Under?
di Luca Rota

Di certo lo sono per età, anche se da noi quella parola, e quella categoria, implica che li si debba lasciare in panchina...


Di certo lo sono per età, anche se da noi quella parola, e quella categoria, implica che li si debba lasciare in panchina, o dare in prestito (in gergo, “mandarli a fare esperienza”), oppure lasciarli maturare nel settore giovanile per poi “disperderli” nelle categorie inferiori, o nel migliore dei casi venderli all’estero, dove poi porteranno avanti carriere di tutto rispetto.

In Inghilterra da sempre li si lancia in prima squadra anche pre-diciottenni. Perché non c’è età per essere bravi, soprattutto se le doti sono evidenti. Anzi più si è giovani e più si hanno margini di miglioramento. Da noi invece si preferisce mandare in campo gente datata, un po’ come si fa in campo lavorativo, dov’è richiesta “esperienza”, ma non viene dato modo di farsela. Verrebbe da chiedersi, paradosso o malafede?

Servirebbe una legge che imponga di mandare in campo gli under anche nelle categorie superiori, un po’ come succede in quelle inferiori. Non ho ricordo di una Under 21 degli ultimi vent’anni che abbia sfigurato. Al contrario, credo che spesso le si sarebbe dovute promuovere in blocco in Nazionale maggiore, se non fosse stato che in quelle compagini, c’era gente veramente di spessore. Altri tempi.

Oggi invece servirebbe sul serio promuoverli i nostri Under 21, così da responsabilizzarli dando loro fiducia, tempo per crescere ed una maglia azzurra sulle spalle che di certo onorerebbero alla grande. La chiamata di Gigi Di Biagio a traghettatore “dei grandi”, apre una prospettiva del genere. Perciò non chiamiamoli under, anche se lo sono, perché in linguaggio nostrano ciò implica che non siano pronti, oppure che siano troppo giovani per giocare.

Mentre in Premier, Bundesliga e Liga li si manda in campo senza guardare la carta d’identità; per non parlare dell’Olanda. In serie A roba del genere l’ha fatta soltanto Zeman, un po’ Mancini, Mihajlovic insieme a pochissimi altri.

Per il resto molto affidamento sull’ “usato garantito”, e poco ricambio generazionale. Bisognerebbe spiegare a chi di dovere, che (memore l’ultima dèbacle azzurra) i veterani prima o poi tocca sostituirli. Non sarebbe meglio farlo prima, e non poi? Per la serie: quando Calcio e Società camminano di pari passo. E poi dicono che non è un paese per vecchi.


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