Ritornare al servizio militare obbligatorio?
di Valerio Corradi

Alpini, Bersaglieri e Fanti lanciano un appello alle forze politiche per ritornare al servizio di leva obbligatorio


Il 7 febbraio scorso i vertici dell’Associazione Nazionale Alpini, dall’Associazione Bersaglieri e dall’Associazione dei Fanti, in maniera congiunta, sono tornati a sollecitare la politica a ripensare all’abolizione della naja entrata a regime oltre 13 anni fa. Le tre Associazioni, che contano insieme oltre 400.000 iscritti, hanno invitato i partiti che si presenteranno alle elezioni del 4 marzo ad esprimersi chiaramente su questa richiesta. Il ritorno della leva è invocato, prima di tutto, come soluzione allo smarrimento che vivono i giovani di oggi ai quali sarebbe data l’opportunità di sviluppare il sentimento di appartenenza alla Patria e senso di responsabilità civile e sociale.

Già negli anni che precedettero la sua abolizione, avvenuta nel 2005, il servizio di leva divise molto l’opinione pubblica italiana. Da una parte, i sostenitori, insistevano sull’importanza che esso aveva nella formazione del carattere dei giovani, sulla possibilità di favorire esperienze lontane dal contesto famigliare, sul supporto che poteva fornire alle forze dell’ordine, e sulla sua capacità di sviluppare spirito di corpo e forti legami di amicizia. Tra i critici si sottolineava il peso dell’elemento dell’imposizione, la scarsa professionalizzazione della leva e, in ragione di alcuni episodi di cronaca, si sosteneva addirittura che fosse controproducente o pericolosa.

Oggi il dibattito si sta riaprendo ma sotto una nuova luce e il possibile ritorno del servizio militare obbligatorio si misura con una serie di nuove questioni che non possono essere trascurate. La maggior parte degli osservatori concorda che una nuova naja non potrà occupare troppi mesi e che dovrà essere aperta sia a uomini che a donne.

Altra questione riguarda la necessità di raccordare i possibili nuovi militari di leva e le forze armate odierne ormai composte da soli professionisti dotati di competenze elevate/specifiche che si sono formati dopo appositi percorsi formativi. La stessa possibile coesistenza tra servizio militare e servizio civile (in vigore su base volontaria dal 2001) dovrà essere ripensata.

Da ultimo non sono da trascurare le questioni organizzative e i costi economici che potrebbero rendere complicata la gestione e l’estensione obbligatoria a tutti i giovani di un periodo di servizio. Anche alla luce di questi elementi, Ana, Anb e Anf concordano che la nuova leva non potrà essere una fotocopia di quella del passato ma dovrà essere un’esperienza formativa davvero utile per i giovani in modo da prepararli a vivere in un contesto sociale in continua trasformazione.
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