Oltre gli algoritmi
di Alfredo Bonomi

"L'ingranaggio opprimente della burocrazia centrale e periferica" è il titolo che il professor Alfredo Bonomi ha dato a questo suo interessante quanto inedito sfogo



Una autorevole penna qualche giorno fa, a proposito della crescita economica, ha scritto che è bloccata dalla gabbia d'acciaio burocratica che imprigiona e soffoca il Paese.
Ha poi aggiunto che si tende a tacere su questa gabbia perchè il tentativo di spezzarla si scontrerebbe con potenti corporazioni burocratiche che, di fatto, detengono un grande potere.

Sembrano affermazioni forti, ma se un cittadino riflette ed analizza l'esperienza quotidiana non può che condividere questa impietosa analisi e desiderare uno scenario ben diverso.

La burocrazia si autoalimenta con le sue liturgie burocratiche, piega gli stessi suoi dipendenti ad adeguarsi a queste liturgie, parcellizza la responsabilità e risponde solo al suo potere.

Sembra sfuggire ad ogni valutazione ed ad ogni analisi perchè non risponde a logiche esterne ma solo a quelle interne. Così ci troviamo di fronte ad un mostruoso potere che si muove nella convinzione che l'individuo vada impietosamente controllato perchè di natura portato a cercare di agire con furbizia e non con correttezza.

Anche in altre epoche storiche la burocrazia si è imposta cercando di dare la dritta alla società. Basta pensare al disegno burocratico messo in atto dall'imperatore Diocleziano per salvare l'impero romano.

Quando la burocrazia diventa il Potere ha una visione negativa dei singoli, considerati non come cittadini virtuosi, che amano il loro Stato e che contribuiscono con convinta adesione al suo mantenimento con l'esborso delle varie tasse, ma percepiti come individualità da controllare attraverso metodologie impositive, mosse su schemi rigidi che non guardano in faccia a nessuno.

Così le scadenze contributive, per il cittadino, diventano tappe inquietanti, le attese agli sportelli la norma, gli estenuanti passaggi nell'iter di molte pratiche una realtà assodata, la lettura di bollette sempre più complicate e misteriose una ritualità dovuta, i messaggi trabocchetto telefonici la quotidianità, il complicato ingranaggio per la gestione dei servizi alla persona la conseguenza di uno scenario al quale non si può più sfuggire.
Si potrebbe continuare a lungo, ma la conclusione non muta.

I cittadini rischiano di diventare sudditi, non di un dittatore o di uno Stato totalitario, ma della dittatura burocratica, che comunque è il versante più sfuggente di uno Stato non democratico e certamente non rispettoso del cittadino.
Per farla breve, i sintomi di un malessere diffuso e sopportato (rivoltarsi contro chi?) sono assai evidenti.

L'assurdo è che il cittadino non solo deve contribuire, ma deve far fatica a farlo, come se fosse sempre in torto. E' una prospettiva da non accettare, costi quel che costi, con la tenacia di dissentire di fronte ad eloqui che descrivono realtà quasi idilliache, che non corrispondono al vero se non nella mente si chi è parte attiva, o inconsapevolmente tale, di un ingranaggio impietoso.

Di fatto il cittadino per pagare quanto dovuto, per la paura di sbagliare deve improvvisarsi ragioniere, o rivolgersi continuamente a studi professionali che non mi risulta diano assistenza per filantropia.
Ci sono anche gli aiuti delle associazioni di categoria, dei Sindacati, comunque il cittadino da solo difficilmente riesce nell'ingrato compito di contribuire.

Queste modalità costrette sono il risvolto di una mentalità calata dall'alto che può riassumersi con una semplice espressione, anche se non scritta elegantemente, vale a dire la seguente: tu devi pagare, stai attento a non sbagliare, perchè, in quel caso, paghi di più.
Viene così meno il rapporto fiduciario che vede nel cittadino il portatore di diritti e di doveri, non necessariamente inadempiente e cattivo.

La burocrazia sta ammazzando anche i Comuni perchè, di fatto, sono ridotti ad erogatori di servizi importanti a singhiozzo perchè privi di possibilità finanziarie, già ampiamente assorbite dallo Stato. Così il comune rischia, se non lo è già, di non essere più la piccola patria solidale dei cittadini che, con altre piccole patrie forma l'ossatura della Nazione, e di diventare l'ultima catena burocratica, e per di più un po' arrugginita.

Il risultato possibile è sotto gli occhi di tutti: il progressivo distacco del cittadino dal Comune ed il suo guardare ad altro, con l'amara constatazione che la tassazione ha già raggiunto un livello troppo alto perchè, procedendo oltre, rimane da tassare solo l'aria che si respira.

Dal piano generale a quello locale il passo è breve.
Le regole burocratiche tendono a non fare distinzione tra le diverse realtà geografiche, tra le diverse tipologie dei territori.
I numeri sono precisi, impietosi e freddi, uguali per le vie opulente di alcune città e per le zone disagiate della montagna, anche se le esigenze e le potenzialità dei cittadini sono ben diverse.

E' eloquente un semplice esempio.
Un chilogrammo di carne in una zona ben servita da negozi costa meno rispetto a quello che deve sborsare un montanaro dimorante in una località scomoda e che deve spostarsi parecchi chilometri per effettuare l'acquisto. E' questa una piccola riflessione ma è emblematica di una realtà concretissima.

La gestione dei servizi rivolti alla persona (non solo quelli materiali ma anche quelli immateriali) deve tener conto di queste diversità perchè la tendenza dei numeri è quella di omologare le situazioni e non quella di leggerle nella loro specificità.

I numeri difficilmente comprendono che le tipologie edilizie delle case rurali di montagna non sono uguali a quelle degli appartamenti cittadini e che, quindi, è necessaria seria attenzione nel considerare il loro valore contributivo in tasse.
Questa attenzione la può esplicare solamente la mente umana, anche se naturalmente supportata da un'adeguata moderna tecnologia.

Il futuro può essere letto in chiave positiva, ma anche con legittime preoccupazioni.
E' certo che se non si affermerà, specialmente a livello locale, una burocrazia dal volto umano, cioè fatta di professionalità capaci di attenzione, dotate di tatto umano nei confronti del cittadino-contribuente, si imporrà un apparato di gestione dei servizi sovracomunali, visto dal contribuente come l'ultimo anello della soffocante catena che imprigiona i cittadini nelle tasse.

Verrà così meno la visione della Comunità locale, quale sintesi dei valori, delle potenzialità e delle speranze di un Territorio, e si imporrà quella che la vedrà come il posto dove si devono pagare le tasse.

Ultima e drammatica conseguenza potrebbe essere quella di portare il cittadino a considerare gli eletti negli organismi locali come persone conniventi con una perversa strategia burocratica-finanziaria con un grave colpo alla dignità dell'impegno generoso e disinteressato di tanti amministratori locali.

Se la speranza ha un senso, speriamo che la traiettoria sia meno impietosa di quella tracciata. Concludendo è però bene tener presente una sottolineatura che lascio come riflessione.

Gli algoritmi ormai determinano i ritmi del lavoro, le programmazioni, per dirla tutta il mondo economico.
C'è però un dato che forse non si ricorda abbastanza: oltre gli algoritmi ci sono le persone umane.
Non vorrei che tutto quello che conta per la loro vita venisse determinato dagli algoritmi.
Non vorrei che gli algoritmi avessero a determinare la burocrazia, la vita di chi per essa lavora e di coloro che ricevono o patiscono le decisioni assunte.

Gennaio 2018
Alfredo Bonomi

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