L'annuale ritrovo della Società Americana
di a.p.

Giornata di festa quella di oggi a Storo per il sodalizio che raggruppa i discendenti degli emigrati di fine Ottocento negli Stati Uniti


L'emigrazione storese, almeno negli ultimi decenni dell'800, ha avuto una sua accentuata presenza nel Nord America, quando alcuni concittadini si trasferirono per lavorare nelle miniere della Pensylvania, Ohio, Colorado e Wyoming.

Contrariamente all'emigrazione di adesso si doveva lavorare duramente, svolgendo mansioni molto pesanti. Moltissimi poi tornarono, altri si stabilirono definitivamente oltreoceano.

Da allora, in autunno, nipoti o pronipoti di loro si ricompattano per un incontro rievocativo. L’ultimo è avvenuto questa domenica mattina a Storo in occasione della Giornata Missionaria.

Dopo aver partecipato alla Messa nella parrocchiale, celebrata dal responsabile diocesano don Beppino Caldera, trasferimento al Miralago di Baitoni per la consueta rimpatriata alla quale c'erano anche rappresentanti dell’associazione Trentini nel Mondo e dell'Ufficio Emigrazione della Provincia, tra cui Antonella Giordani e Flavio Antolini. Da Riva del Garda, invece, dove era impegnato in un convegno, il presidente Alberto Taffner esprimeva a Renato Sai la propria vicinanza e un abbraccio a tutti coloro che fanno parte alla società Americana con un presto arrivederci a Storo.

A rappresentare l'istituzione di paese c’era Ersilia Ghezzi delegata consiliare che a sua volta, dopo aver portato il saluto del sindaco Luca Turinelli e della collega Loretta Cavalli si è detta orgogliosa di esserci. La vice presidente del consiglio comunale ha tra l'altro rievocato il passato da emigranti della sua famiglia, ad Appenzell, in Svizzera, dove tra l'altro lei è nata.

Renato Sai, subentrato al compianto Bortolo Scalvini alla presidenza, avverte: “A distanza di anni, oramai, nipoti e pronipoti che si riconoscono nella Società Americana (184) siamo soliti ritrovarsi per rievocare quanto a quell'epoca avevano fatto i nostri avi. In particolare il ceppo degli Scarpari, le cui famiglie portano lo “scotùm Marenar”, è proprio derivato da quella emigrazione. Nella stessa piazza Unità d'Italia c'è ancora un bar-caffetteria (da Gemma n.d.r.) che rievoca quella definizione. Un tempo, in occasione di processioni o funerali, la Società era sempre ben rappresentata, mentre ora all'ingresso del camposanto è rimasto un arco di lampadine che si accendono la notte”.

Ancora Sai: “Ma su quel periodo della nostra emigrazione oltre ad un monumento rievocativo realizzato nel 2003 all'imbocco di Via San Floriano a Storo e ad una ricerca storica sull'emigrazione, realizzata di recente da nostri concittadini studenti, anche la Cooperativa culturale Il Chiese – attraverso lo storico professor Gianni Poletti - ha dedicato una infinità di scritti. In uno di questi – riporta il dirigente scolastico a riposo - secondo don Guetti, dai paesi del decanato di Condino, dal 1870 al 1877, partirono per gli Usa ben 252 persone, di cui 31 morirono in America”.
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