La «cattedrale» di Mura
di Emanuele Busi

L’itinerario lungo le bellezze artistiche di un ipotetico Ecomuseo della Valle Sabbia prosegue fino a Mura Savallo per ammirare la maestosa pieve


Visitata Nozza e le bellezze descritte nei precedenti articoli, al visitatore si aprono numerose alternative per proseguire il proprio percorso di visita alla scoperta del territorio valsabbino.

Imboccando la strada che conduce in Val Trompia, si potrà raggiungere il territorio del Savallese, con i due splendidi comuni di Mura, scrigno d’arte circondato da meravigliose montagne, e di Casto.

Mura, oltre che per il contesto paesaggistico, è famosa per la sua chiesa parrocchiale, dedicata a Santa Maria Assunta, che, grazie alla sua maestosità barocca, è considerata tra le più belle in Valle Sabbia.

Stupiscono le enormi proporzioni dell’edificio rispetto alla modesta grandezza dell’abitato. Lunga ben 63 metri e larga 23,5 metri, è, dopo la parrocchiale di Bagolino, la chiesa più grande della Valle.

Sorse su di un’antichissima chiesa plebana; la costruzione odierna fu voluta da don Matteo Travagliolo nel 1677 ma la prima pietra fu posta solamente nel 1693. Fu terminata nel 1706 da Antonio Medaglia (zio della poetessa Diamante Medaglia). La consacrazione avvenne il 15 ottobre 1715.

L’ammodernamento, probabilmente, fu voluto perché l’antica costruzione era diventata inadeguata rispetto all’importanza assunta dalla pieve, dopo che Giovan Maria Crescini, arciprete dal 1625 al 1636, era riuscito ad ottenere le reliquie dei santi Flaviano, Giacinto e Cesariano (o Cesario), tutt’ora ubicate a Santa Maria Assunta. Il campanile odierno fu collocato nei primissimi anni dell’Ottocento dopo il crollo della torre campanaria  appartenuta all’originaria pieve.

L’interno, a navata unica e volta a botte, racchiude pregevoli opere d’arte, inutile snocciolarle tutte in poche righe. Questa immensa ‘cattedrale’ ospita infatti pregevoli opere di valenti artisti quali Pietro Scalvini, gli intagliatori Boscaì, Leandro Bassano, Palma il Giovane.

Anche l’organo, tra i più antichi della Valle Sabbia, merita una menzione speciale.  Questo fu realizzato da Luigi Amati, organaio di Pavia, nel 1802 e revisionato con leggere modifiche da suo nipote, Angelo, nel 1847.

La chiesa di Santa Maria Assunta si conferma così una delle mete fondamentali per gli amanti di arte, sperando, un giorno, che lo diventi anche dell’ipotizzato Ecomuseo. 
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