Adamello, onore alla «vetta dei bresciani»
di Celso Vassalini

Oggi, 7 luglio, la cima bresciana sarà proclamata “Vetta Sacra della Patria”, dedicata ai Caduti di tutte le guerre. Un momento destinato a diventare significativo nella storia della provincia 


Su queste montagne si è aspramente combattuto durante la Prima Guerra Mondiale. Tanti ragazzi, gli Alpini, hanno dato la vita per il bene dell'Italia: le loro lacrime e il loro sangue hanno bagnato questa terra, che li ha accolti tra le sue braccia.
 
In occasione dell'avvenimento, testimonianza e ricordo sempre vivo di un'epopea che ha segnato in modo indelebile la storia d'Italia, desidero dimostrare la mia vicinanza alle Forza Armate, anche oggi impegnate in azioni di pace nei vari teatri di crisi, e il mio forte affetto a tutte le associazioni Alpini che ne conservano il ricordo e ravvivano, con le loro azioni, i valori di dedizione e di sacrificio che i soldati, morti sull'Adamello, ci hanno insegnato.
 
Onorare la "vetta dei bresciani". Se inizialmente si voleva dedicare la montagna solamente agli Alpini, la decisione è stata quella di dare al luogo un significato più ampio, per ricordare tutti i Caduti vinti e vincitori.
 
Io, Celso Vassalini, settembre 1987, con Vèci Alpini Gianni Bonassi e Franco Duina, sulle orme della grande sofferenza non potevo non andare, sentire l'energia di coloro che hanno combattuto e spesso sacrificato la vita sulle nostre montagne per darci una patria unita. Ricordo che la mattina seguente, di buon’ora, siamo ripartiti dal passo Brizio e attraversando il ghiaccio del Pian di Neve siamo giunti ai piedi dell'Adamello e intraprendere l'ascesa alla vetta "sacra", che ho raggiunto con grande soddisfazione. 
 
Momento doveroso di ricordo con la lettura della Preghiera dell'Alpino. Ho ancora i brividi nel ricordare al rientro al rifugio Lobbia Alta, attraversando il ghiaccio solcato da enormi crepacci e cosparso di bombe da cannone e proiettili di mortaio, ramponi, pezzi di coperte, affiorati dopo cent'anni dal ghiaccio in scioglimento. 
 
Contento e onorato di aver reso omaggio agli Alpini della Grande Guerra, ma anche intristito e impressionato dal grande ghiaccio “malato”.
 
Li conservo nella memoria nel mio cuore, pensando alle loro famiglie, soprattutto alle loro mamme, mogli figli/e rimaste orfane. Quanta fatica e quanto dolore sono stati necessari per "fare l'Italia e per farci sentire un popolo unito". 
 
Cari Vèci Alpini, grazie!
 
Celso Vassalini 
 
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