«A pagare sono i lavoratori»
di Ernesto Cadenelli

Ormai ci siamo! A giorni parte il nuovo sistema di raccolta dei rifiuti in Valle Sabbia. L'auspicio è che sia un successo e che la collaborazione dei cittadini e dei lavoratori sia costruttiva in questa fase di rodaggio, che mi auguro sia breve. Ma...



Al contempo mi lascia perplesso e preoccupato il fatto che i lavoratori sia Aprica, sia nuovi, siano assunti con contratto a tempo determinato.
Soprattutto i primi, che per effetto di scelte politiche dei Comuni si trovano a regredire nei diritti come quello del posto di lavoro a tempo indeterminato che fino ad oggi hanno avuto.

Non mi pare una buona partenza per un rivoluzionamento di sistema della raccolta rifiuti che necessità, proprio per le difficoltà iniziali, del massimo impegno, collaborazione e serenità per gli addetti. Il nostro Gruppo Consiliare INSIEME PER VOBARNO, ha sollevato il problema ritenendo un'ingiustizia quella subita dai lavoratori.
Ci auguriamo che analoga iniziativa venga assunta anche in altri Comuni e che i Sindaci si impegnino per la soluzione del problema.

Leggendo alcune affermazioni a commento della notizia, pregherei gentilmente di evitare discorsi da bar Sport e di approfondire invece la situazione, cosa che cercherò di fare.

a) I lavoratori ex-Aprica, sono già dipendenti da anni e effettuano questo lavoro con esperienza e conoscenza.

b) Noi abbiamo sollevato il problema del passaggio dei lavoratori ex-aprica e dei nuovi assunti già nel 2016 e poi nel giugno 2017.
Ci è stato detto ufficialmente in Consiglio Comunale che per gli ex aprica non ci sarebbero stati problemi nel passaggio alle medesime condizioni, mentre per i nuovi assunti si stava ancora valutando.
Da allora siamo arrivati alla vigilia del nuovo sistema col problema risolto in malo modo.
Evidentemente per i nostri amministratori (Comunità Montana in primis), il problema dei lavoratori era l'ultimo dei loro pensieri.

c) La giustificazione che si porta, sarebbe il decreto governativo del 23 dicembre 2017, che impedirebbe l'assunzione nelle società pubbliche o controllate.
Qui però casca l'asino, ed emerge tutta la superficialità di chi ha progettato la soluzione della gestione rifiuti.
Infatti il decreto attuativo fa riferimento alla legge 175/2016 relativa alla necessità di risparmio della spesa pubblica con riduzione e chiusure di tutta una serie di società pubbliche divenute carrozzoni.
Questo significa che i rischi di un possibile intervento governativo erano presenti sin da allora.

SE FOSSE VERO CHE TUTTE LE SOCIETA' PUBBLICHE, COMPRESE LE SOCIETA' IN HOUSE, POSSONO RISCHIARE A BREVE O MEDIO TERMINE LA CHIUSURA, PERCHE' SI E' FATTA QUESTA SCELTA E NON INVECE UNA TRADIZIONALE GARA DI APPALTO PER L'ASSEGNAZIONE DEL SERVIZIO?

Qualcuno sarà pur responsabile della scelta!
Se questa ipotesi (forse estremizzata) si realizzasse sarebbe un bel guaio per i cittadini valsabbini, che si vedrebbero un'altra volta rivoluzionato il sistema.

d) Si è pensato di aggirare momentaneamente il decreto ricorrendo alle assunzioni a tempo determinato, peggiorando le condizione dei lavoratori ed esponendoli anche a ricatti e pressioni.
Vi pare questo il futuro a cui pensare per i giovani? Lavori saltuari e precari come alternativa di vita?

Tutti parlano di lotta alla precarietà
, la campagna elettorale imminente è lapalissiana, e intanto a partire dagli enti pubblici si fa il contrario.
Ricordo che nella modalità del nuovo servizio non stiamo parlando di assumere ingegneri nucleari o geometri più o meno affermati, bensì lavoratori che svolgeranno un lavoro faticoso e non sempre in condizioni climatiche ottimali, per l'appunto garantire un servizio essenziale come la raccolta di rifiuti. A ciò non si può aggiungere anche un'ulteriore precarietà, che non avrà nessun riflesso sui costi ma semplicemente un arretramento nei diritti.

Finitela coi luoghi comuni, per cui i lavoratori pubblici sono tutti fannulloni e invece i liberi professionisti tutti brillanti sgobboni e mettetevi nei panni di chi passa dalla sera alla mattina dalle tutele al precariato.
Tra l'altro questi lavoratori non sono tutti giovanissimi.

Esiste poi una osservazione strettamente legata alla politica industriale.
Vi pare possibile che una società non abbia neanche un operaio fisso e quindi mancante di una struttura portante definita della sua organizzazione?

Io non ne conosco, se non per l'appunto quelle che sfruttano i giovani, con contratti da fame e sottopagati, che spariscono da un giorno all'altro. Poi quando capita qualche incidente ci lamentiamo, senza pensare che il continuo svilimento del valore del lavoro porta a queste conseguenze.

A chi la fa facile suggerisco per un attimo di pensare a cosa potrà essere il futuro di figli o nipoti, se questa china non si ferma.
Ora di fronte al problema io non credo che sia ineluttabile destino non poter fare nulla.

Va approfondito il decreto sul piano giuridico, consultando anche sentenze della Cassazione in materia.
Occorre però soprattutto una azione politica per sollevare le contraddizioni di questa situazione, mettendo assieme i soggetti Pubblici, i sindacati, la Prefettura per porre rimedio a tutto ciò acquisendo le sacrosante garanzie.

Solo cominciando a parlarne è possibile costruire un fronte che affermi le ragioni del lavoro, e non per pietismo, ma per giustizia.

Cadenelli Ernesto
Vobarno 31 gennaio 2018

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