Gli occhi neri di Iushra
di Maestro John

Dove sei adesso, Iushra? Tutti aspettavamo un miracolo. Il miracolo di trovarla e di poterla abbracciare. Ma quel miracolo non è avvenuto, anche se la luce della speranza non si spegne mai

 
Dal giorno della scomparsa, ci si è spezzato il cuore, il mondo ci è caduto addosso.
Ognuno ha immaginato quella ragazzina sperduta nelle tenebre, sola, piena di paura.
Ma ogni giorno la luce della speranza era accesa dalle meravigliose persone che sono giunte da ogni dove per cercarla. E anche se ogni giorno che passava si saranno sentite sempre più demoralizzate e forse sconfitte, a loro va gridato un “grazie” infinito.

E ci ha commosso la bella intervista del direttore Vallini alla Signora Martina, rimasta vedova del suo Angelo “Russo” Sorsoli da un mese, che tutti i giorni percorre i boschi di Cariadeghe.

“Ieri è passato di qui uno con la divisa e gli ho detto: accendete una luce su al monastero di notte, che se quella ragazzina la vede magari si avvicina. Sa che non riusciamo a dormire qui in paese, a sapere che quella bambina potrebbe essere qua attorno, rannicchiata da qualche parte? Così lasciamo la porta di casa aperta, anche quella della casina nel bosco, con una luce accesa che magari ci viene a dormire”.


Una luce accesa nel buio della notte… Non dimenticheremo mai questi giorni. Non dimenticheremo mai gli occhi di quella ragazzina.
Dove sei adesso, Iushra?

Qualche giorno fa mi ha scritto Manuela Bonacina, un’amica di Sabbio.
Le ho chiesto il permesso di riportare alcune parole, che mi hanno suscitato emozioni profonde, perché hanno la forza della verità.

«Ciao John,  ti devo confidare una cosa, questa cosa mi sta spezzando il cuore...Sarà che negli occhi neri di quella bambina rivedo quelli della mia Maria. Sarà che non me ne faccio una ragione…Sei già sfortunata…e vai a finire...
Non riesco a pensarci…piango…penso alla mamma al papà...

Che senso ha tutto ciò? Come si fa a resistere a tutto il dolore nel mondo?
John…tu almeno hai fede, io ci ho provato tante volte ma…forse ho fede nell’amore ma nel resto... lasciamo perdere…
Io davvero non so più niente. Voglio dire.. mi sembra che l’esperienza nonostante gli orrori del mondo mi suggerisca una qual forma di senso, una parvenza di bellezza, che ti arriva l’ondata del non senso, del dolore.
In questi giorni appunto questo dolore ha un nome…Iushra...nome che mi risuona in testa, che digito sui motori di ricerca, che leggo in tutti gli articoli su  tutte le testate…

E che mi porta sempre lì.....
Dov’è John? E soprattutto “perché?”...

Mi son data qualche risposta al macigno che ho sul cuore... Iushra è il dolore del non senso….è il dolore dell’assurdo…un dolore quasi perfetto se non fosse che la perfezione deve essere per forza qualcosa di bello. 
Sono conscia che il mondo è pieno di orrore di questa portata. Probabilmente in questo caso l’esperienza che accomuna la mia vita di madre di una bimba autistica come lei mi fa soffrire un po’ per osmosi, per empatia umana...
Questa storia è una mazzata al riscatto, un attentato all’amore materno e paterno, al destino di una bimba che già nasce con un fardello sulle spalle.

Ti aspetti un minimo di lieto fine se ti  parlassero di una famiglia di immigrati con non uno ma due figli autistici… che penso di poter supporre ci abbia messo un attimo ad accettare questa cosa ad accogliere questa diversità e a convivere con le difficoltà che essa porta.
Ti aspetti un lieto fine se pensi che Iushra abbia trovato un gruppo che la supporti, che finalmente dopo vari tentativi trovi anche un gruppo estivo per giocare e divertirsi…
Non ti aspetti un finale da incubo come questo.

Iushra non ha voce John, Iushra non può urlare, non può chiedere aiuto.
Questa storia è un incubo... Io non ce la faccio a pensarla sola nel bosco John. ..già prigioniera del suo mondo e poi.....…
Io ci ho sperato...trovatela per favore…

Portate qualcosa a quella mamma e a quel papà.
Le storie belle o orrende hanno un inizio e una fine non possono stare a metà sospese nel nulla dell’ignoto ...per questo spero che la piccola torni a casa, in qualche modo, ma torni a casa dove c’è qualcuno che la ama di un amore infinito.
Buonanotte big John. E speriamo in bene».


