In medio stat virtus
di Ezio Gamberini

E’ quasi mezzanotte, squilla il telefono: “Ciao Rigoberto, sono Giacomino, non hai per caso un’elettrovalvola servoazionata a due vie da prestarmi? …Ah, ce l’hai? Allora passo subito a prenderla? Va bene, grazie, arrivo”…


Rigoberto era fatto così, non era capace di dire no a nessuno; possedeva una generosità smisurata e un cuore immenso.
Ti occorreva qualcosa di strano, o un attrezzo da utilizzare una sola volta nella vita? Chiedevi a Rigoberto, e se per caso anche lui ne era sprovvisto, ti rispondeva:

“Mhhh, sai che anch’io potrei averne bisogno, un giorno? Domani andrò a comprarlo, ripassa dopodomani…”.

Una sera, anni e anni fa (figuriamoci, non c’erano neppure i telefonini), il suo amico Alfio gli chiese in prestito la macchina che teneva in garage, quella vecchia come il cucco, ma da utilizzare quando c’era bisogno, e comunque revisionata e con gomme e batteria nuove.

“Te la riporto domani”, lo rassicurò l’amico.

Il giorno dopo, di pomeriggio, Alfio si presentò a casa di Rigoberto e gli consegnò una busta in mano.
Quando il padrone della macchina la aprì, apprese che quella lettera era l’unica cosa rimasta della sua autovettura: si trattava della dichiarazione di rottamazione, eseguita al mattino!

Ancora oggi la faccenda è un mistero…

Sua moglie Erica era disperata: la casa, enorme, straripava di oggetti e articoli di genere elettrico, idraulico, meccanico, elettronico, macchinari per la lavorazione del ferro e del legno, per le misurazioni, ispezioni, riparazioni, attrezzature di ogni genere, e se questo non bastasse, Rigoberto era pure un collezionista.

“Di che?” direte voi.

Di ogni cosa: dai libri ai dischi, dai cd-dvd alle enciclopedie di vario genere, dalle monete ai francobolli, dai tappi alle bustine di zucchero, dagli strumenti musicali alle scatole di fiammiferi, dalle fotografie ai poster, dai microfoni ai sottobicchieri, il tutto procurato direttamente nei negozi, fiere, esposizioni varie o acquistata via internet.

Ci fu un periodo, che trascorse a casa in seguito a un infortunio, in cui tutto il giorno al computer poteva seguire le aste di ogni genere, e acquistava tutto ciò che gli avrebbe potuto servire in futuro (a lui, o agli amici, ovviamente).

Tra le altre cose, comprò la sua settima serie di cacciaviti speciali, ma questi erano proprio caratteristici, perché mentre avvitavano, rilasciavano un profumo di violetta e suonavano l’inno dell’Inter!
I corrieri gli consegnavano la merce anche tre o quattro volte il giorno, e in Comune era sorta l’esigenza di far installare nelle vie del paese una segnaletica stradale con l’indicazione “Casa di Rigoberto”.

Lui scherzava con gli altri collezionisti:

“Sono capaci tutti a collezionare bolli o monete… volete vedere la mia collezione di elettrodi speciali, o quella dei fusibili, oppure quella dei relais?”.

Erica glielo aveva detto un milione di volte:

“Quando muori, tutta la tua roba finirà in discarica!”, e Rigoberto rideva di gusto, e ribatteva:

Ma perché devo proprio essere io il primo ad andarmene?”.

“Ah no, questa poi no”, replicava Erica, convinta delle sue ragioni, che trovavano una qualche lecita giustificazione nella minore età e un’aspettativa di vita maggiore riservata alle donne.

E poi si rivolgeva agli amici:
“Giuratemi, giuratemi che se si avverasse ciò, sulla mia lapide applicherete una foto della mia mano”.

“Aperta?”.

“No, col pugno chiuso e un solo dito levato!”.

Erica, ho un’idea – esclamò uno degli amici – che ne diresti se facessimo un buco sia nella bara sia sulla lapide, per lasciar passare l’avambraccio col pugno levato, che resterebbe così a imperitura memoria delle tue volontà?”.

Primo Finale

Rigoberto, vecchio vecchio, proprio alla fine dei suoi giorni, tira le cuoia.
Folle oceaniche partecipano alle sue esequie, con i familiari e i vecchi amici (quelli rimasti) in prima fila, a rendere omaggio. Partecipano al lutto, commosse, le maestranze dei corrieri Bartolini, DHL, SDA Express, Fedex e UPS.

Si uniscono al cordoglio, con messaggi toccanti, i Consigli di Amministrazione di Milano Expo, Fiera di Ponzaga, Fiera Radiantistica di Collinescure, il negozio di strumenti musicali Puledri, e altri due o trecento fornitori di vario genere.

Terminato il doveroso periodo di lutto (48/72 ore), Erica convoca una ditta di traslochi che in sole otto settimane, con tre camion e sei viaggi ogni giorno, trasporta tutta la roba di Rigoberto in discarica.

Sulla sua tomba, accanto ai fiori, un microfono, due fusibili e un relais….

Secondo Finale

Erica, vecchia vecchia, proprio alla fine dei suoi giorni, tira le cuoia. Folle oceaniche partecipano alle sue esequie, con i familiari e i vecchi amici (quelli rimasti) in prima fila, a rendere omaggio.
Tra gli altri, partecipa al lutto, commossa, la ditta di traslochi che ha portato in discarica la roba di Rigoberto…

Sulla sua tomba, accanto ai fiori, spunta il suo avambraccio con pugno chiuso e dita apribili: quando vai a trovarla puoi alzarle l’indice, a indicare, lassù, il cielo, oppure l’indice e il medio, a suggerire la vittoria, oppure l’indice e il mignolo, oppure… oppure “In medio stat virtus”, la virtù sta nel mezzo.

Ah, che saggezza, che invito a ricercare l’equilibrio!

Epilogo

In Anno Domini duemilasessanta, Rigoberto ed Erica sono vicini ai cento e non ne vogliono sapere di lasciare questo mondo, mentre chi ha raccontato la loro storia se n’è andato già da qualche lustro, ed è ormai polvere nella polvere.

Ma non fa paura la morte, “sorella morte”, perché i minuti e gli anni trascorsi insieme sono più forti della morte; le carezze e i sorrisi, i sospiri e le tenerezze, il bene che abbiamo dato e ricevuto sono più forti della morte; tenersi per mano e guardarsi negli occhi, anche senza parole, sono più forti della morte, e per sempre resteranno, anche fra un miliardo di anni.

E’ eterno anche un minuto, ogni bacio ricevuto dalla gente che ho amato”
(Lucio Dalla)

Ezio Gamberini


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