Emergenza alla IRO, ecco cosa è successo
di val.

Una lunga notte di preoccupazione quella trascorsa a Odolo fra giovedì e venerdì, dopo che in serata uno dei sensori posizionati a controllo dei fumi dell’acciaieria della IRO ha segnalato un “preallarme” per la presenza di radioattività


Subito è scattata la procedura d’emergenza con il responsabile della sicurezza e l’esperto qualificato ad operare in questi casi, che hanno avviato l’evacuazione dei lavoratori, quelli che teoricamente avrebbero potuto rischiare la contaminazione.

Nel contempo sono stati avvisati i vigili del fuoco che sono intervenuti prima da Salò, poi col reparto specializzato Nbcr (nucleare biologico, chimico e radiologico) da Brescia e da Milano.
E’ toccato a loro in compito di valutare la situazione e di avvisare chi di dovere: in questo caso l’Arpa, ravvisata la necessità, avrebbero potuto coinvolgere anche Asst, soccorso medico o Protezione civile.

L’area è stata controllata
e c’è voluta tutta la notte per giungere alla conclusione che non c’era presenza di materiali radioattivi, ma che si trattava solo di contaminazione, a livelli molto bassi.

Ad ogni modo, mentre il laminatoio non ha mai cessato la produzione, è stato interrotto il processo di fusione continua del rottame per la produzione d’acciaio.
Nessun problema per l’acciaio prodotto fino al fermo produzione, che non presenterebbe tracce di radioattività.

“Off limits” invece la “zona fumi” che dovrà essere bonificata.
A questo proposito l’azienda dovrà presentare ad Arpa un piano di risanamento del reparto, che dovrà essere eseguito da una ditta specializzata: «Lo prevede la procedura e ci vorrà un bel po’ di tempo – ci hanno detto alla IRO -. Difficilmente riusciremo a far partire il forno prima di un mese».

E il personale? Una cinquantina gli addetti rimasti temporaneamente senza occupazione: a molti di loro verrà chiesto probabilmente di anticipare il periodo di ferie.

Ancora non è chiaro cosa possa essere stato a far scattare quell’allarme: «Probabilmente una sorgente radioattiva contenuta in un bussolotto di piombo, altrimenti i sensori del portale all’ingresso avrebbero rilevato il problema al passaggio del camion – ci spiegano alla IRO -. Sicuramente qualche cosa di minuscolo che nel forno ha subito un processo di sublimazione, per questo ne è rimasta traccia solo nei fumi e nulla nell’acciaio fuso».

Un “bussolotto” di quelli utilizzati normalmente per conservare delle fonti radioattive, nessuno alla IRO crede che possa essere stato infilato nel rottame di proposito, perché non conviene a nessuno provare a smaltirlo a quel modo: «Ogni tanto capita, lo si sente in giro ogni 6/7 anni e da noi è la prima volta».

La notizia che gli operai della IRO erano stati evacuati causa radioattività in azienda, ha allarmato mezza Valle Sabbia.
Non ce n’era motivo però.

E’ sufficiente infatti la lancetta fosforescente di un orologio
per far scattare i sensori al portale d’ingresso dove passano i camion.
A volte basta la naturale radioattività di certe terre refrattarie.

«L’allarme scatta anche se un autista è stato recentemente sottoposto ad un esame medico che prevede la somministrazione di un liquido di contrasto» ci dicono gli esperti.

Insomma, per finire nel forno insieme al resto del rottame, la fonte radioattiva doveva per forza essere schermata.
Questo non ha impedito ai sensori posizionati lungo tutto il processo produttivo di entrare in funzione e di bloccare tutto quando anche solo una traccia è stata rilevata nei fumi.

I sistemi di controllo insomma, alla IRO come nelle altre acciaierie, sono senza dubbio molto efficaci.  
 

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