Ciao, Gabriele!
di John Comini

Un ritratto e un saluto all’amico Gabriele Rivetta, prematuramente scomparso a causa di una malattia


Stamattina ero appena tornato da una bella passeggiata vicino a Polpenazze, in mezzo al verde, insieme al mio amico Mauro Abastanotti. Avevamo preso l’ombrello, ma non ha piovuto. È passato uno più anziano di noi e ci ha detto con un sorriso ironico “Ch’èn fiv del’ombrel?”. Torno a casa e mia moglie mi dice: “È morto il Gabriele Rivetta”.

L’amico Peppino Coscarelli mi aveva detto che Gabriele non stava bene. Lo vedeva spesso al Comune di Prevalle, dove si impegnava nel volontariato. L’amico Riccardo Landi mi aveva detto che stava facendo le chemio, e che purtroppo Gabriele stava male. L’altro giorno ho incontrato la sua dolce sorella Anna ma non ho avuto il coraggio di chiederle come stava.

Ho cercato dappertutto, ma di Gabriele non ho alcuna fotografia (tranne la foto di gruppo dell’asilo: Gabriele è l’ultimo bambino in piedi a destra). Ma la sua immagine ce l’ho perfettamente presente nella mia mente e nel mio cuore. Perché siamo del 1952, classe di ferro, e quando (anche se raramente) ci incrociavamo, lui non mi chiamava John o Giovanni, ma esclamava “Classe!”

Gabriele l’ho conosciuto all’asilo, dalle suore Orsoline, nel grande e stupendo Monastero di Santa Maria. C’era suor Guglielmina, così piccola che sembrava una bambina. “Le bugie fanno piangere Gesù” ci diceva all’asilo la madre Rosa, e quando pioveva a catinelle ci sembrava di essere i responsabili della passione di Nostro Signore.

Con Gabriele abbiamo fatto le scuole elementari insieme, con il maestro Alberto Grumi (nella foto 4). Gabriele abitava a pochi metri da scuola, io andavo spesso a trovarlo (mio papà era amico di suo padre Carlo). Giocavamo nel cortile accanto alla falegnameria, e ci chiamavamo “cugini”. È lì che ho conosciuto, oltre alla dolce mamma Margherita, i suoi fratelli Cristino (campione di ping-pong), Fausto e Angelo, e le sorelle Teresa (ora in cielo, mamma di don Giorgio Rosina), Anna e Angela.

Con Gabriele e gli altri amici andavamo in località Boschetta, vicino alla casa del mio amico Claudio Lauro detto “Ciottolo”, e giocavamo a austriaci contro piemontesi.
La memoria è come un ghiacciaio, che conserva intatta i visi, il tono delle voci, i sentimenti più profondi. Anche se quel tempo è passato, le persone, i fatti e gli eventi che lo hanno riempito di senso sono tutti ancora presenti nel cuore di ciascuno. Nel giardino segreto della nostra memoria si conservano mille immagini: l’aula della scuola, la voce dei maestri, le copertine dei quaderni, i libri, la luce nei corridoi…E il sorriso del mio “cugino” Gabriele…

Naturalmente andavamo sempre a Messa e facevamo parte dei chierichetti, sotto lo sguardo amorevole di Monsignor Ferretti (nella foto 3 Gabriele è il primo in piedi a sinistra).

Essendo io nato a Salò, ricordo che ridevamo con la filastrocca “Salò dove l’asino volò e stanco di volare si mise a riposare, si mise a riposare accanto a una civetta, evviva il Gabriele Rivetta!” Bei tempi di poeti futuristi! Gabriele era molto simpatico, ed era bravissimo a dire le parole al contrario. Poi Gabriele l’ho visto qualche volta agli spettacoli del Teatro Poetico, spesso veniva a vederli accompagnato da un cane lupo e indossava gli occhiali scuri, e gli dicevo: “Te me somèet l’agente segreto 007!”. Lui certamente avrà risposto con una contro-battuta, immagino “No, só l’agente 052!”

Caro Gabriele, ti dedico una canzone dell’amico Teddy, che cantava accompagnandosi con la sua splendida chitarra…
 “Suna Martì col tò viulì
che la vita l’è meno düra
l’è l’ilusiù del temp pasàt
che mai poderà riturnà.”

Adesso sei in Paradiso, e racconterai le tue barzellette ai santi ed agli angeli. E sappi che Dio apprezza l’umorismo!

Ciao Gabriele!                 

il tuo “cugino” John
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