Ho letto le parole di Manuela col cuore in gola
. Mi ha lasciato senza fiato.
E mi ha fatto piangere. Ancora.
Ho faticato a risponderle. Ho perso le parole. Ogni parola che le scrivevo mi sembrava "povera", inappropriata, insufficiente.
La mia fede ondeggia come una nave in tempesta, so dire le cose "come se fossi io", ma se davvero vivessi in prima persona certe sofferenze, davvero non so se ce la farei.

Avere un figlio/a è sempre una scommessa contro il dolore, contro il male, contro l’orrore, contro la morte.
E anche essere educatori è in sé una sfida continua. Discutevo con una bella persona, qualche giorno fa. Mi diceva che non avrebbe mai e poi mai portato i bambini in quel luogo in mezzo ai boschi.

E allora io che volevo andarci con i miei 70 bambini delle classi? E allora gli oratori che organizzano i Grest?
E allora gli scout che si inerpicano in mezzo alle montagne?
Ogni attimo della vita è un’avventura e un rischio, come quando si percorrono le autostrade su scatolette di metallo.

Il rischio vero è di chiuderci tutti in casa, di non aprire le porte alla vita.
Siamo qui a questo mondo come su barche fatte di gusci di noce, e ci sono onde altissime nel mare dell’esistenza. Ma c'è una cosa che (almeno a me, ma credo a tante altre persone) mi dice di continuare a svegliarsi ed a vivere: l’amore. Solo l’amore.

Leggo di altre ipotesi sulla scomparsa della ragazzina
, ipotesi terribili…
E prego che non sia vero, perché lo strazio sarebbe moltiplicato all’infinito.
Nonostante tutto continuo a credere nell’uomo. Lo so, siamo esseri fragili. Siamo fango e spirito. Capaci di meschinità, di mediocrità se non di orrore. Ma anche capaci di dolcezza, di tenerezza, di amore senza confini.

E mentre prego per quella bambina dispersa, penso ai suoi occhi meravigliosi, e sono sicuro che da qualche parte, oltre le nuvole e le stelle, c'è Qualcuno che la protegge e le vuole un amore infinito.
Dove sei adesso, Iushra?

Anche se ancora non è stata trovata, Iushra è riuscita a fare un piccolo, grande miracolo: quello di muovere centinaia di persone, quello di far sperare migliaia di uomini e donne e bambini.
Chissà quanti bambini hanno pensato a lei, hanno sperato e sperano nella sua salvezza.
Vorrei poterle regalare tutte le favole più belle del mondo, dove arriva sempre un eroe a salvare la bella fanciulla persa nel bosco buio.
Vorrei farle ascoltare le canzoni più dolci inventate dai menestrelli, le melodie più delicate e ammalianti (mi sono emozionato nel leggere che alcuni elementi della banda di Serle si sono messi a disposizione per provare ad attirare Iushra con la musica....).

Vorrei regalarle i più bei quadri del mondo
, Van Gogh, Raffaello, Kandinskij, Gauguin, Leonardo, i disegni dei bambini…
Vorrei portarla a vedere i posti più belli della Terra, i paesaggi della Toscana, i laghi alpini, il mare della Sardegna.
Vorrei farle assaggiare i piatti di tutti i più bravi chef, e anche i piatti cucinati dalle nostre brave mamme e nonne.
Vorrei copiarle le parole scritte dai più grandi poeti, o le parole semplici e profonde dei bambini.

Vorrei essere un mago e farle apparire i suoi sogni più felici.
Vorrei mostrarle i suoi cartoni preferiti, e naturalmente “Masha e l’orso”.
Vorrei donarle il soffio del vento quando accarezza i capelli, il profumo dei fiori, il loro magico colore…
Vorrei regalarle i sorrisi di tutta la gente che non l’ha mai conosciuta e che in questi giorni l’ha amata come una figlia.
Vorrei trasmetterle l’amore di tutte le persone che l’hanno cercata, e sono così tante che è impossibile contarle, e che vorrebbero tanto abbracciarla.

Vorrei donarle i cieli azzurri e le nuvole bianche, l’incanto di un arcobaleno, le notti punteggiate di stelle.
Vorrei farle accarezzare i bravissimi cani che l’hanno cercata in questi terribili giorni di angoscia.
Vorrei asciugarle le lacrime.

Dentro di me sento qualcosa che mi fa dire che la ragazzina non è mai stata sola, perché oltre le nuvole, oltre la notte, anche nei luoghi più nascosti ed inaccessibili,  anche nella disperazione più cupa, c’è Qualcuno che non ci abbandona. Mai.
Perché il cielo non finisce, mai.

Dove sei adesso, Iushra?

Maestro John

Le fotografie sono dell’amica Sara Ragnoli, di Castello di Serle. Un grande abbraccio, ma forte fess, alla "mia" mitica Manu.


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