Lavoro: le dinamiche del cambiamento
di Redazione

A termine dell’Assemblea Ordinaria si è tenuta la tavola rotonda alla quale sono intervenuti Marco Bentivogli, Mario Calderini, Stefano Laffi, Giampaolo Montaletti, per analizzare le dinamiche del cambiamento legate alla rivoluzione digitale e al suo impatto sul mercato del lavoro


A termine dell’Assemblea Ordinaria si è tenuta la tavola rotonda: “Lavoro: le dinamiche del cambiamento”, che ha visto gli interventi di Marco Bentivogli (segretario generale Fim-Cisl), Mario Calderini (professore ordinario e direttore centro ricerca Tiresia - School of Management Politecnico di Milano), Stefano Laffi (cofondatore e ricercatore presso Codici - Consulente Tecnico del Ministero delle Politiche Sociali per i progetti rivolti a giovani adolescenti), Giampaolo Montaletti (dirigente unità organizzativa Supporto alle Politiche e Coordinamento Statistica PoliS-Lombardia).

Le conclusioni del dibattito, moderato da Massimo Tedeschi, editorialista del Corriere della Sera, sono state affidate al Presidente di AIB Giuseppe Pasini, che ha dichiarato:

”Il dibattito di oggi ha voluto analizzare le dinamiche del cambiamento legate alla rivoluzione digitale e al suo impatto sul mercato del lavoro. Il tutto con una prospettiva volta a sottolineare l’urgenza di questo cambiamento, perseguita con logiche proattive: lo scenario che ci troviamo ad affrontare non consente ritardi o chiusure aprioristiche. Le parti sociali devono collaborare per trovare nuove forme e nuovi codici. Fondamentale poi il dialogo scuola/impresa/istituzioni per formare giovani pronti a entrare nel mercato del lavoro.

I quattro relatori hanno così sintetizzato i loro interventi:

Marco Bentivogli
“Siamo di fronte al secondo balzo in avanti dell’umanità dopo il primo avvenuto per la macchina a vapore; siamo alla vigilia della grande trasformazione digitale che cambierà non solo il lavoro e le produzioni ma la vita di tutti noi. Su questo serve recuperare una maggiore capacità e spirito di frontiera che è quello che nei tempi migliori, nei luoghi e con le persone migliori ha sempre portato a non avere paura del cambiamento e ad accettare una cultura di sfida, ovvero di anticipo del cambiamento. Per questo è importante avere gruppi dirigenti e leadership in tutti i livelli nelle imprese, nella politica, nel sindacato, nel mondo dell’informazione capaci di raccogliere questa sfida e affrontarla contenendo i rischi, ma soprattutto estendendo le opportunità. Tutti coloro che lavoreranno in anticipo su questa grande trasformazione avranno più chance di garantire successo per le persone che rappresentano e per le realtà produttive che gestiscono. Per questo bisogna abbandonare una cultura di retroguardia italiana fatta di tecnofobia e di conservatorismo e sfoderare la grande capacità di scrivere su un foglio bianco che abbandoni per sempre le categorie e i paradigmi del Novecento.”

Mario Calderini
“Una trasformazione sta attraversando le imprese, siano esse for-profit ovvero forme di imprenditorialità orientata al sociale. Questa trasformazione ha per elemento caratterizzante l’attenzione all’impatto sociale come elemento intenzionale e fortemente integrato nelle strategie di impresa. La riflessione è che intercettando questa profonda trasformazione si potrebbe aprire una interessante opzione di arricchimento della politica industriale, mettendo la contaminazione tra impresa sociale, tecnologia e scienza al centro della politica industriale e tecnologica del Paese. L’economia della conoscenza ha creato grandi concentrazioni e densità di conoscenza e ricchezze, contribuendo a distribuire in modo diseguale e asimmetrico sui territori e nella società il valore della ricerca, dell’innovazione e della conoscenza. Includere una nuova generazione di imprese a forte impatto sociale nel perimetro delle politiche industriali potrebbe credibilmente arginare questa distorsione.”

Stefano Laffi
“Nella prospettiva di un giovane la questione del lavoro è un rompicapo. La condizione di incertezza e precarietà rende difficile prefigurare il futuro, il cambiamento continuo è garanzia solo del fatto che i mestieri e le competenze di domani saranno diversi da quelli di oggi. Ma come formarsi, come operare scelte che richiedono anni di studio? Dobbiamo immaginare nuovi schemi cognitivi, nuove forme di condivisione dei saperi, nuove esperienze per coltivare una generazione, giocoforza, di pionieri.”

Giampaolo Montaletti
“La trasformazione del mercato del lavoro in Lombardia è visibile in almeno tre fenomeni macroscopici:
- la durata dei contratti che decresce: il 60% dei contratti a tempo indeterminato si conclude entro i tre anni dall’inizio e testimonia una mobilità sempre più grande dei lavoratori nel mercato e fra imprese;
- la mobilità e la specializzazione territoriale: nella città metropolitana di Milano il 35% degli avviamenti al lavoro nelle professioni high skill è stato prodotto da persone che provengono da altre regioni;
- l’onda demografica: dal 2015 la classe dei lavoratori dai 45 ai 55 anni è la più numerosa.
Come affrontare rapidamente il cambiamento non solo tecnologico, ma anche demografico e di rapporto fra persona e lavoro che si stanno affermando?
Maggiore rapporto fra impresa e formazione, più politiche attive come in Regione Lombardia, ma anche maggiore coraggio nell’innovare la trasmissione dei saperi.”
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