Un abbraccio corale a Francesco Scaglia
di Aldo Pasquazzo

Ieri a Storo erano in tanti ad accompagnare per l’ultimo saluto Francesco Scaglia, persona da sempre impegnata in campo sociale, presidente dell’Avis e del coro Valchiese e per quasi un ventennio anche arbitro federale di calcio


Ieri già un'ora prima della funzione funebre (17,30) la chiesa arcipretale di San Floriano a Storo era piena di gente. Da Tione, Sella Giudicarie, Pieve di Bono e Borgo Chiese era un unico gruppo. A fare presenza e onore a Francesco Scaglia le rappresentanze delle diverse associazioni. Alla sinistra del feretro la moglie Domenica e il figlio Daniele, poi il fratello Simone, i nipoti e altri parenti ancora.

Oltre alla corale parrocchiale, ad accompagnare la cerimonia funebre c’era anche il “suo” Valchiese, che al cimitero gli ha dedicato “Signore delle Cime”.

All'omelia l'arciprete decano don Andrea Fava ha ricordato la “disponibilità di Francesco verso la comunità e le associazioni e della sua risaputa vicinanza all'ultimo dei cappellani di Storo, vale a dire al compianto don Dino Menestrina”. Commuovente l’ultimo saluto del celebrante: “Metti a fuoco l'immagine e da lassù continua a scattare foto come hai fatto per 40 e più”.

All’ultima biciclettata stagionale dell’Avis di Storo, di cui era presidente, lui quella volta non c’era. Era lo scorso 11 giugno e già allora il male gli stava creando problemi e sofferenze. A distanza di quasi tre mesi, il popolare fotografo ha lasciato tutti e stavolta in maniera definitiva.

Francesco era una persona molto conosciuta. Storesi e non avranno modo di ricordare ancora per molto tempo quella sua inconfondibile figura, che si poteva incontrare spesso davanti al suo studio fotografico lungo la centralissima Via Garibaldi.

Negli anni settanta, quando ancora erano lontani i tempi delle macchine digitali, Francesco imparò a scattare e sviluppare immagini dentro la camera oscura dello studio Renzi di via Santa Croce a Trento. Poi una volta intrapreso il mestiere aprì bottega a casa di Vigilio Giovanelli a Storo, per approdare più tardi cinquanta metri più avanti dove una volta c’era il bar Acli. Lì non solo sviluppò ma estense l'attività proponendo articoli legati alla fotografia, poster , cartellonistica e cornici. Nel frattempo forniva immagini e sequenze ai quotidiani locali trentini.

Ma al di là dell’attività professionale a Francesco piaceva cantare e quindi, come tenore secondo, entrò nel coro Valchiese dove successivamente assunse la presidenza. Di lui il maestro Dario Donati ricorda: “Persona stupenda che sapeva dare senza mai chiedere. Amava cantare e stare insieme agli altri. Al Valchiese, che ha seguito per l'ultima volta lo scorso 4 agosto a Brione, Francesco mancherà tanto, considerato che sapeva gestire e organizzare concerti ma anche intrattenere contatti con altre realtà corali”.

Un corista così lo ha ricordato: “Io sono di Bagolino e del Milan, tu Francesco di Storo e della Juve, ma dentro il coro eravamo tutt'uno”.

A rappresentare l'Aia Vittorio Bridi e i colleghi di una volta.

Lo stesso impegno e attaccamento lo aveva dedicato anche ai donatori di sangue di Storo e Bondone tanto da assumerne poi la presidenza della grande famiglia dell’Avis locale.
170831_StoroFunerale_Scaglia.jpg