Eremo di San Gervasio, luogo del cuore
di Marisa Viviani

Questa la cornice del Raduno alpino di Bagolino, un evento tradizionale a cui i bagossi sono legati da un’affezione che si trasmette di generazione in generazione 


Sullo spiazzo antistante la chiesa si chiacchiera, si beve, si assapora l'ultimo caprino della passata stagione in attesa della nuova produzione, si annaffia con un bicchiere di vino, e si attende l'arrivo di un pranzo ben più cospicuo. Un baldo giovane lo sta portando “zaino in spalla”, se zaino può definirsi un gabbiotto di assi con cinghie da tapparella a mo' di bracciali, per il trasporto di un pentolone colmo di prelibatezze, destinate agli “aficionados” di San Gervasio, che si sono arrampicati fin sulla corna per rendere onore ai Santi (Gervasio e Protasio) prima, e passare il resto della giornata in compagnia conviviale dopo.
 
È una scena d'altri tempi che fa simpatia, mi ricorda Totò in veste di spallone mentre trasporta un fiascone di grappa di contrabbando sul confine tra Italia e Francia, con la differenza che dietro l'angolo non c'è il gendarme Fernandel che attende al varco, ma uno stuolo di amici festanti che applaudono l'arrivo del pranzo; e non c'è nemmeno il dazio da pagare.
 
La salita dal fondovalle è più dura con il caldo umido, che trasforma il bosco in una foresta subtropicale a cui non siamo (ancora) abituati, tutti quelli che arrivano alla meta grondano sudore, e non va meglio a chi è già arrivato, perché il sole picchia in testa come non ci si ricordava da tempo, e si va a cercare un po' d'ombra e fresco; paradosso del clima, dato che fino ad ora di estate non si era vista traccia.
 
La chiesa, ora deserta dopo la Messa, è il posto più ombreggiato e silenzioso, e invoglia alla riflessione, così decido di scrivere in compagnia dei Santi, i patroni Gervasio e Protasio ai quali è dedicata, ma anche la Virgo Mater Teresa e S. Franciscus de Paula che, un po' scoloriti e austeri, vigilano ai lati dell'abside. Giovani e prestanti invece, i gemelli S.S. Gervasio e Protasio sorvegliano il borgo antico di Bagolino dal quadro sopra l'altare in un fulgore di colori che mette allegria. Anche il blu shocking della volta, che fa pendant alle ortensie sull'altare, e un angioletto gioioso in volo sotto il pavimento della cantoria rendono piacevole e famigliare la piccola chiesa, luogo di culto, sì, ma anche luogo di accoglienza e incontro.
 
E qui si incontrano infatti ogni anno i bagossi, secondo un' antica consuetudine che li porta a riunirsi in questo luogo romito per rendere omaggio ai suoi Santi e fare festa in compagnia. La Chiesa dei S.S. Gervasio e Protasio, con eremo annesso, e leggende e cose al seguito, è per la gente di Bagolino un luogo del cuore, a cui è legata da un' affezione che si trasmette di generazione in generazione.

I numerosi bambini presenti in questa ricorrenza riceveranno, con sempre maggiore consapevolezza col passare degli anni e delle frequentazioni, il testimone della tradizione da genitori e nonni, fiduciosi che sappiano mantenerla viva con le caratteristiche di affetto e di semplicità che ha sempre avuto.
 
Anche la campana della chiesa oggi fa festa, squilla in continuazione per la gioia dei bambini che si contendono la corda e il suono come un trofeo; appesi al pesante cordame in cinque/sei riescono a malapena a farla oscillare, ma suonare le campane, gioco antico di tutti i bambini del passato, è oggi una conquista insperata; che questi bimbi non dimenticheranno.
 
Grazie agli Alpini di Bagolino per l'organizzazione del raduno, grazie a don Paolo Morbio per la celebrazione della Messa; e grazie a tutti coloro che hanno collaborato e presenziato per dare continuità a questa tradizione.
 
Nelle foto, di Luciano Saia, alcuni momenti del Raduno Alpino di Bagolino presso l'Eremo dei S.S. Gervasio e Protasio 
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