Strada o tratturo?
di Alfredo Bonomi

Via di comunicazione importantissima perchè univa Brescia all'Impero, la "Strada delle Coste" meriterebbe maggior attenzione. Ce ne parla il professor Alfredo Bonomi



Per molti secoli i valligiani che si recavano a Brescia, o che dalla città ritornavano nelle Valli Trompia e Sabbia, transitavano dall’antica “Porta Pile”, una delle storiche porte delle mura della città, ora Porta Trento.
Qui aveva pure inizio la strada “storica” per la Valle Sabbia, per il Trentino, e quindi anche per le terre dell’Impero.

Era chiamata pure “via regia”, proprio per la sua importanza “internazionale”; più comunemente era nota con il nome, e lo è ancora, di “Strada delle Coste” perché, dopo l’abitato di Nave, con diversi tornanti si alzava sino al Passo di S.Eusebio, dove un antico ospizio riservava spazi per il riposo e per la preghiera ai commercianti, ai pellegrini, ed in generale a quanti percorrevano la strada.

Lasciando il colle, la strada si abbassava progressivamente, sino a giungere nel “cuore” della Valle Sabbia, con tappa obbligata alla “Casa d’Odolo” prima di raggiungere diversi paesi e di inoltrarsi nella trentina Val Giudicaria.

Lungo la strada, fondamentale per i commerci e gli “scambi umani” della Valle Sabbia, seguendo lo schema tipico e collaudato da secoli delle altre importanti strade italiane, erano ubicati servizi di ristoro, vale a dire osterie, che fungevano da albergo, con ampi spazi per la sosta dei cavalli e per i depositi delle merci.
Erano luoghi pubblici protetti da normative comuni e con una tipologia edilizia consolidata e consigliata dalle autorità preposte alla materia.

Si presentavano con uno schema semplice, ma assai funzionale.
La facciata rivolta verso la strada aveva un ampio porticato, generalmente a tre arcate, utilissimo come riparo dalle intemperie e luogo di sosta.
Al piano terra si aprivano ampi ambienti per depositarvi le merci trasportate, per far riposare i cavalli e l’osteria per gli uomini.
Al primo piano erano posizionate le stanze per chi voleva pernottare.
Uno schema quindi “alberghiero” ben studiato.

Sulla “Strada delle Coste”,
dopo l’antichissimo ospizio del Colle, di S.Eusebio, luogo di sosta e anche di preghiera, le “Case” cioè le osterie-albergo, erano posizionate a Odolo (Casa d’Odolo), a Barghe, dove la “Strada delle Coste” incrociava quella del fondovalle proveniente dal Pedemonte e dal Lago di Garda, a Mocenigo di Vestone ed a Idro (Casa d’Idro).

Di queste antiche “Case” ne sopravvivono ora solamente due: quella di Odolo, seppur incastonata in costruzioni più recenti che ne mortificano in parte l’aspetto, presenta integra la facciata; quella di Idro perfettamente conservata.

Questo piccolo “volo storico” si rende utile per ricordare l’importanza di questa strada per la Valle Sabbia.
Con l’industrializzazione è stata, ed in parte lo è ancora, l’arteria che ha visto transitare migliaia di mezzi pesanti per il trasporto del “tondino” di Odolo.
Anche oggi è fondamentale per il trasporto delle merci, per gli studenti che si recano agli Istituti scolastici di Brescia, per il commercio, per coloro che si spostano dalla Valle verso la città e viceversa.

Purtroppo lo stato attuale del manto d’asfalto, specialmente in alcuni tratti, è così malmesso da far sembrare la “Strada delle Coste” ad un tratturo. E questo non solo per l’inclemenza del tempo.

I tratturi avevano, ed hanno ancora, un ruolo prezioso per la pastorizia perché su di essi si spostavano migliaia di pecore, seguendo percorsi millenari protetti da apposite normative.
Le pecore però non camminano sulle ruote. Sulla “Strada delle Coste” transitano invece uomini su mezzi con ruote (oggi si dice “su gomma”).
Viene allora da chiedersi se non sia un po’ troppo pensare che risulti normale avere una strada importante di collegamento, in uno stato così miserevole.

L’impressione che si ricava, quando si transita su questa strada, non è quella di un’arteria che collega centri importanti, ma quella di una sconnessione continua, pari quasi a quella di una strada di campagna.
A voler essere sinceri, ad uno sguardo obiettivo, non sembra di andare verso una valle produttiva venendo da Brescia, ma verso una valle secondaria.

Credo proprio che non servano idee rivoluzionarie per mantenere decorose e transitabili le strade importanti, ma solo normali attenzioni.
O nell’ora della “fiera delle parole” è sperare troppo?
Penso proprio di no.

Alfredo Bonomi

.in foto: la Casa d'Idro.


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