Ma quella scuola è sicura o no?
di Carlo Panzera

Pubblichiamo una nuova lettera che riguarda i progetti di accorpamento delle scuole vobarnesi, che l'Amministrazione vorrebbe concludere alla svelta, adducendo opportunità finanziarie e ragioni di sicurezza



Caro Direttore,

sono a chiederLe ospitalità per esprimere alcune brevi e parziali considerazioni in merito al progetto di accorpamento delle scuole primaria e secondaria di primo grado che l’Amministrazione comunale di Vobarno intende attuare e che, ancora una volta, sta infiammando il dibattito e gli animi della comunità vobarnese.

La prima considerazione attiene proprio alle modalità con le quali si affronta una problematica che, ben oltre l’aspetto tecnico-aministrativo, investe elementi identitari di una comunità.

La Piazza del Paese, il Palazzo Municipale, le Scuole dell’obbligo, così come l’Oratorio e la Chiesa, sono luoghi nei quali diverse generazioni sono transitate, ogni vobarnese le ha vissute e ne conserva un ricordo, le ha letteralmente “a cuore”; sono cioè il tessuto urbano che ha plasmato l’identità della nostra comunità.

Trattarli come semplici involucri, edifici anonimi da trasformare all’occorrenza senza il benché minimo coinvolgimento dei cittadini, significa mortificare il vissuto di una comunità, cancellarne il passato e, provocando divisioni e fratture, pregiudicarne la coesione ed il futuro.

Si pensi, per citare un precedente, al positivo percorso partecipativo seguito alla fine degli anni ‘90 prima di procedere alla demolizione di una parte dell’insediamento Falck, altro elemento identitario di Vobarno; centinaia di anziani operai ed impiegati hanno attraversato quei capannoni con l’emozione negli occhi, orgogliosi protagonisti di quella storia industriale, cittadini partecipi della loro trasformazione.

Per questo riterrei importante promuovere una fase di dialogo e ascolto della cittadinanza, rendendola informata e partecipe, coinvolgendola nella decisione sul futuro della Scuola elementare intitolata a Giorgio Enrico Falck.

La seconda considerazione riguarda la scadenza dei bandi di finanziamento.
Poiché dei tre interventi previsti, ovvero l’efficientamento energetico dell’involucro, l’adeguamento sismico delle strutture e l’accorpamento delle due scuole, solo i primi due beneficiano di contribuzione pubblica, peraltro parziale, é possibile predisporre due distinti progetti che seguano autonomi percorsi autorizzativi: il primo, per l’adeguamento energetico ed il miglioramento sismico, da presentare entro i termini previsti dal bando, ed il secondo, relativo all’accorpamento e da finanziare con risorse proprie, da separare dall’adeguamento sismico per sottoporlo ad un confronto pubblico con il coinvolgimento diretto degli operatori del settore.

Una fase di riflessione sul futuro di quel plesso, sugli interventi tecnicamente ed economicamente sostenibili, sulle sue potenzialità in relazione al bisogno di una scuola aperta e partecipata che Vobarno esprime; ma anche adeguata alle possibili evoluzioni del mondo scolastico ed alla sua organizzazione, a cominciare dall’eventuale introduzione della cosiddetta “settimana corta” o di un diverso dimensionamento delle classi.

A tal proposito suggerirei la consultazione del sito dell’Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa (indire.it) nella parte dedicata agli spazi educativi per la scuola del terzo millennio (il modello 1+4).

Dunque, qualche mese in più per discutere ed approfondire, non pregiudicherebbe in alcun modo la partecipazione ai bandi pubblici di finanziamento e non farebbe perdere alcuna opportunità all’Amministrazione comunale.
Al contrario, favorirebbe la condivisione, evitando contrapposizioni tanto più inopportune se aventi ad oggetto il cuore educante di una comunità, ovvero la Scuola. 

La terza ed ultima considerazione attiene al tema della incolumità di alunni, insegnanti e genitori che operano all’interno della Scuola Elementare G. E. Falck.
L’evento sismico del novembre 2004 provocò lesioni non strutturali all’edificio, determinando solo il distacco di una parte degli intonaci dei soffitti di alcune aule.

L’edificio venne temporaneamente chiuso per accertamenti e riaperto già nei giorni successivi dopo che ben sei ingegneri (un libero professionista, tre incaricati della Protezione civile della Regione Lombardia, il Direttore del Dipartimento Infrastrutture della Provincia di Grosseto ed un responsabile dei Vigili del Fuoco del Comando di Modena) in seduta congiunta e dopo un minuzioso sopralluogo durato un’intera giornata, ne avevano accertato le condizioni di sicurezza.

Nei mesi successivi, durante la pausa estiva, furono poi rimossi precauzionalmente tutti gli intonaci dei soffitti, benché privi di lesioni, e sostituiti con pannelli sospesi.

A conclusione degli interventi, furono quindi eseguite ulteriori verifiche, affidate ad altro ingegnere libero professionista, mediante prove di carico dei solai, al fine di accertarne la conformità.

Ciò detto, in tema di sicurezza non sono ammesse superficialità e pressapochismi: se sono effettivamente intervenuti nuovi elementi di criticità tali da far temere per l’incolumità delle persone, chi di dovere dichiari lo stabile inagibile e lo chiuda immediatamente.

Se così non è, tranquillizzi l’utenza e si astenga dall’utilizzare irresponsabilmente l’argomento sicurezza per avvalorare scelte amministrative aventi ben altre finalità.

Ringraziando per l’ospitalità, rivolgo a Lei ed ai suoi lettori un cordiale saluto.
Vobarno, 15 aprile 2018

Carlo Panzera

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