La violenza «assistita»
di Giuseppe Maiolo

Oggi parliamo della violenza di chi vive violenza. E del disagio di una generazione di bambini che crescono lasciati a loro stessi



Ci sono indagini sempre più allarmanti che fotografano il disagio di una generazione di bambini lasciata a se stessa e famiglie dove le relazioni, povere e fratturate, sono gestite da adulti mancanti sul piano educativo o poco preoccupati per la crescita dei figli.
Meno tempo libero e più stress per i bambini, si dice, e più frequenti i conflitti e le tensioni all’interno delle mura domestiche.

Insomma il maltrattamento come violenza assistita
dei minori è un fenomeno drammatico, in rapido sviluppo, ed è violenza psicologica che produce non solo sofferenza ma ulteriore violenza.
Si tratta di un fenomeno particolarmente drammatico chiamato “violenza assistita” e si respira in casa quando i rapporti diventano devastanti per l’elevata conflittualità dei genitori.

Questa tipologia di maltrattamento sta influenzando in maniera negativa il percorso evolutivo di un numero sempre maggiore di bambini e sta facendo crescere adolescenti in difficoltà, parimenti violenti o, al contrario, isolati e senza fiducia.

Inutile girarci attorno, ma secondo i dati conosciuti, 1 su 5 sono i minori testimoni di violenza domestica, ma è ancora una fotografia sfocata e parziale della realtà in quanto sappiamo che il numero delle denunce non riflette affatto la situazione oggettiva poiché le donne vittime di abuso, faticano a segnalare i maltrattamenti subiti.

E non si tratta solo di violenza fisica ma ancor più verbale, fatta di insulti e offese, umiliazioni e derisioni da parte dei maschi verso le donne, mogli, compagne o fidanzate.
Maltrattamenti a cui assistono i bambini e gli adolescenti che respirano un clima di relazioni tossiche e acquisiscono la violenza come espressione comune dei rapporti tra gli individui.

Una violenza indiretta, sostanzialmente invisibile perché difficile da far emergere e vedere come responsabile di danni ai minori, che oggi viene ad essere una drammatica realtà dalle conseguenze devastanti in quanto i danni si misurano precocemente o, frutto del trauma, anche a una distanza di tempo consistente.

Un bambino esposto precocemente ad una atmosfera malsana di abusi psicologici può infatti sviluppare con gli anni disturbi collegati alla fiducia e all’autostima e renderlo vulnerabile e fragile da adulto, nelle altre relazioni che andrà a costituire.

Al contrario può esserci chi immagina che i rapporti si regolino esclusivamente attraverso comportamenti violenti e può sentire normale esprimere sentimenti di odio e di umiliazione ogni qualvolta non si condivide un pensiero o non si tollerano realtà diverse dalla propria.

La violenza psicologica, in particolare quella assistita all’interno della famiglia, produce esperienze che condizionano fortemente coloro che ne subiscono una costante esposizione e diventa un modello comportamentale capace di alimentare ulteriori atteggiamenti violenti e distruttivi.

Molte sono, dunque, le prepotenze e gli atteggiamenti di sopraffazione
, facili da notare nei bambini già fin dai primi anni di scuola e caratterizzati da atteggiamenti arroganti e umilianti, di crudeltà e scarsa partecipazione emotiva.
Li chiamiamo solitamente comportamenti bulli, e lo sono, ma li dovremmo leggere come il risultato di realtà dominate da una esposizione continuata alla violenza verbale degli adulti e, purtroppo, anche dalle loro espressioni di arroganza e disprezzo.

Giuseppe Maiolo
Docente di Psicologia delle età della vita -  Università di Trento
www.officina-benessere.it

ZGenitoriEFigliPino.jpg