Alzheimer: più autonomia e meno farmaci? Si può
di val.

Fondazione Passerini e Gruppo di ricerca geriatrica di Brescia insieme, da più di un anno, per tentare di dare delle risposte al dramma che vivono ospiti e famiglie quando vengono colpiti dalle malattie della memoria



Moderare i disturbi del comportamento e allo stesso tempo ridurre l’utilizzo dei farmaci, nei casi di malattie della memoria? Si può.
E’ quanto viene messo in evidenza a poco più di un anno dall’avvio di un progetto che a Nozza di Vestone sta coinvolgendo il Nucleo alzheimer, che si occupa di 24 utenti all’interno della Fondazione Angelo Passerini, ed il Gruppo di ricerca geriatrica di Brescia (Grg) diretto dal professor Marco Trabucchi.

I risultati, racchiusi anche in un libretto, sono stati resi noti in occasione di un convegno ospitato dalla Fondazione al quale ha partecipato lo stesso Trabucchi, che ha lodato gli sforzi compiuti da tutti gli operatori nell’offrire un servizio di qualità difficilmente riscontrabile altrove.

La direttrice sanitaria dottoressa Cinzia Roberti
ha definito quali sono stati gli obiettivi clinici, la coordinatrice del Servizio di animazione del Nucleo Sara Butturini ha parlato delle procedure, mentre i risultati sono stati socializzati dal dottor Stefano Boffelli, consulente geriatra a Nozza e ricercatore all’interno del Grg.

«L’idea alla base del progetto era che il Nucleo potesse diventare per ciascun ospite un “posto che sia casa” – ha affermato Boffelli -. Per fare questo abbiamo introdotto un cambio di atteggiamento: non più procedure standardizzate nel rapporto con gli ospiti, ma obiettivi individualizzati. Il lavoro è ancora in corso e penso darà ancora i suoi frutti nel futuro.
L’ambiente si è fatto più tollerante e le persone più accettate: questo ha permesso di ridurre in larga misura i comportamenti aggressivi, di recuperare alcuni di spazi di autosufficienza, migliorare la deambulazione e lo stato nutrizionale.
Il tutto riducendo nel contempo l’utilizzo di sedativi».

Alla base di questi risultati ci sta la volontà dei verti della struttura di prepararsi ad un futuro in cui l’Alzheimer e le malattie della memoria in generale coinvolgeranno sempre più famiglie le quali si troveranno sempre più in difficoltà.

«Ci abbiamo creduto ed intendiamo andare avanti su questa strada continuando ad investire, nella speranza che anche questo possa contribuire ad alleviare la sofferenza di ospiti e familiari – ha affermato il presidente della Fondazione Passerini, Giovanni Zambelli, che è anche sindaco a Vestone -. Prossimamente riusciremo a diminuire il numero delle presenze per stanza, aumentando allo stesso tempo il numero delle stanze».

Il professor Marco Trabucchi ha dipinto il futuro a tinte fosche, non senza però elementi di speranza:
«Non ci sarà da divertirsi ad essere vecchi nel 2030 e nel 2040. Questa di Nozza ci appare come una realtà felice, ma nel complesso le rsa stanno vivendo un periodo di crisi drammatica» ha affermato.

Per poi aggiungere: «Dobbiamo prepararci ad un tempo in cui i vecchi saranno sempre più vecchi e sempre più ammalati ed il cambiamento e l’incertezza saranno la normalità.
Per quello che vedo oggi non potrà essere la politica a trovare risposte adeguate e credo che anche le imprese private avranno grosse difficoltà ad affrontare il fenomeno.
La soluzione potrà arrivare solo se saremo capaci di ritrovare quello spirito solidaristico che è un po’ la storia anche della Passerini e di altre grandi opere, collocando le residenze degli anziani dentro la comunità e la sua generosità».

Con un intervento del professor Alfredo Bonomi, è arrivata anche la voce dei familiari.
Bonomi ha elencato alcune criticità, come la presenza ridotta di spazi in relazione al Progetto ed un’auspicata continuità del personale.
Ma ha anche lodato l’iniziativa, definendo il Nucleo Alzheimer della Passerini «un fiore all’occhiello della Valle Sabbia».

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