L'Italia e i «figli della Dea»
di Luca Rota

L’Atalanta e il suo inesauribile vivaio hanno sempre rifornito il calcio italiano di pedine importanti. Non è un caso se da sempre un gran numero di giocatori poi rivelatisi campioni, ha mosso i primi passi in quel settore giovanile


L’altra sera in Italia - Olanda
, erano tantissimi gli uomini in campo ed in panchina, cresciuti nelle giovanili orobiche, o che vestono attualmente il nerazzurro bergamasco.

Partendo dall’altra metà campo, trovavamo in divisa orange l’inesauribile Hateboer ed il mastino/metronomo De Roon; di fronte a loro nella mediana azzurra Cristante, gioiello dell’ultima annata nerazzurra, promesso sposo romanista e l’ex capitano Bonaventura, nel finale sostituito da Baselli, ora cuore granata, ma in precedenza altro figliol prodigo di Zingonia.

Stessa storia spostandosi sulla fascia destra, dove operava Zappacosta, ora al Chelsea ed in precedenza al Torino, ma sempre proveniente da Bergamo.

In difesa non ha giocato Caldara, titolare nelle precedenti uscite, da poco passato alla Juve, ma pilastro della difesa di Gasperini dell’ultimo biennio. Se fossero stati convocabili avremmo visto sulle corsie laterali Spinazzola (anch’esso volato a Torino), Conti (ora al Milan) ed in mezzo Gagliardini (all’Inter).

Nella scorsa gestione ha vestito azzurro Petagna, centravanti sempre al servizio dei compagni di reparto, e con molta probabilità vestiranno azzurro tanti altri profili provenienti dalla giovanili nerazzurre.

Quando si dice lavorare bene e far crescere i giovani. Perché non esiste altro modo di creare cicli vincenti; bisogna saper attendere, dare fiducia e soprattutto non pretendere tutto e subito.

Menzione a parte meritano gli altri uomini che grazie alla Dea giocheranno il Mondiale (Freuler, Kessie), nonché gli altri nazionali (Ilicic, Gomez, Berisha) che in Russia non andranno, ma che avrebbero certamente meritato di andarci.

Aspettando di vedere con quali altri giovani - oltre ai già lanciati Mancini e Barrow - saprà stupirci ai nastri di partenza della A, sempre senza nulla togliere agli altri eccellenti vivai dei nostri campionati, sembra che quello che l’Italia ha con i “figli della Dea”, sia un legame decisamente forte.

Speriamo si dimostri indissolubile.
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