L'armadio della vergogna
di Guido Assoni

E’ indubbia la responsabilità collettiva di molti italiani per quanto concerne la identificazione degli ebrei su base razziale come entità da discriminare e perseguitare, da stanare casa per casa, da deportare nei campi di sterminio e da consegnare ai tedeschi per la soluzione finale del problema ebraico


Gli ebrei vennero arrestati e deportati non per quello che avevano fatto o avrebbero potuto fare, ma per quel che erano.
Diverse le modalità di coinvolgimento e le forme di partecipazione al progetto di annientamento del popolo ebraico:

◄ Da coloro che compirono materialmente gli arresti: polizia, carabinieri, finanzieri, membri della milizia e della Guardia Nazionale Repubblicana e volontari fascisti;

◄ A coloro che compilarono la lista delle vittime: i podestà, segretari ed impiegati comunali e statali dell’anagrafe razzista, funzionari di polizia, prefetti, questori e capi gabinetto;

◄ Ai delatori che segnalarono, denunziarono, consegnarono e tradirono i propri vicini, i colleghi e persino i propri amici per procacciarsi vantaggi immediati ovvero laute ricompense economiche a prezzi fissi magari differenziati in caso di segnalazione di bambini, oppure per subentri in incarichi rilevanti o avanzamenti di carriera o semplicemente per invidia e ignobiltà.

Non dimentichiamo i giornalisti, pubblicisti e fanatici ideologi del fascismo che fecero da battistrada alle leggi razziali:

•  Telesio Interlandi, direttore dell’indifendibile “La difesa della razza”, fondatore del quotidiano “Il Tevere” e del settimanale “Il Quadrivio” e autore del libello “Contra judaeos”;

•  Giovanni Preziosi, ex sacerdote e agitatore, fondatore della rivista di stampo antisemita “La vita italiana”, presidente dell’ispettorato per la razza e che curò la diffusione de “I protocolli dei savi di Sion”, in edizione ampliata da una ottusa prefazione di Julius Evola e da una nutrita appendice di propri scritti a sfondo razzista;

•  Roberto Farinacci, fondatore del quotidiano “Il regime fascista” in cui auspicava la “soluzione radicale” antiebraica;

•  Paolo Orano, sindacalista rivoluzionario definito “la memoria storica dell’antisemitismo italiano” autore del pamphlet “Gli ebrei in Italia”;

Per non parlare di coloro che sequestrarono e confiscarono i beni agli ebrei, descrivendone i patrimoni requisiti nei minimi dettagli, conservandoli o trasferendoli ad altri uffici o autorità e non di rado accaparrandoseli per uso personale o per destinarli alla vendita traendone profitto.

Nella catena delle responsabilità vanno annoverati anche coloro che stettero supinamente a guardare o che rivolsero lo sguardo altrove mentre imperversava la bufera razziale.

Certamente gli italiani coinvolti nel genocidio non spararono sui bambini ebrei e tantomeno non azionarono le leve per l’introduzione del gas nelle camere della morte, ma hanno “contribuito a creare le condizioni spirituali perché si uccidesse e si deportasse, perché si consumasse il più orrendo dei crimini, quello che ci fossero razze e non uomini”.

Numerosi fascicoli processuali relativi a crimini di guerra perpetrati sul territorio italiano durante l’occupazione nazifascista per “motivi di opportunità politica, in un certo senso una superiore ragion di stato” vennero occultati per decenni in un armadio girato appositamente con le ante verso il muro in un locale di palazzo Cesi-Gaddi di Roma.

L’armadio della vergogna.

Vergogna per il contenuto, vergogna per l’occultamento, vergogna per l’insabbiamento dei nomi dei responsabili.

Solo nel 1994, l’armadio venne rigirato nella posizione naturale e vennero alla luce episodi raccapriccianti avvenuti nei campi di concentramento per ebrei di Fossoli e Bolzano, oltre alle stragi naziste come gli eccidi di Sant’Anna di Stazzema, delle Fosse Ardeatine, di Marzabotto, dell’alto Reno e molti altri ancora.

Due grandi storici, uno ebreo e l’altro italiano,
rispettivamente Meir Michaelis e Renzo De Felice hanno sempre sostenuto che l’antisemitismo fascista fu determinato dalla volontà di facilitare l’avvicinamento tra la Germania nazista e l’Italia fascista.

Una tesi che non regge all’evidenza dei fatti nonostante siano stati pochi i fascisti, artefici del genocidio degli ebrei, ad essere condannati per tali efferati crimini.

La stessa cosa non si può dire per i gerarchi nazisti alla sbarra al processo di Norimberga.

Guido Assoni

Biografia
Simon Levis Sullam:  “I carnefici italiani. Scene dal genocidio degli ebrei, 1943-1945”;
Mimmo Franzinelli: “Le stragi nascoste: l’armadio della vergogna, impunità e rimozione dei crimini di guerra nazifascisti. 1943-2001”;
Marino Ruzzenenti: “Shoah. Le colpe degli italiani”;
Marino Ruzzenenti: “La capitale della RSI e la Shoa. La persecuzione degli Ebrei nel Bresciano (1938-1945);
Vincenzo Vitale: “In questa notte del tempo”;
Francesco Germinario: “Latinità, antimeridionalismo e antisemitismo negli scritti giovanili di Paolo Orano (1895-1911);
Relazione conclusiva del Consiglio della magistratura militare, plenum del 23 marzo 1999.

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