La Val Sabbia e la nuova agricoltura di montagna
di Valerio Corradi

“Montanaro”, “campagnolo”, “provinciale” sono solo alcune delle espressioni che in un tempo non molto lontano venivano utilizzate dall’uomo urbano per apostrofare e stigmatizzare coloro che provenivano da aree periferiche e rurali o che erano impegnati nel settore primario. Ora invece...


Malgrado difficoltà e pregiudizi, oggi le aree rurali montane possono diventare luoghi di innovazione e reddito anche per i giovani.
Vediamo le prospettive dell’agricoltura di montagna.   

La città era vista come un luogo avanzato e innovativo rispetto a una campagna arretrata e povera di stimoli. Di conseguenza anche chi lavorava la terra era visto come persona magari “buona” ma limitata.
La dominanza della cultura urbana portava a sottolineare la dipendenza “culturale” della comunità rurale dalla città, unico riferimento della modernità.

L’idea che dalla campagna non arrivi nulla di innovativo e di stimolante sembra essere ancora presente.
Il mondo rurale non darebbe le stesse opportunità di vita della città e non sarebbe in grado di dare un contributo originale allo sviluppo.

E’ corretta questa lettura? E’ ancora così marcata oggi la differenza tra città e campagna?
Questa lettura perde di vista la contaminazione tra il rurale e l’urbano avvenuta negli ultimi decenni.

In molti ambiti apparentemente periferici del nostro territorio
si assiste al nascere di una nuova ruralità che è portatrice e incarna nuovi modelli culturali, nuovi stili di vita, e una visione del benessere non più improntata al materiale e alla quantità.
È un fenomeno che ha a che fare con la riscoperta del mondo contadino nei suoi antichi valori, economici e culturali e che non è testimoniato da nostalgici anziani, ma da molti giovani che compiono scelte diverse e che spesso tornano alle origini.

I contadini di oggi non sono soggetti sociali marginali rispetto ai grandi processi di modernizzazione e di sviluppo ma, soprattutto nelle aree montane, rivestono un ruolo importante nel mantenimento di certa forme di autonomia sociale, politica e nel controllo delle risorse, e spesso lo fanno introducendo una varietà di risposte innovative volte a ricostruire i cicli ecologici e a creare un nuovo patto con la terra e con il territorio locale.

Contro certi persistenti pregiudizi urbani oggi, forse, è alla nuova ruralità che occorre guardare per cercare una nuova visione dello sviluppo e, forse, anche un nuovo modo di vedere il progresso.

Anche per la Valle Sabbia la promozione dell’agricoltura in territorio montano sembra importante per garantire, nel futuro, il presidio del territorio e la salvaguardia dell’ambiente.
Inoltre, tramite la valorizzazione dell’agricoltura di montagna si può scoprire un nuovo motore di sviluppo per l’economia locale.

Questa si deve basare su progetti locali ampi e lungimiranti che consentano di presidiare nicchie di mercato in espansione basate su prodotti quali: erbe officinali (es. menta, biancospino, lavanda), zafferano, frutti di bosco, formaggi ecc.
Al contempo la stessa attività agricola, per uscire dal livello di sussistenza, deve allargarsi e incontrare positivamente il settore turistico e quello della promozione del territorio.

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