Due minuti di ritardo
di Ezio Gamberini

“Due minuti di ritardo, si dimette il ministro Bates. Facce incredule: è shock alla Camera dei Lord. Bates, dopo le scuse, ha preso le sue carte e lasciato l’aula”...


Davvero incredibile la notizia riportata dal Televideo della RAI il 2 febbraio scorso: “…Un boato alla Camera dei Lord accompagna la decisione di Michael Bates: ‘Nooo’, si ode al termine del suo intervento durante il quale spiega le dimissioni. Bates, ministro del Dipartimento Internazionale per lo Sviluppo, si è rivolto alla parlamentare Ruth Lister per scusarsi e offrirle le dimissioni perché, arrivato in ritardo alla seduta, non aveva fatto in tempo a rispondere alla sua interrogazione.

‘Offro le mie scuse alla Baronessa Lister – ha detto Bates parlando alla Camera dei Lord – per la maleducazione che ho mostrato non facendomi trovare al mio posto per rispondere alla sua domanda. Nei cinque anni in cui è stato un mio privilegio rispondere alle domande per conto del Governo – ha proseguito Bates in quello che appare come un ‘manifesto’ per rapporti civili tra governo e opposizione – ho sempre creduto che dovremmo elevare il livello di cortesia e rispetto nel rispondere.

Mi vergogno per non essere stato al mio posto, e di conseguenza offrirò al primo ministro le mie dimissioni con effetto immediato’. Il ritardo di Bates era minimo: arrivato in aula un paio di minuti dopo le quindici, l’orario in cui era fissato l’inizio della seduta, è toccato al collega John Taylor rispondere in sua vece. Probabilmente terrà il posto: le sue dimissioni sono state rifiutate da Downing Street”.

 
Che dire? Troppo facile far paragoni con i politici nostrani, ci metteremmo subito tutti a ridere…
 
Ho sempre apprezzato il senso civico degli anglosassoni e degli scandinavi, anche se agli stessi s’imputa di aver meno ‘fantasia’ di noi latini. Credo che sia fondamentalmente una questione di educazione, per cui il bene comune si persegue innanzitutto con il proprio comportamento e le proprie azioni, ed è realizzato senza un’apparente grosso sforzo, ma con naturalezza e disinvoltura.
 
Sabato mattina esco a portare la differenziata nei cassonetti, in fondo alla via, che ancora per pochi giorni assolveranno la loro funzione, prima che nel nostro comune si passi al sistema integrale del “porta a porta”.

Un mio vicino mi sussurra all’orecchio:
 
- “Sai che l’altro giorno ho visto un signore che gettava due sacchetti di umido nel cassonetto della carta, e gli ho detto: ‘Scusi, ma non si fa così!’, e vuoi sapere cosa mi ha risposto?”.

- “Cosa ti ha detto?”, gli chiedo incuriosito. 

- “Fat i cassi tò!”.
 
Ecco, non solo al ministro Bates, ma neppure all’ultimo cittadino britannico passerebbe nell’anticamera del cervello anche il solo pensiero di buttare due sacchi di umido nella carta; non perché sono “bravi”, ma perché non si fa, non si deve fare. Punto.

Questo signore che si è liberato dei suoi rifiuti senza rispettare le regole, forse pensa di essere furbo, e magari si lamenta dei servizi, della sanità, delle pensioni, dei giovani che non vanno a votare… 
 
Pare che, alle prossime elezioni, un giovane su due sotto i venticinque anni non andrà a votare. 
 
Più che indignarsi, le generazioni che li hanno preceduti, tra cui la mia, dovrebbero chiedersi il perché, e non sarebbe male ammettere che forse qualcosa si è sbagliato, perché il mondo che stiamo per lasciare loro non è dei migliori. Insomma, se sono un po’ incazzati, non hanno tutti i torti, e forse anche il considerare “normale” gettare due sacchi di umido nella carta (“Fat i cassi tò!”), ha contribuito in maniera decisiva a creare così com’è il mondo in cui stiamo vivendo.
 
Gambero, Gamberooo! – strilla trafelata Grazia indossando al volo il cappotto (di solito mi si rivolge con un più amichevole ‘Papy’)  – dai che dobbiamo andare. Siamo in ritardo!”.
 
Arrivo, arrivo, sto finendo il racconto per ValleSabbiaNews – le rispondo – cosa vuoi che siano due minuti di rit…”, e mi mordo le labbra!
 
 
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