Valerio Bertolotti, storico maestro del «La Faita»
di Alberto Zanetti

Si chiama Valerio Bertolotti ed lo storico maestro del coro La Faita di Gavardo. L'ha intervistato Alberto Zanetti con l'intenzione di pubblicare l'articolo sul Gattopardo, periodico comunale gavardese.

Si chiama Valerio Bertolotti ed è lo storico maestro del coro "La Faita" di Gavardo. L'ha intervistato Alberto Zanetti con l'intenzione di pubblicare l'articolo sul Gattopardo, periodico comunale gavardese.

Può raccontarci il suo percorso formativo?

«Diciamo che ho iniziato studiando teoria, solfeggio e organo liturgico con i musicisti Tonelli di Brescia, padre e figlio; successivamente ho frequentato la scuola di Paleografia a Cremona, in particolare il corso biennale di “Teoria e Storia della Notazione Musicale Medievale e Rinascimentale”; poi ho studiato armonia con il Maestro Antonio Zanon, un illustre compositore moderno che,ancora oggi, all’età di 83 anni è un mio punto di riferimento.

La mia prima esperienza di direzione corale è stata quella de “I Cantori della Valtenesi' di Puegnago del Garda, il coro polifonico del mio paese d’origine, che ho diretto per più di trent’anni.

Quando è avvenuto il suo incontro con “La Faita”?

«Nel 1973, in un modo abbastanza casuale: abitavo a Gavardo, dove avevo aperto un’agenzia di assicurazioni, e un giorno alcuni coristi de “La Faita” che erano alla ricerca di un nuovo maestro, mi hanno contattato: iniziò così quella che si rivelò una meravigliosa avventura con un gruppo di amici e cantori appassionati».

Il coro “La Faita” ha portato Gavardo nel mondo. Quali sono state le esperienze più significative?

«Il primo viaggio in Sardegna è stato bellissimo perchè si respirava un’aria nuova: era la prima volta che uscivamo dai confini locali e per molti era il primo viaggio in aereo, inoltre eravamo a stretto contatto con la gente sarda, molto ospitale. Introdusse la nostra esibizione la presentatrice televisiva Maria Giovanna Elmi, che diventò nostra amica.

Serbo un ottimo ricordo anche del viaggio in Arzerbaidjian nel 1991: furono otto giorni di avventura, tra temporali e stadi pieni di spettatori calorosissimi che ci lanciavano fiori. Proprio lì conoscemmo Antonio e Yuikiko Bordini, che in seguito promossero il Coro in Giappone per due volte: la prima, nel 1994 e la seconda nel 2001, invitati dal Trinity Choir di Tokio e da autorità locali giapponesi, che ci avevan sentiti e apprezzati precedentemente. Cantammo in grandi città come Tokio, Nagasaki, Kyoto e Matsumoto, con un pubblico puntualissimo come “i treni giapponesi” che ci seguiva con le partiture in mano!

Siamo stati, poi, più di una volta in Russia, tramite un’associazione benefica di Rezzato. Qui i nostri canti furono apprezzati moltissimo. Ricordo piacevolmente i concerti di Tula (200 km da Mosca) e di S.Pietroburgo».

...e il concerto più emozionante?

«Sicuramente quello di Roma nel 2003, quando cantammo al Policlinico e in S.Maria Maggiore. Avevamo in programma un’udienza col Santo Padre quando, del tutto inaspettatamente, il Cardinale Dziwisz ci invitò a cantare intorno a Giovanni Paolo II. Il Coro saltò le transenne senza nemmeno accorgersene: fu una commozione indescrivibile!».

Avete partecipato anche a qualche concorso?

«A pochi, ma buoni! A Genova quello più entusiasmante: c’era una giuria ad hoc per canti di ispirazione popolare e vincemmo.

Quello vinto a Tours nel 1980, però, fu il più importante: eseguimmo un brano obbligatorio di F.Poulenc, grande musicista francese.

Ci terrei a precisare che quella esperienza fu per noi “un tuffo” nella musica polifonica classica e contemporanea che, per “La Faita”, era una novità assoluta. Fino ad allora, “La Faita” era considerata pura interprete delle “cante” di Bepi De Marzi, un grande compositore italiano di musica per cori. Siamo stati noi a definirlo per la prima volta ”Menestrello dei giorni d’oggi”, soprannome da lui molto amato».

Ci congediamo dal Maestro Bertolotti ringraziando lui e il Coro La Faita per l'attività disinteressata e per tutte le iniziative che li vedono al centro della vita sociale e culturale gavardese.

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