«Zaino a terra» per Micoli
di Cesare Fumana

Alla conclusione del terzo mandato alla guida degli alpini della “Monte Suello”, il presidente Romano Micoli lascia la presidenza della sezione Ana di Salò. Lo abbiamo intervistato


L’assemblea degli alpini della “Monte Suello” di domenica prossima, 11 marzo, a Salò, sarà l’ultima nella quale Romano Micoli presenterà la relazione annuale in veste di presidente. Micoli, infatti, alla conclusione del terzo triennio di presidenza e alla soglia dei 76 anni, ha deciso di mettere lo “zaino a terra”, come dicono gli alpini, e lasciare ad altri la guida delle Penne nere gardesane e valsabbine.
Lo abbiamo incontrato per tracciare un bilancio di questa esperienza.

Presidente, com’è stato stare alla guida della sezione “Monte Suello” in questi nove anni?
«Sono stato onorato di rappresentare la sezione in tutte le manifestazioni ufficiali, ma oberato di tutta una serie di obblighi amministrativi per i quali ho dedicato l’80% del tempo».
«Negli ultimi anni – ci confessa Micoli – anche la nostra associazione è sempre più subissata da adempimenti burocratici, comunicazioni e compilazione di moduli richiesti dalle diverse amministrazioni pubbliche: anche fare volontariato diventa sempre più faticoso adesso».

Quali sono state le manifestazioni alpine che ricorda con più piacere?
«In ogni triennio c'è stata un'importante manifestazione di livello nazionale organizzata dalla nostra sezione: nel primo la staffetta di corsa in montagna a Bagolino, nel secondo il Premio nazionale Fedeltà alla montagna, sempre a Bagolino, e nel terzo anno il Raduno del secondo raggruppamento a Desenzano. Tutte manifestazioni ben riuscite».
«Inoltre – prosegue Micoli – in tutti questi anni, le nostre Adunate sezionali hanno presentato una serie di eventi che hanno coinvolto le comunità ospitanti e sono sempre state molto partecipate».

Quali sono state le attività solidali più significative portate avanti in questi anni?
«Sono molte. In termini numerici, quelle più importanti sono state le raccolte fondi per i terremotati: per l’Aquila abbiamo donato 150 mila euro, mentre per quelli del Centro Italia 90 mila. Questo è il frutto non solo delle donazioni dei gruppi alpini, ma anche di enti e associazioni che hanno voluto devolvere a noi le loro offerte perché erano sicuri che sarebbero state destinate a progetti concreti in favore delle popolazioni. E questo è sintomatico dell’apprezzamento riscosso dai nostri gruppi sul territorio».

E in termini di opere realizzate?
«In questi anni alcuni gruppi hanno inaugurato nuove sedi, come Tignale, Gardone Riviera e Sabbio Chiese, e gli alpini continuano a dedicare tempo alle loro sedie e ai loro rifugi, veri presidi per la montagna.
Sempre in termini di impegno i nostri volontari di Protezione Civile e dell’Antincendio boschivo dedicano all'incirca 6 mila ore all'anno alla protezione ambientale».

Qual è lo stato di salute della sezione?
«Negli ultimi anni c'è stato un ringiovanimento dei componenti del consiglio sezionale e anche dei capigruppo. Di contro, nell'arco di questi 9 anni, abbiamo perso circa 100 alpini all'anno, tra decessi e defezioni. Attualmente siamo 4.000 soci alpini e 1.100 soci aggregati (i cosiddetti “amici degli alpini”, ndr) e nella nostra sezione ci sono ancora 12 reduci della Seconda guerra mondiale».

«Nonostante l'invecchiamento dei soci – precisa il presidente – anche nell'ultimo anno gli alpini della “Monte Suello” hanno dedicato 60 mila ore di volontariato e 100 mila euro di donazioni e investimenti a favore della comunità. Siamo una delle prime sezioni in Italia per donazioni in rapporto al numero dei soci.
Va poi considerato che con la legge Fornero la maggior parte dei nostri soci ha prolungato la vita lavorativa di circa10 anni, quindi anche i “giovani” pensionati non ci sono più. Nonostante questo, i nostri gruppi tengono ancora».

E le attività sono ancora tante.
«Sì, e la sezione le deve coordinare: le attività con le scuole, il campo scuola, la Protezione civile, la gestione del rifugio di Campei de Sìma e altro. Questo richiede impegno da parte dei soci dei gruppi e dei volontari, a cui si aggiunge la parte burocratica di cui dicevo prima. Inoltre in questi anni come sezione abbiamo preso in carico alcune incombenze burocratiche dei gruppi, sia per avere la loro situazione sotto controllo, sia per alleviarli da queste incombenze».

E quindi che bilancio traccia di questa esperienza?
«È stata impegnativa, ma mi sono sempre trovato bene con gli alpini, perché ho avuto a che fare con gente perbene: gli alpini sono ancora un patrimonio di credibilità».

Una curiosità: c’è qualche differenza tra gli alpini della Valle Sabbia e quelli del Garda?
«Una differenza c’è: quelli della Valle Sabbia sono più campanilisti ma ne ammiro la laboriosità, mentre quelli del Garda sono più aperti, ma entrambi molto generosi».

Che sezione lascia al suo successore?
«Sicuramente una sezione in salute, ben organizzata, ma certamente chi mi succederà si troverà più in difficoltà rispetto a me, perché, purtroppo, si troverà con sempre meno soci e sempre più anziani».

E poi lei cosa farà?
«Gli alpini del mio gruppo di Desenzano mi han già chiesto di aiutarli a sistemare l’archivio, poi continuerò a dedicarmi alla scuola dell’infanzia di cui sono presidente, e infine potrò dedicare anche più tempo alla mia famiglia, che ho un po’ trascurato, andando a trovare più frequentemente i miei figli che vivono all’estero».

E siamo certi che per gli alpini della  “Monte Suello” ci sarà sempre.

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