Don Milani battezza gli affreschi restaurati
di Redazione

In occasione della Festa di San Rocco, a Livemmo questo venerdì sera una rappresentazione teatrale per celebrare la rinascita di alcune preziose raffigurazioni religiose


Andrà in scena nella serata di venerdì 17 agosto, presso il "Passo della Santa" a Livemmo di Pertica Alta, lo spettacolo "Lettera a don Milani" proposto dalla compagnia Teatro Gavardo, scritto da John Comini con la regia di Peppino Coscarelli e la scenografia di Sara Ragnoli.

L'occasione vuole essere un momento di gioia per la rimessa a nuovo degli affreschi quattrocenteschi posti nell'abside della piccola chiesetta di San Rocco, un'operazione da 35mila euro (finanziati per: il 40% da Associazione Riflessi di Luce attraverso eventi organizzati e contributi di altre associazioni locali; per il restante 60% da Fondazione Cariplo). Allo stesso tempo vuole essere un richiamo a sostenere economicamente il progetto di messa in sicurezza architettonica del luogo sacro stesso, promosso dall'associazione culturale "Riflessi di Luce".

L'evento sarà ad offerta libera e si svolgerà con qualsiasi condizioni meteo. Il programma dettagliato prevede giovedì 16 agosto alle ore 18.30 la santa messa nel giorno di San Rocco; a seguire vi sarà un momento conviviale a base di polenta taragna (Menu: 10 €). Venerdì 17 agosto, alle ore 18.00: presentazione dei lavori eseguiti; a seguire un Buffet servito (Menu: solo dopo offerta bere, fetta dolce e salata); la conclusione in bellezza alle ore 20.00 con la commedia.

Entrambi i pasti presso la "Trattoria San Rocco" prenotando al numero: 0365821292.

Lo spettacolo vedrà protagonista Andrea Giustacchini nel ruolo di narratore e Luca Lombardi nelle vesti del sacerdote. Ci sarà anche Paola Rizzi, la famosa interprete della "Signora Maria".

La trama propone la figura di Don Milani, persona piena di entusiasmo nella fede, ma anche di contraddizioni; da uomo dell'alta borghesia fiorentina diviene prete e scopre Gesù nei fratelli, quelli più poveri, in una società in trasformazione qual era quella italiana del dopoguerra.

Si racconta il suo modo di essere prete,
sempre dalla parte degli ultimi, degli oppressi, degli sconfitti, ma anche il suo modo di essere maestro, di offrire gli strumenti culturali di base per capire "la parola", di condurre l'allievo in un cammino dove non esistono certezze, bensì il primato della coscienza.

Un ricordo affettuoso di un prete capace ancora oggi di suscitare interrogativi all'interno della Chiesa, nella società e nel mondo della scuola.
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