Senza categoria
di Luca Rota

Quando le categorie non contano. Potrebbe essere questo lo spot riguardante la “figurina” di questa settimana. Sì, perché fare quello che ha fatto lui, non è roba da tutti, né di bassa categoria. Al massimo di un’altra categoria!


Questa la storia calcistica di Igor Protti, un metro e settanta per sessantacinque chili, ruolo attaccante, segni particolari: grandissimo goleador, a prescindere dalla categoria.

Parte giovanissimo dalla C1 a Rimini, la sua città, ma viene subito adottato dal Livorno (nella stessa categoria), dove resterà per tre stagioni. Lasciati i labronici fa la spola tra Nord (Virescit Bergamo) e Sud (Messina) approdando finalmente in B. Giunge a Bari venticinquenne, ma con quasi già un decennio di carriera tra i professionisti (esordisce a sedici anni), anche se con pochi gol all’attivo. Alla seconda stagione tra le fila dei pugliesi conquista la promozione in A.

Ma il cambio di categoria lo vede far da riserva al “cobra” Tovalieri nella prima stagione nella massima serie. I galletti però mantengono la categoria. Nella seconda un po’ a sorpresa, viene lanciato titolare a fianco del gigante svedese Kenneth Andersson. A fine campionato i pugliesi ritorneranno amaramente in B, ma Protti vincerà la classifica cannonieri ex aequo con Beppe Signori, segnando ben 24 reti! Precedente ancora oggi unico: mai un capocannoniere è appartenuto ad una squadra poi retrocessa.

In estate se lo contendono Inter e Lazio, ma alla fin la spuntano i biancocelesti. Il Bari incassa bene, ma l’idillio tra la punta e i laziali non sembra di quelli fantastici. Così viene girato in prestito al Napoli, dove segna poco, e Bari sembra lontana anni luce. Ritorna alla Lazio in Estate, all’età di 31 anni, ed i capitolini lo “retrocedono” in B alla Reggiana, dove gioca una buona stagione, anche se sempre lontano dai livelli espressi in Puglia.

Ecco però che allo scoccare dei 33 anni, età nella quale di solito i calciatori iniziano a pensare al ritiro (almeno in quegli anni era così), “lo Zar” decide di ritornare dove appena ventenne era avvenuta la sua maturazione calcistica. Così “retrocede” (stavolta da solo) in C1 per scelta, ritornando Livorno, che da sempre gli è rimasta nel cuore.

Con gli amaranto vince per due stagioni consecutive la classifica dei marcatori (20 e 27 gol) riportandoli in B dopo un trentennio. L’anno successivo è principe dei marcatori anche nella serie cadetta (23 gol), stabilendo così un record condiviso col solo Dario Hubner: capocannoniere di tutte e tre le serie professionistiche.

La sua sembra sul serio una seconda giovinezza. Dopo tanta gioventù tra C e B, a 37 anni suonati Protti non pensa minimamente al ritiro, ed anzi, in coppia con Cristiano Lucarelli (anch’esso figlio, ma “legittimo”, della città amaranto), riporta il Livorno in A dopo mezzo secolo abbondante. A fine stagione i suoi gol saranno 24, che sommati ai 29 del compagno di reparto, rappresenteranno uno score impressionante per la categoria e non solo.

Ritorna così in A
“con le sue gambe”, ma soprattutto con i suoi gol, lì dove l’ultima volta aveva giocato sei anni addietro in maglia biancoceleste; e lo fa dopo un lungo peregrinare tra B e C, fatto di tantissimi gol e di emozioni forti (la doppia promozione del suo Livorno resterà storica). Decide che può bastare così, ed a fine stagione dopo sei marcature, città e tifosi gli tributano un glorioso addio, dopo vent’anni di reti gonfiate in tutte le categorie professionistiche. Forse troppa poca A per uno come lui, ma va bene così, perché Protti è uno che non fa drammi. Lui fa gol, qualunque sia la categoria. Lui è oltre, un senza categoria.

Addirittura il Livorno ritira la sua numero 10, ma lo Zar generosamente la consegna a Tavano due stagioni dopo. Ad oggi ha smesso di fare gol per fare il dirigente. Non ci vuole troppa fantasia per immaginare dove, da due stagioni, operi come club manager; a Livorno, in Lega Pro (l’odierna C1), dove una città intera spera che ricompia il miracolo.
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