A Vobarno la Giornata del Ricordo
di red.

In occasione della celebrazione della Giornata del Ricordo è in programma per questo venerdì, 16 febbraio, presso la Biblioteca di Vobarno una narrazione teatrale a cura di Laura Mantovi


Si terrà questo venerdì, 16 febbraio, alle ore 20.30 in Biblioteca a Vobarno la celebrazione della "Giornata del Ricordo", ovvero la cacciata di gran parte degli Istriani, Giuliani e Dalmati dalle terre che avevano abitato per secoli. Alcuni però non furono cacciati: rimasero nella terra dei loro padri, anzi sotto la terra, infoibati.
 
Per gli esuli si apriva così un nuovo ed incerto futuro, essendo costretti a lasciare la propria casa, e quindi un pezzo della propria storia e della propria identità, pagando colpe sicuramente esistenti, ma ad essi e ai loro figli non imputabili, come molto spesso è accaduto nella storia dell'uomo.
 
Per ricordare questa "pagina per troppo tempo strappata dal libro della Storia", come l'ha definita il Presidente Mattarella nel suo discorso di commemorazione del 10 febbraio 2015, la Biblioteca di Vobarno, nel ciclo delle sue iniziative che hanno per titolo "Uomo dov' eri, Uomo dove sei?", ha invitato quest'anno la signora Laura Mantovi, che porterà in scena una narrazione teatrale che cerca di ricostruire in maniera rigorosa le vicende storiche di quelle terre, partendo dalla difficoltà di ricordare eventi che ancora non si conoscono nella loro compiutezza, spinti dalla necessità di conoscere la storia e consci che "la storia non ci dà delle risposte, ma ci aiuta a formulare meglio delle domande".
 
Un invito ad un esame di coscienza teso più a valutare ciò che noi stiamo facendo oggi per il futuro dei nostri figli, che non ad analizzare ciò che hanno fatto ieri i nostri padri, pur non dimenticando? Sì, forse, visto che la vita è nel futuro, mai nel passato.
 
E' opportuno tutto questo? Sì, probabilmente, per portare il nostro contributo ad evitare che si ripetano in futuro le mostruosità del passato.
l tempo, il luogo e l' occasione sono quelli giusti? "Se non ora quando?", si può rispondere a questa domanda, citando un detto di Hillel il Vecchio che invita alla concretezza delle cose, diventato anche il titolo di un libro di Primo Levi, proprio in questi giorni riproposto.
  
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