal Trentino e aggregata alla Provincia di Brescia ma la Curia Arcivescovile di Trento, il tribunale, il catasto di Riva sono ancora sotto la giurisdizione del Trentino.
La figura di don Luigi, prete dalle vedute molto ampie e dai fatti concreti è ancora nel cuore e nella mente dei suoi parrocchiani di allora e merita un ricordo particolare.

Dalle testimonianze raccolte
emerge la figura di un grande uomo, rivalutata, una vera risorsa, per la Valvestino degli anni ‘50 fino agli anni ‘80.
Don Luigi in Valvestino ha applicato in pieno il modo di fare del convalligiano don Guetti.
Come ricordano la bibliotecaria di Turano Mirka Vaglia ed il marito Aldo Corsetti per 10 anni vicesindaco, don Luigi è stato l’uomo del fare, dell’agire, dell’aiutare in qualsiasi momento e situazione, non guardando alla fede e al partito politico del parrocchiano che aveva di fronte, ma dando precedenza alle sue necessità e di quanto aveva bisogno rimettendoci spesso del suo.

Don Luigi nativo di Fiavè proveniente da famiglia contadina arriva a Magasa nel 1953 dopo l’esperienza di Cappellano a Tione.
Arriva in un paese povero, isolato dal resto delle valli confinanti, bresciane e trentine: l’emigrazione la fa da padrone e chi rimane non trova lavoro e l’allevamento del bestiame, la vendita dei prodotti caseari locali, sono l’unico sostentamento in un paese dove manca tutto.

I primi dieci anni per don Luigi sono frenetici,
avvia un forno per fare il pane e apre la famiglia cooperativa per gli alimentari.
Le ACLI con il dopolavoro sono un ulteriore passo per far sentire meno sola la sua gente e il patronato da lui gestito permette di portare avanti tante pratiche pensionistiche di emigranti ritornati pieni di silicosi e dei contadini che non sapevano niente di assicurazioni e di pensioni.
Si trasforma anche in muratore andando a comprare cemento e mattoni per restaurare le sue chiesette di montagna, importante il restauro della chiesa di san Vigilio di Droane, ricorda Aldo Corsetti.

Da costruttore di strade
con l’aiuto della popolazione realizza la strada che va sui prati di Denai e quella che da Rest va in Cadria.
In canonica è assistito dalla mamma che non lo vede quasi mai.

Prima con la sua 1100 Fiat familiare e poi con il suo maggiolone è sempre in giro, è il “TASSISTA DI DIO” della Valle, sempre pronto a portare la sua gente alle visite in ospedale o dagli specialisti a Milano e anche più lontano per ottenere una misera pensione: ovunque si dovesse andare lui c’era sempre e gratis.

Riforniva il paese di medicinali o di quanto i suoi parrocchiani avessero bisogno e spesso mancavano i soldi e don Luigi doveva tirar fuori da quella povera veste talare che conteneva i tanti problemi della sua gente, anche la sua povera congrua.
Le sue macchine, spesso, erano trasformate in improvvisate ambulanze per portare chi si era fatto male nei boschi o la partoriente che doveva arrivare urgentemente in ospedale: il nascituro non poteva aspettare e via a tutta velocità sulle strade polverose e strette di allora.

Don Luigi, dice Mirka Vaglia, non si fermava mai, ma era cosciente dell’isolamento della sua valle e si batté con tutte le sue forze perché fosse realizzata una galleria che congiungesse la Valvestino con la Valle del Chiese.
Quanti viaggi a Trento presso gli assessori democristiani di allora per perorare la sua causa: che lui conosceva, essendo di Fiavè.

Ovunque ci fosse una porta aperta lui entrava e spiegava il suo problema.
Quante visite a Bondone all’allora sindaco Pio Cimarolli e a Storo al sindaco Malfer perché appoggiassero la sua causa!
Sempre forte il contatto con la Valle del Chiese: don Luigi mandava i suoi “Malghes” a fare scambio merce con il bottegaio di Bondone Martino Capelli: burro e formaggio in cambio di sacchi di “aole secche” che allora abbondavano nel lago d'Idro, e farina.

Proverbiale la trasferta a fine anni ‘50, quando i “commedianti” di Magasa con gli scenari in spalla attraverso bocca di Valle, dove si pensa che la galleria passi lì sotto fino al Rio RE di Bondone, arrivarono in massa per la recita a Bondone: il ritorno il giorno dopo a mattinata inoltrata.
Gli anni passavano e il sogno di don Luigi rimaneva tale.

Anche la mamma stava invecchiando e aveva bisogno di assistenza e fu verso il 1973 che Cecilia Ariasi di Darzo andò a Magasa ad aiutare il parroco e la mamma.
Il figlio Giuseppe Balduzzi ricorda che quando don Luigi nel 1950 era cappellano a Tione andava spesso a trovare il papà Iginio gravemente ammalato e con la sua famiglia si stabilì una forte amicizia tanto che la mamma Cecilia rimasta vedova proprio nel 1950 con due figli da allevare, Giuseppe ed Elide, riceveva spesso le visite di don Luigi che arrivava in bicicletta da Tione. Valido l’aiuto di Cecilia per don Luigi, donna tuttofare oltre che perpetua faceva la cuoca, la segretaria e la donna delle pubbliche relazioni, perché don Luigi era spesso assente.
Rimase con lui fino al 1980 quando si risposò con Angiolino in bresciana.

Gli anni passavano e la galleria rimaneva sempre un sogno
e tutto cadde nel dimenticatoio.
Ora la Valvestino era autosufficiente e don Luigi si sentiva meno utile, girava sempre la sua valle con il suo maggiolone, con i rastrelli sul portapacchi per girare il fieno e andava ad aiutare i suoi contadini sui prati di Denai, di Rest che arrivavano a segare con la falce l’erba tagliente “Seola” fino sotto il monte Tombea: allora il fieno era prezioso e costoso.
I prodotti caseari dei contadini erano molto ricercati e se rimanevano senza, don Luigi partiva per Fiavè e andava a far rifornimento al caseificio del suo paese.

Nel 1983 il trasferimento, con grande rincrescimento dei parrocchiani e di tutta la valle, a Balbido, vicino al suo paese natale Fiavè: poi la grave malattia, nel suo cuore c'era sempre la sua Valvestino, con tanti ricordi.

Il sogno di allora di don Luigi, si trasforma in realtà
.
Adesso, con il tunnel in fase di realizzazione.
Tanto si deve a don Luigi Festi, con delle perle interiori: la carità verso il prossimo, l'altruismo, non visibili allora per tanta gente, ma splendenti adesso, nel suo ricordo.

Gianpaolo Capelli

.in foto: il giovane don Luigi Festi


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