Cronache di ordinarie paure... e di speranze
di Valerio Corradi

Periodo di Natale, sto visitando un bellissimo borgo in Trentino. Nella affollata via principale un giovane italiano incrocia un coetaneo di colore, ben vestito, forse uno studente, e si lascia sfuggire: "vattene al tuo paese negro"...


...Il ragazzo di colore torna velocemente sui propri passi chiedendo a voce alta: "ho sentito cos'hai detto; ma non capisco perché mi hai chiamato in quel modo? Bianchi o neri siamo tutti uguali!" porgendo poi una mano, in segno di amicizia, all'incredulo e imbarazzato interlocutore.

Sono in un supermercato, assisto a una scena: una commessa si alza dalla cassa imprecando contro una donna di colore e accusandola di aver nascosto un prodotto.
I toni si alzano: da una parte la cassiera utilizza epiteti a sfondo razziale e invoca un intervento della sicurezza, dall'altra la cliente cerca di spiegare di aver pagato anche quella confezione insieme al resto della spesa e di non aver fatto nulla di male da quando è in Italia.
L'addetto alla sicurezza interviene, analizza lo scontrino e verifica il già avvenuto pagamento. La cassiera prosegue nel proprio lavoro, la cliente, sconsolata, si reca verso l'uscita.

Sono a casa e ricevo la telefonata di un conoscente.
Durante il colloquio mi informa che iscriverà il figlio in una scuola diversa da quella del paese di residenza perché "avrebbe troppi immigrati in classe e correrebbe il rischio di rimanere indietro col programma".

Mi collego a Facebook e leggo il post di un amministratore di un comune della Repubblica Italiana che condivide la fotografia di un personaggio della storia passata del nostro Paese con riportata la frase: "ho dato la sanità gratuita, ora la fanno pagare ai disoccupati. Ho dato il sussidio alle mamme italiane ora lo danno ai clandestini".

Mi chiedo cosa stia succedendo.
La tautologia della paura del migrante sta davvero prendendo il sopravvento?
Il rancore dichiarato verso lo straniero lascia spazio a quello agito?

Il timore è che
stiamo iniziando a raccogliere i frutti avvelenati di una rappresentazione in prevalenza allarmistica e distorta della società multiculturale che dura da alcuni anni.
Come evidenzia la Relazione finale della Commissione parlamentare "Jo Cox", oggi i discorsi d'odio vengono continuamente costruiti e ricostruiti nella vita quotidiana (e sui social media) producendo conseguenze pratiche sempre più rilevanti.

Il rischio è di perdere la cognizione della realtà e di smarrire, insieme al buonsenso, i valori universali dell'umanità e della tolleranza, indispensabili per la civile convivenza.

Nel quotidiano multiculturale (per fortuna) non mancano segnali in controtendenza, meno visibili ma significativi.
Allora noto: l'amicizia profonda tra ragazzi di paesi diversi, classi scolastiche plurali e inclusive, volontari che senza distinzione di categorie aiutano chi è in difficoltà, buone pratiche di comunicazione, amministratori e cittadini che ogni giorno sono impegnati a costruire comunità locali aperte e solidali.
E torna la speranza.

Valerio Corradi - dal Giornale di Brescia

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