Bambino io, bambino tu
di John Comini

Essendo vecchio, non ho molte fotografie della mia infanzia, la mia età dell’oro. Ho le foto di quando ero all’asilo, della prima comunione, di quando ero in colonia a Livemmo o al mare…


Mi manca una foto di quando ero alle scuole elementari con il maestro Grumi. Ma tempo fa, grazie all’amico “Gioan” Lavo, ho scoperto tre fotografie in cui “mi sono ritrovato”. Sono datate 1963. Una è stata scattata alla festa di San Luigi, durante la corsa nei sacchi. Osservatela bene: sono tutti maschi, perché era l’Oratorio Maschile, ben separato da quello femminile (la mia futura moglie con l’amica Daniela sarebbero arrivate dopo…grazie a Dio!).  Due foto si riferiscono ad un pellegrinaggio a Caravaggio con il grandissimo curato don Giovanni. Sono 2, ma sono diverse, e anche se una è leggermente sfocata la conservo gelosamente (del resto, spesso sono sfocato anch’io…). Guardo la mia immagine: chissà cosa pensavo in quel momento? Chissà che desideri avevo, chissà quali sogni sognavo? Di certo ero felice, perché sentivo di essere amato dai miei genitori. E poi avevo un sacco di amici, e con gli amici la vita si colora.

“È l’amico è una persona schietta come te
che non fa prediche e non ti giudica
tra lui e te è divisa in due la stessa anima…
È l’amico è qualcosa che più ce n’è meglio è
è un silenzio che vuol diventare musica
da cantare in coro io con te…”
 (Dario Baldan Bembo)

In questi due mesi le maestre della Scuola dell’Infanzia “I. Cantoni” di Prevalle mi hanno invitato a fare delle letture animate ai loro bambini, presso la biblioteca comunale. All’inizio ero perplesso, non sapevo se avrei catturato l’interesse di questi “piccolini”, ma alla fine è stata tutta una sorpresa. Mi sono divertito a fare un po’ di animazione, io che ormai sono prossimo alla “rianimazione”. Per attirare l’attenzione di quegli splendidi bambini è bastato un pizzico di magia: un campanellino, una pila, una tela appesa agli scaffali a far da tenda, un po’ di facce buffe, e la lettura dei bellissimi libri è diventata un viaggio incantato. Perché il libro è il modo più veloce per viaggiare in mondi straordinari e terre lontane, senza nemmeno prendere una bicicletta, o un’automobile, o il treno o un aereo. Perché chi legge vola lontano!

“Se i libri fossero di torrone,
ne leggerei uno a colazione.
Se un libro fosse fatto di prosciutto,
a mezzogiorno lo leggerei tutto.
Se i libri fossero di marmellata,
a merenda darei una ripassata.
Se i libri fossero frutta candita,
li sfoglierei leccandomi le dita.
Se un libro fosse di burro e panna,
lo leggerei prima della nanna.”
(Roberto Piumini)

Mi è arrivato questo messaggio: “Le bambine ed i bambini sono lieti di invitarla al succolento pranzo di Natale che si svolgerò presso la mensa della scuola il giorno venerdì 22 dicembre. Cibo di ottima qualità, vino d’annata e soprattutto la compagnia delle stupende maestre. Certi di averla allettata con la nostra proposta, le mandiamo un grande saluto ed un grosso grazie per le belle mattinate che ci ha fatto trascorrere. I bambini e le bambine la attendono con entusiasmo.” E certo che vengo! Anche perché ci sarà (spero) la “mia” mitica Dirigente! Anche se, dopo pranzo, tornerò subito a casa per il mio pisolino post-prandiale. Mi sovviene però un dubbio: ci si siede sulle seggioline dei bambini? Capisco la Dirigente, ma mé sò grand e gross...come el bò nela stàla! In questo caso, vale la canzone: “Aggiungi un posto a tavola, anzi due.”
Approfitto per ringraziare l’amico Giovanni, bibliotecario sempre cordiale e disponibile, che tra l’altro suona con moglie e figlio nella “Giulywild band”. Cercate su YouTube la loro bellissima canzone in inglese, “Il profumo della rosa”

“La strada dei sogni sta seguendo un percorso tortuoso,
in cui niente sembra essere davvero al suo posto...
Sentimenti complicati, frustrazione,
incapacità di aspettare il tempo necessario,
accompagnano i miei giorni
Il profumo della rosa è quasi ineffabile
e se il vento soffia forte, scompare del tutto
Sentiamo solo il dolore che abbiamo avuto
per questi graffi di spine di rosa che non vogliamo toccare.”

Prima di andare a pranzo con maestre e bambini, farò un giro a cantare qualche canzoncina natalizia presso i “miei” ragazzi, ora in quinta. Mi avevano regalato una scatola piena dei loro messaggi, e ho fatto una gran fatica a leggerli. Continuavo a piangere! Ne trascrivo alcuni, vorrei vedere cosa avreste fatto al mio posto…
“Grazie per aver sopportato me (il matto della classe). E per averci insegnato non solo la matematica ma anche le lezioni importanti sulla vita.

