«Ricordi di Carbonèr. Storie di montagna e lavoro»
di a.p.

E' in programma per domani, 24 novembre, a Storo la serata culturale di chiusura del ciclo di conferenze a corollario della mostra «Uomini, boschi e prati. Paesaggi dell'umanità»


Questo venerdì, 24 novembre, alle 20.30 presso la sala municipale di Storo si chiude un ciclo di conferenze a corollario della mostra itinerante «Uomini, boschi e prati. Paesaggi dell'umanità». Dopo un saluto dell'Assessore alla cultura del Comune di Storo Loretta Cavalli, a moderare i tanti interventi sarà Roberta Bonazza.
 
Una serata culturale di narrazioni passate e presenti promossa da MaB Biosfera Unesco «Alpi Ledrensi e Judicaria dalle Dolomiti al Garda» in collaborazione con il Comune di Storo in onore del paesaggio che ha meritato il prestigioso riconoscimento e degli uomini e delle donne che quel paesaggio hanno curato e custodito, accostati ad un percorso di ricerca che oggi prosegue in quella cura e in quella custodia.
 
L'attenzione dell'incontro “Ricordi di Carbonèr. Storie di montagna e lavoro” si sofferma su sequenze  che hanno segnato profondamente il destino di tante famiglie di Bondone che sulle montagne hanno vissuto e lavorato in una relazione necessaria per trarne sostentamento, attraverso la produzione di carbone da vendere nel fondovalle. A ricordare il passato ci sarà Pierino Mantovani che, come ha scritto in una sua pubblicazione dedicata ai Carbonèr, ha pensato «di dare testimonianza di una sacrificata realtà storica, affinché non vada perduta la memoria delle tante generazioni di Bondonesi (e di tanti altri carbonér del Trentino e della Valvestino) che hanno dedicato la loro esistenza a fare il carbone di legna sulle montagne delle nostre vallate trentine e bresciane».
 
Con lui Giampaolo Capelli, appassionato “cantore” del passato del suo paese, che ricorda come sia opera sapiente predisporre e sistemare prima con perizia la catasta di legna intorno al palo centrale; quindi, ricoprirla di foglie e terra e poi, tolto il palo, inserire il fuoco al suo interno in base alla grandezza del “pojàt” e come il carbonaio dopo l'accensione dovesse controllare giorno e notte che non andasse a fuoco.
 
Per parlare del presente ci saranno Dario  e Mansueto Scalmazzi, tra gli ultimi depositari del mestiere del carbonaio, che fino agli anni ’50 impegnava l’intero paese di Bondone in Valle del Chiese. Per la parte scientifica ci sarà la testimonianza del gruppo di lavoro che oggi, attraverso la collaborazione tra il Comune di Bondone, l’Associazione I Carboner, la Rete di riserve Alpi Ledrensi, il MUSE – Museo delle Scienze di Trento, sta cercando, con una ricerca etno - archeologica, di dare profondità storica a questo mestiere, di valorizzarlo legandolo alla gestione del bosco e al turismo sostenibile e raccontandolo al pubblico con eventi divulgativi e attività formative, per fare in modo che quest’antica attività tradizionale, profondamente legata al territorio, non venga persa, ma le venga data nuova linfa per continuare ad esistere.
 
Una serata tra passato e presente che vuole raccontare una storia rivolta alle comunità, alle istituzioni e alle persone che abitano e vivono questi territori, per tenere in vita l’antico rapporto con la terra in una reciprocità con la natura di cui Unesco ha riconosciuto scientificamente e certificato il valore. Alla serata è stato invitato anche il Circolo pensionati del Voi per il suo lavoro culturale sul campo.
 
 
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