Sei Grande, Grande, Grande
di John Comini

Martedì mattina sono andato al Teatro Grande, insieme alle classi terze della scuola Primaria di Prevalle. C’erano anche i simpatici bambini di Villanuova. Già vedere i miei “ex” alunni che mi salutavano dalle finestre, è stata un’emozione fortissima…


E anche riabbracciare alcune “ex” colleghe, mandare baci e abbracci… Sono salito su uno dei pullman che ha portato gli splendidi bambini delle classi terze a Brescia, per assistere all’opera “Carmen, la stella del circo di Siviglia” tratta dal capolavoro di Bizet. Da alcuni anni, anche grazie all’entusiasmo della maestra Raffaella Polini, le scuole aderiscono al progetto “Opera Domani”, per conoscere la bellezza della musica.

Gli alunni preparano nei mesi precedenti il materiale di accompagnamento  e le canzoni da cantare insieme ai cantanti dell’Opera. Le mie “ex” classi due anni fa avevano assistito ad una coinvolgente edizione della “Turandot” di Puccini. La musica è un linguaggio universale, ti apre il cuore, è l’armonia dell’anima, è la cosa che più si avvicina all’amore. La musica è un concentrato di emozioni, è come il vento. Come scrisse Beethoven, la musica vale tutte le filosofie del mondo.

Forse qualcuno – io per primo - potrebbe pensare che l’Opera lirica sia una zuppa, una cosa vecchia e piena di polvere. Ma assistendo alle opere rivolte ai bambini, scoprirà che si tratta di uno spettacolo multimediale: insieme alla musica che fa da colonna sonora, si possono trovare le parole (sul libretto), il gesto teatrale. E poi ci sono le musiche, le scenografie, le luci, la dorata e magica bellezza del Teatro Grande, che da solo merita il viaggio.

Grazie all’opera, tra l’altro, si parla la lingua italiana in ogni parte del pianeta. Grazie a Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi e Puccini, l’arte italiana è conosciuta nell’universo, come il parmigiano reggiano e la pizza!
 
Prima di partire la maestra Francesca mi ha colorato di rosso il mio nasone da Cyrano, perché tutti (bambini e maestre) dovevano interpretare i clown, perché la “Carmen” era ambientata in un grande e coloratissimo tendone da circo.
 
Tutti avevano bandierine giallo-rosse della Spagna (ahi, mi ricordano il Real, prossimo avversario della mia Juve… ), papillon, cappellini con pompon e guanti bianchi. Tutti erano emozionati ed hanno assistito alla splendida esecuzione dell’orchestra, diretta da un maestro davvero eccellente. Che poi era una ragazza, di nome Azzurra, dai capelli fluenti. Ogni tanto si girava per coinvolgere platea e galleria e dirigere con energia i bambini che cantavano:
 
“Con la guardia quando è pronta
ci sappiamo accompagnar…
Tromba, a suonare sii pronta,
tataratatatatata!”
 
Gli interpreti hanno eseguito i brani musicali in modo davvero accattivante, all’interno di una scenografia molto bella e “magica”. Ho trovato posto su di un palchetto, come i nobili di un tempo, insieme ad alcune alunne brave e simpatiche. In quel teatro strapieno di bambini e ragazzi, mi ha colpito il silenzio incredibile durante tutti i passaggi della storia, l’attenzione per non perdere neppure un istante di quella magia.

Davvero la musica fa miracoli. I bambini, preparati in precedenza dalle maestre, conoscevano perfettamente la storia di José che, appena arrivato al Circo Siviglia, lavora come guardiano. Inizialmente si innamora di Micaela, l’assistente del lanciatore di coltelli. Ma sopraggiunge Carmen con altri gitani per fare le prove del suo numero di ballo e magia. Carmen lancia un fiore magico a José, il quale rimane incantato da questa donna misteriosa ed affascinante. Durante lo spettacolo Carmen è colpita dalla bellezza e dal fascino di Escamillo, l’uomo d’acciaio, che mostra la sua forza sollevando diversi pesi. 
 
“Toreador, attento toreador!
Lui è il più forte dei matador
Non ha timore in cor.
Lui sempre tutto può, Toreador!”
 
Escamillo le confessa il suo amore. Carmen scopre, dalla lettura delle carte, di essere prossima alla morte, e si convince di non poterla evitare. Si accende poi un duello per amore tra Escamillo e José. Il giorno dopo, al centro della pista, tutto è pronto per lo spettacolo. Si vedono trapezisti, lanciatori di coltelli, fachiri, giocolieri, ballerine, una bravissima acrobata che sale su di una corda, facendo piroette strabilianti. E giù applausi scroscianti. Il pubblico acclama Escamillo, che prima di iniziare dedica all’amata alcune parole d’amore. José è tra il pubblico, accecato dalla gelosia. Attira Carmen la gitana fuori dal tendone per convincerla a tornare con lui. Lei non accetta, lui la rincorre. José la spinge dentro la scatola magica e vi infila una grande sciabola. Si sente un urlo: tutti accorrono, José viene legato e portato via. Nel silenzio generale, si apre la scatola e… dentro non c’è nessuno!
 
Quel finale mi ha fatto riflettere sulla violenza verso le donne… purtroppo ogni giorno l’amore possessivo arriva a conclusioni tragiche. Quando impareremo a rispettarci l’un l’altro? E l’opera lirica, anche se “antica”, può suscitare anche discussioni su questi problemi, che sono insiti nell’animo umano.
 
Finale con applausi scroscianti, una vera standing ovation! Uno ad uno i protagonisti si sono presentati alla ribalta, ricevendo applausi ed urla di entusiasmo, manco fossimo a The Voice! E pensare che quando “Carmen” andò in scena la prima volta a Parigi, nel lontano 1875, fu un insuccesso: il pubblico non era pronto per quella musica prorompente e sincera. Ma nel corso degli anni Carmen ha ottenuto un successo senza precedenti ed oggi è la seconda opera lirica più rappresentata al mondo.
 
Siamo tornati a scuola allegri ed affamati. A casa, nonostante fossero le 13.30, ho trovato la mia dolce metà (facciamo un terzo… ) che mi attendeva con un’eccellente pastasciutta, musica per la mia pancia.
 
Cosa vuoi di più dalla vita?
 
Maestro John 
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