Caro maestro John, mi ricordo le tue lezioni spassosissime, mi manchi veramente tanto e non dimenticherò mai il tuo galletto di riporto. Dopo 4 anni passati insieme non riesco ancora ad accettare che tu sia andato via. Però ogni anno ti rende più forte e superiamo le delusioni, l’andata di un maestro fantastico ma noi crediamo veramente che tu ci vuoi bene e che noi te ne vogliamo ancora di più e non ti dimenticheremo mai!
Sei un maestro speciale e non ti vorrei mai lasciarti andare.
Spero che tieni sempre alla Juve…(e certo che sì!)
Non sono brava in inglese ma so dirti I love you
Non sono brava in geografia ma so che abiti nel mio cuore
Non sono brava in matematica ma so che io+te= siamo inseparabili
Non sei d’oro, non sei d’argento ma sei un grande maestro al 100%
Tu ci hai insegnato ad essere bravi e gentili con tutti come lo sei te questa idea che ci hai dato è servita molto, a tutti noi, persino alle maestre. Gli spettacoli che fai piacciono a tutti. Adesso farai spettacoli per milioni di bambini (non esageriamo…)
Mi manchi molto, è stato strano iniziare la scuola senza il tuo sorriso che mi colpisce. La matematica con te è divertente, anche quello che è già lo diventa ancora di più. Ogni giorno con te è una festa meravigliosa (chiedere a mia moglie, please!)
Mi mancano le tue battute e il tuo carattere sempre allegro. Con te è stato semplice imparare la matematica perché hai saputo rendere divertente una materia complicata.
Come regalo di Natale vorrei tanto che tu tornassi nostro maestro. Mi mancano le tue risate, le tue battute e i tuoi spettacolari spettacoli. Per me hai fatto un grandissimo sbaglio ad andare in pensione. Tu sei il 1.000.000.000% (stiamo studiando i miliardi), il meglio del meglio, anzi di più!!!!!
Anche se tu non ci sei, noi ti sentiamo nei nostri cuori, con quella risata contagiosa, con le tue battute più memorabili e con l’affetto che ci regali ogni giorno.”

E giù cuoricini a profusione, e giù lacrime… Ma io non sono quel maestro di cui hanno scritto i “miei” ragazzi! Capite adesso perché fare il maestro è il più bel lavoro del mondo? (o lo dico solo perché sono in pensione? Eh eh eh!)

“Sembrava primavera ed era inverno,
e c'erano dei fiori tutto intorno
doveva essere buio e c'era luce,
e tutto quello che mi piace.”
(Zucchero)

Ma vorrei invitarvi tutti (anche se il teatro pare sia già “sold out”) allo spettacolo “Un giorno speciale” che verrà rappresentato dagli alunni della scuola Primaria di Sopraponte, venerdì 20 alle ore 20. Si tratta di una piccola storia sull’amicizia scritta e diretta dal sottoscritto con la collaborazione dell’amico Luca Lombardi.

Si farò nel teatro dedicato al leggendario don Antonio Andreassi, cappellano degli Alpini e per oltre 46 anni parroco di Sopraponte.  Don Antonio era amato non solo dai  suoi parrocchiani, ma anche dalle persone meno solite a frequentare la chiesa. Oltre alla sua attività pastorale aveva creato la colonia sul monte Magno, la chiesetta degli alpini, le case di Villa Pace, il campo sportivo e l’avvio dell’oratorio. Ho alcuni bellissimi ricordi di don Antonio, come alcune prediche che faceva, ricordando il sacrificio dei nostri alpini in Russia. E davvero mi batteva il cuore ascoltando le sue parole, e mi sembrava di essere là, in quelle lande gelide e desolate, e di vedere i nostri poveri ragazzi nel lungo cammino alla ricerca di una baita e di un po’ di pace. Ricordo quando facevo l’educatore ACR presso la colonia di monte Magno e quando abbiamo presentato lo spettacolo “I racconti di un pellegrino russo” con il Gruppo Teatrale nella chiesa parrocchiale (recitavano anche Lara e Silvia Andreassi, le sue belle nipoti). Don Antonio era una persona sempre entusiasta, disponibile, anche se mentre gli parlavo temevo per quell’enorme cane lupo che scodinzolava attorno al tavolo (ma mi diceva “è buono, è buono…” Ma mé ghaie una fifa del diàol…).

Insomma, l’avrete capito, ho una settimana intensa, devo correre di qua e di là, sono sempre in mezzo ai bambini (e alle stupende maestre). Cosa non si fa per sfuggire all’amata, dolce, tenera consorte!

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo

maestro John Comini
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