«All'ombra del reticolato»
di Redazione

Questo sabato pomeriggio, presso la biblioteca di Muscoline, Roberto Maggi presenta i diari di Mario Maggi, combattente in Africa e prigioniero degli inglesi. Ingresso libero


Questo sabato, 21 ottobre, alle ore 17.00 presso la biblioteca di Muscoline, saranno presentati alla popolazione i diari di Mario Maggi, fedelmente trascritti e curati da Paolo e Roberto Maggi, insegnanti salodiani, nipoti dell’autore. Roberto Maggi dialogherà con Marcello Zane.

La vicenda di Mario Maggi,
salodiano, classe 1908, è magistralmente narrata in questi diari, gelosamente custoditi prima dall’autore stesso, successivamente dalla moglie e poi dalla famiglia, si sintetizza così: è la storia di un uomo che non volle mai venir meno ai propri ideali e che - senza nuocere a nessuno - pagò in prima persona il prezzo della fedeltà.

I due diari di Mario Maggi (“All’ombra del reticolato” e “Sulla via del ritorno”) raccolti in un unico, elegante volume, edito dalla casa editrice bresciana Liberedizioni, raccontano il trascorso storico, personale, a volte profondamente intimo, di un figlio del suo tempo; un tempo percorso da grandi tragedie e da conflitti, affrontati con la fede in Dio e nella Patria. Al di là della vicenda spiccatamente umana di Mario Maggi, i diari percorrono anche la vicenda, ancor oggi poco indagata, dei P.O.W., i prigionieri di guerra italiani catturati dagli inglesi in terra africana. L’esperienza di Maggi è quella di un recluso “ospite” di campi in Sudan (dal 1941 al 1943) e in Sudafrica (dal 1943 al 1947): ovvero una lunga durata, protrattasi oltre la fine della guerra, dalle durissime privazioni.
 
La difficoltà di comunicazione con le lontanissime famiglie, lo sprezzante atteggiamento dei carcerieri – che anche dopo l’armistizio e la fine della guerra non liberarono i loro “nuovi” alleati – resero i Prisoners of War manodopera a basso costo, dimenticati dal governo italiano, considerati a volte con disprezzo e diffidenza dai civili.

La testimonianza di Maggi è limpida e sincera nella duratura fedeltà alle proprie convinzioni e, soprattutto, agli affetti familiari.
Maggi aveva combattuto in Abissinia durante la guerra 1935-36. Si era guadagnato una croce di guerra al valor militare, perché nel suo ruolo di caporal maggiore portaferiti, espletò (come si afferma nella menzione d’onore) il suo compito durante i furiosi combattimenti nel Tembien, riuscendo a portare in salvo molti compagni con coraggio e sprezzo del pericolo.
 
La seconda guerra mondiale, Maggi, la combatte ancora in Africa Orientale partecipando alla conquista della Somalia britannica e alla battaglia di Cheren, di cui fu uno dei pochi superstiti.
 
In seguito al crollo dell’Africa Orientale Italiana, iniziò per Maggi la lunga prigionia nei lager inglesi, prima in Sudan e poi in Sudafrica. Spregiativamente classificato come Prisoner of War Recidive (prigioniero di guerra non disposto a collaborare), ritenne sempre in cuor suo un onore non aver venduto il proprio ideale.
 
Tardivamente rilasciato, Maggi poté riabbracciare la sua famiglia nel gennaio del 1947.
 
Passò in resto della sua vita dedicandosi al commercio delle scarpe prima a Brescia e poi a Salò e dilettandosi sulla tavolozza.
Socio del Nastro Azzurro, ha donato al museo salodiano la sua croce di guerra e la sua bandiera, che per anni è stata esposta nelle sale del museo stesso.
 
Mario Maggi è morto nel luglio del 1979.
 
Oggi grazie all’interessamento dei nipoti, la sua vicenda diviene patrimonio di tutti i salodiani e di coloro che lo hanno conosciuto e stimato.
 
160329Diari_prigionia_MarioMaggi.jpg 160329Diari_prigionia_MarioMaggi.jpg 160329Diari_prigionia_MarioMaggi.jpg