Profughi a Gavardo, una realtà sconosciuta
di Clan Alta Quota - gruppo scout Gavardo 1

Interessante iniziativa quella intrapresa dal Gruppo Scout Gavardo 1 sul tema dei richiedenti asilo per conoscere in maniera diretta una tematica attuale e spinosa


A Gavardo vengono ospitati una quarantina di ragazzi di diversa provenienza (le principali sono Senegal, Gambia e Bangladesh) che rientrano nel progetto di accoglienza nazionale. Il tema dell’immigrazione è un argomento sul quale il dibattito pubblico è molto attivo. Ci sono opinioni divergenti sul tema, che molto spesso si fondano su considerazioni personali non supportate da un contatto concreto con la realtà in questione. Come Clan del gruppo scout di Gavardo ci siamo sentiti chiamati a interrogarci su questo fenomeno e nel farlo si è sviluppata in noi l’esigenza di prendere una posizione.

Inizialmente ci siamo interessati alle leggi che regolamentano il processo di accoglienza dei richiedenti asilo. Abbiamo incontrato diverse figure locali che lavorano a stretto contatto con questa realtà. Il meccanismo di accoglienza è molto complesso ed è articolato in più fasi. Dopo l’arrivo i ragazzi vengono smistati sul territorio nei CARA (centro di accoglienza per richiedenti asilo, a Brescia il centro Pampuri) per essere spalmati nella provincia in centri più piccoli. Questi ultimi possono essere gestiti sia da privati (CAS) che da cooperative (SPRAR). Ogni centro deve garantire vitto e alloggio, vestiario, corsi di alfabetizzazione, assistenza sanitaria, psicologica e legale. Nella nostra indagine abbiamo riscontrato diverse modalità di gestione.

A Villanuova sul Clisi la cooperativa Area, in collaborazione con il Comune, ha avviato un progetto di micro-accoglienza in cui ospita 6 ragazzi che vengono quotidianamente seguiti da personale specializzato. Ai ragazzi vengono proposte molteplici attività grazie alle quali acquisiscono alcune competenze professionali, autonomia nella gestione quotidiana e conoscenza del territorio nel quale sono accolti.

A Gavardo sono presenti tre diverse realtà che differiscono per numero di richiedenti ospitati e per come è nato il progetto di accoglienza. A Sopraponte in spazi comunali è ospitato un piccolo gruppo di ragazzi su disponibilità dell’amministrazione comunale affidati alla gestione della cooperativa Area.

A Soprazzocco ci sono 7 ragazzi; in questo caso l’iniziativa è partita da un privato. In centro a Gavardo, su iniziativa di un privato cittadino non residente, vivono un numero variabile di ragazzi (da 40 a 45). Pur essendo un numero abbastanza rilevante abbiamo notato che la maggioranza della popolazione, noi compresi, non era a conoscenza di questa presenza. Ciò aveva come conseguenza il fatto che fossero isolati, spesso ignorati, relegati alle quattro mura che li ospitano, trasformandole di fatto in una specie di ghetto.

Ci siamo avvicinati ad alcuni di loro invitandoli a mangiare qualcosa insieme per iniziare a conoscerli, approfondire le loro storie, scoprire i loro sogni e capire quali fossero le loro esigenze. Durante questi incontri abbiamo trovato dei ragazzi tali e quali a noi, con la stessa ambizione a costruirsi una vita felice, piena, la speranza di trovare un lavoro che li renda autonomi e utili per non essere un peso nel posto in cui vivono.

Parlare con loro è stato faticoso perché, pur dovendo frequentare da molti mesi corsi di alfabetizzazione, il loro livello di comprensione e utilizzo dell’italiano è estremamente basso. Ci siamo interrogati su cosa avremmo potuto fare per sostenerli nelle loro necessità più urgenti, e abbiamo capito che tanti dei bisogni che non ricevevano adeguata risposta erano oltre le nostre competenze. Ciò che invece eravamo in grado di fare era cercare di occupare parte del loro abbondante tempo libero con attività varie finalizzate a ravvivare il loro entusiasmo, poiché ci siamo accorti che l’ozio a cui erano ormai rassegnati aveva ridimensionato le loro prospettive di vita.

Stare per lungo tempo senza fare nulla li aveva portati a non vedere davanti a loro un futuro con qualche possibilità che andasse oltre la semplice sopravvivenza, e di conseguenza la loro vita era priva di entusiasmo, allegria e vivacità.

Assieme a loro abbiamo provato ad uscire delle sere, a fare qualche sport, sono venuti con noi un sabato e domenica a navigare in canoa sul lago di Garda, siamo andati alla Festa dei Popoli, e avremmo voluto fare molto altro, ma l’impegno che si stava prospettando andava oltre quelle che erano le nostre possibilità in termini di tempo, idee, autonomia…  poiché loro sono tanti e noi solo un piccolo gruppo, alcuni dei quali nemmeno maggiorenni.

Crediamo sia necessario non rimanere soli in questo impegno che intendiamo mantenere, ed è per questo che abbiamo deciso di muoverci seguendo due strade.

La prima è diffondere nella nostra comunità la notizia che a Gavardo ci sono queste persone, e aumentare la conoscenza di quali sono i loro bisogni, nella speranza che anche altre persone abbiano voglia di essere disponibili e vogliano infrangere le barriere fittizie che relegano questi giovani nel loro isolamento e nell’inezia, mentre avrebbero voglia di fare molto di più.

La seconda è di creare una collaborazione
con altri gruppi dell’oratorio o della comunità gavardese, e assieme a loro elaborare un’ampia gamma di proposte in modo da dare continuità al percorso intrapreso, e rendere così la vita di questi nuovi gavardesi più varia, serena e felice, perché possano superare con più tranquillità il difficile iter che si prospetta loro in quanto profughi.

Se qualche lettore maturasse la volontà di contribuire, o anche solo la curiosità di approfondire la questione, siamo disponibili:
clangavardo@gmail.it


Clan Alta Quota - gruppo scout Gavardo 1
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