«Qualcuno mi dà una mano? Gli do 233 euro»
di red.

Gentili, sono una istruttrice della piscina Idro, ex dipendente della società che aveva in gestione la struttura fino a giugno...


Scrivo a voi sperando che qualcuno si interessi ad un problema importante, che esiste per me come per tanti altri istruttori di piscina e palestra in tutta Italia.

La scorsa estate il titolare della società ha lasciato la gestione della struttura trascurando di pagare gli ultimi due mesi di lavoro a noi dipendenti.
Abbiamo naturalmente chiesto un incontro con lui, ma ha rifiutato di presentarsi.

Mi sono rivolta allora all’Ispettorato del Lavoro di Brescia, che ha chiesto un colloquio tra me e il titolare davanti ad un funzionario. Purtroppo, anche questa volta lui non si è presentato. 
L’Ispettorato ha avviato dunque gli accertamenti, ma ha chiuso la pratica dopo un paio di mesi perché manca la "certezza sulle ore lavorate".

Questo accade perchè gli istruttori di nuoto sono assunti con un contratto “per esercizio di attività sportiva dilettantistica” che prevede compenso annuo inferiore ai 7500 euro. Pertanto il reddito percepito rientra fiscalmente tra i “redditi diversi”.
In parole povere, i dipendenti non prendono busta paga, ma emettono una ricevuta a cui viene applicata una marca da bollo da 2 euro. Le ore lavorate vengono semplicemente segnate su un foglio ore, nonché in un registro di segreteria.

Dunque, mancano prove.
La testimonianza dei colleghi che si sono visti lavorare a vicenda, la testimonianza dei clienti, la testimonianza delle segretarie, il foglio ore e soprattutto i messaggi in cui il datore di lavoro ci avverte di non poter pagare quanto dovuto, a quanto pare, non sono sufficienti a dimostrare che ci sia lavoro non pagato.

Accantonato l'Ispettorato del lavoro, mi sono rivolta a organi sindacali, conoscenti e amici più o meno competenti per avere un semplice consiglio su come muovermi.

La risposta è sempre la stessa da tutti:
"Sono situazioni complicate",
“Per cifre così basse non vale la pena iniziare un'azione legale”.
La sola iscrizione ad un sindacato avrebbe un costo che si aggira tra i 50 e i 100 euro. Io devo riceverne 233.

La rassegnazione sembra essere l'unica strada.
Tra noi c'è chi ancora studia, c'è chi lo fa come secondo lavoro, ma anche chi lo fa come lavoro principale, e non tutti possono permettersi i costi di un avvocato.
C'è chi con quei soldi arrotonda, chi li usa per pagare le bollette, chi ci vive completamente.
Qualunque sia la destinazione del proprio stipendio, ogni persona che presta un servizio professionale ha il diritto di essere pagata, a maggior ragione se questo servizio era vincolato ad un contratto.

E' la seconda volta che mi trovo in una situazione di questo tipo e ad oggi non mi risulta che in Italia ci sia alcuna tutela gratuita per chi guadagna meno di 7500 euro l'anno. Spero di sbagliarmi.
Inoltre, stando ai toni scoraggianti di Ispettorato del Lavoro e Sindacati, non c'è alcuna tutela garantita per i contratti sportivi. Quello di Idro temo sia solo uno dei tanti episodi che purtroppo non vengono segnalati.

Spero attraverso questa lettera di attirare l'attenzione di qualcuno che voglia interessarsi al mio caso e magari se ne prenda carico, accontentandosi di ricevere come compenso i 233 euro che otterrei in caso di vittoria.

Svolgere un lavoro, ogni lavoro, significa aver dedicato tempo e denaro alla propria formazione. E' indescrivibile l'amarezza che si prova quando le proprie fatiche non vengono giustamente riconosciute e pagate. Questo lo sanno tutti quelli che ci sono passati, sia che aspettassero 1 euro, sia che ne aspettassero 2000.

Per queste festività a noi ex dipendenti non resta che sperare in un (dovuto) regalo da parte di Babbo Natale, magari nelle vesti del titolare insolvente.

Grazie per l'attenzione e buone feste a tutti voi.

Lettera firmata, arrivata in redazione il 22 dicembre.

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Abbiamo contattato il datore di lavoro qui citato al quale abbiamo offerto il diritto di replica: avremmo pubblicato volentieri, nello stesso tempo, sia questa lettera sia la sua risposta.
Ad oggi però nulla ci è pervenuto.
Ubaldo Vallini

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4 gennaio 2018

L'estensore della lettera ci scrive di nuovo e puntualizza:

«In seguito alle reazioni che ha suscitato la mia precedente lettera devo fare due doverose precisazioni:
La gestione attuale della struttura di Idro non ha niente a che fare con la precedente e lavora nel massimo rispetto dei collaboratori.

In secondo luogo, non sono contraria ai contratti per prestazione di attività sportiva, ne' sono contraria a formalizzare e contrattualizzare i lavori al di sotto dei 7500 euro di reddito.

Quello che volevo evidenziare è che sembra ci sia una totale mancanza di assistenza legale alla portata delle persone meno abbienti.
Inoltre, nonostante le prove che ho citato, gli ispettori di competenza non sono riusciti a recuperare questi crediti; viene da domandarsi perché la giustizia debba essere così complicata quando tutto è apparentemente così semplice.

Grazie».


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