«La Valle Sabbia rivoluzionaria e napoleonica»
di Giancarlo Marchesi

Anticipiamo ai lettori di Vallesabbianews, la parte dell'intervento di Giancarlo Marchesi alla prima serata di “Gente di Vallesabbia”, dedicato all’edificazione della Rocca d’Anfo napoleonica


Venerdì 6 ottobre alle 20.30 si apre a Ponte Caffaro l'annuale ciclo d'incontri «Gente di Vallesabbia», promosso dall'Associazione Artistica Culturale Eridio, con intervento di Giancarlo Marchesi dal titolo: «La Valle Sabbia rivoluzionaria e napoleonica».

Anticipiamo ai lettori di Vallesabbianews, dall'intervento del nostro collaboratore, la parte dedicata all’edificazione della Rocca d’Anfo napoleonica.


La facilità con la quale nella primavera del 1799 gli austro-russi riuscirono a superare le postazioni di confine della Cisalpina indusse i responsabili della nuova Repubblica italiana a rivedere l’apparato difensivo statale. Grazie a questa decisione, presero il via nel territorio della nuova compagine statale importanti opere pubbliche di carattere militare che segnarono l’economia del primo decennio del XIX secolo.

La Valle Sabbia fu inclusa tra i zone che beneficiarono di questi interventi, tanto che i responsabili del ministero della Guerra e gli ingegneri dell'esercito francese tornarono a prendere in considerazione i progetti predisposti al tempo della prima Repubblica cisalpina, volti a creare un adeguato sistema difensivo nei pressi del villaggio di Anfo.

Al progetto si dedicarono alcuni dei più importanti rappresentanti dell'esercito transalpino: dal generale Chasseloup-Laubat, al capo di battaglione del Genio François Nicolas Benoît Haxo, uno degli ingegneri migliori, che univa all’esperienza militare preziose conoscenze scientifiche. Su invito del generale Chasseloup-Laubat, Haxo si recò ad Anfo, restando favorevolmente colpito dalla bellezza del luogo.

Mettendo a frutto la formazione ricevuta all’École polytechnique, dopo ricognizioni durate lunghe settimane, Haxo realizzò una planimetria del luogo, rappresentata da curve di livello, alla quale seguì il progetto di un forte in grado di ospitare sia un porticciolo, sia un fortino, con lo scopo di dominare la strada che conduceva in Tirolo.

Nel marzo 1802, il comitato delle Fortificazioni riunitosi a Parigi esaminò il progetto elaborato da Haxo e, pur considerandolo eccellente, propose una esecuzione riveduta dello stesso, nel timore che comportasse una spesa troppo impegnativa per le finanze statali. I molteplici impegni di Haxo, non permisero all’ingegnere di seguire il progetto, che fu affidato al colonnello François-Joseph-Didier Liédot.

Il nuovo responsabile, usando con maestria gli innovativi saperi della geometria descrittiva, seppe definire una nuova configurazione dell’erigenda fortezza fondata su studi approfonditi del sito e della sua particolare topografia. Grazie a queste attente analisi progettuali, nell'estate del 1802 furono intrapresi i primi lavori per la realizzazione della fortezza. Fino alla fine del 1805, vennero mobilitati tecnici e semplici operai per far saltare blocchi interi di roccia, creare i sentieri, realizzare sbancamenti ed erigere le numerose costruzioni previste dal progetto, con una spesa di oltre un milione e cinquecentomila franchi.

Nei villaggi della Valle Sabbia furono reclutati centinaia di manovali e le comunità poste nei pressi dell'erigenda fortezza (Anfo e Bagolino) dovettero collaborare con i responsabili della costruzione per garantire adeguati rifornimenti di generi alimentari e materiale da costruzione. La fase più attiva del cantiere durò dall’estate 1802 alla fine del 1805, poiché il passaggio dalla Repubblica al Regno d’Italia e soprattutto la pace di Presburgo (26 dicembre 1805), che estrometteva l’Austria dalla Penisola, fecero perdere all’erigenda rocca gran parte della sua importanza strategica.

Posta a presidio di un confine
ormai lontano dai teatri militari più strategici, i lavori furono fermati su ordine dello stesso Napoleone Bonaparte. Solo nel 1808, dopo numerose proposte, il generale Chasseloup-Laubat ottenne di portare a termine il progetto, seppure in forma ridotta. Tuttavia da quel momento vennero eseguiti solo semplici lavori di manutenzione, che avevano l’unico scopo d’impedire la rovina delle opere e delle costruzioni esistenti.

Due anni dopo, nel 1810, a seguito del trattato di Parigi tra la Baviera e la Francia, il Trentino e l’Alto Adige furono inglobati nel Regno andando a formare il dipartimento dell’Alto Adige. Con l’estensione a nordest dei confini italici, la Rocca d’Anfo finì per sorvegliare una frontiera «morta» e il suo sorprendente progetto non fu mai ultimato, ma per tutta la prima metà del XIX secolo fu preso a modello tanto teorico quanto pratico dagli ingegneri militari europei.


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