«Lucone di Polpenazze, dieci anni di ricerche»
di Redazione

È in programma per questa sera, presso il Museo Archeologico della Valle Sabbia, una conferenza di Marco Baioni e Claudia Mangani per illustrare i risultati delle ricerche degli ultimi dieci anni


Resti di cacciatori con l’arco e di prede, palafitte, utensili e vasellame. Sono gli straordinari cimeli che si conservano, e pian piano sono riportati alla luce, nel sito archeologico del Lucone, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. 
 
Tra le colline dove oggi si coltiva la vite, a Polpenazze, si celano i resti di un insediamento dell’Età del Bronzo che si è conservato tra le acque e i fanghi di un’area bonificata secoli fa, dove un tempo c’era il lago Lucone, sede di uno dei tanti siti palafitticoli presenti nell’arco alpino.
 
Il sito archeologico era noto già nell’800, ma venne riscoperto negli anni Sessanta, quando venne avviata una serie di ricerche, svoltesi tra il 1965 e il 1971 nell’area che ora viene denominata Lucone A. In seguito, nel 1986, G. Bocchio realizzò un piccolo saggio stratigrafico nell’area Lucone D, dove dal 2007 il Museo ha ripreso le ricerche.

Di questi dieci anni di scavi archeologici si parlerà stasera, venerdì 27 ottobre, nel corso della conferenza tenuta da Marco Baioni e Claudia Mangani. L’appuntamento è alle ore 20.30 presso il Museo Archeologico della Valle Sabbia a Gavardo, in piazza San Bernardino.

Per ulteriori informazioni info@museoarcheologicogavardo.it o 0365/371474. 
 
 
 
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