Non sono una signora
di John Comini

È stato inaugurato ieri a Magasa di Valvestino un monumento dedicato alle donne lavoratrici del luogo durante la Grande Guerra. Ce lo racconta, da par suo, John Comini


Domenica sono andato a Magasa, in Valvestino, ospite di mio cognato Avanzi Gabriele e di sua moglie Teresa, cuoca eccellente. Con la mia inseparabile (!) moglie, abbiamo risalito la strada che passa da Idro, lasciandoci alle spalle la nuova ondata di  caldo africano che adesso i meteorologi chiamano Polifemo (prima si chiamava Lucifero…pazza estate!). Alla radio Francesco Gabbani continuava a cantare il tormentone dell’estate…
“Oggi il Paradiso costa la metà
lo dice il venditore di felicità
in fuga dall'Inferno, finalmente in viaggio
la tua vacanza in un pacchetto omaggio
Foto di gruppo sotto il monumento
turisti al campo di concentramento
e sulle spiagge arroventate
lasciate ogni speranza voi ch'entrate
Estate.”

Arrivati a Magasa, un piccolo e stupendo paese di 137 abitanti, al confine con il Trentino, abbiamo una bellissima sorpresa. Ci sono molte auto parcheggiate sulla strada e un gran numero di persone. C’è la fanfara alpina di Riva del Garda, ci sono carabinieri e persino un picchetto d’onore dei bersaglieri. Sì perché, al termine della Santa Messa nella bellissima chiesetta super affollata, abbiamo assistito all’inaugurazione del monumento alle donne lavoratrici di Magasa.

Durante la guerra del 1914-18, con i mariti ed i figli sul fronte, queste donne a disposizione dell’esercito italiano contribuirono alla costruzione delle strade militari che ancora oggi servono queste stupende montagne, opere di alta ingegneria civile e militare. La cosa per me è stata davvero commovente, perché in tutti i paesi abbiamo opere in memoria dei Caduti della guerra, ma difficilmente si ricorda il sacrificio delle donne rimaste a casa ad accudire i figli, a cercare di sopravvivere con le scarse risorse e ad aspettare il ritorno dei propri cari mariti o fratelli. E finita la guerra ci fu la terribile influenza detta spagnola, ci fu gente costretta ad emigrare soprattutto verso gli Stati Uniti… 

 “Teresa stanca di guerra
senza scarpe se ne va,
su questa terra che è bella
muove i piedi in libertà,
e ha un cappello dalle falde larghe larghe,
che se piange non si sente,
ma se ride tu la puoi sentire mentre ride,
e cantando se ne va,
Teresa stanca di guerra.” (Teresa De Sio)

Il monumento è stato realizzato dall’artista salodiano Angelo Aime, che io ho conosciuto all’oratorio perché era bravo ad inventare giochi e prestidigitazioni nelle fantastiche vesti del Mago Aime.
Verso sera abbiamo disceso l’altro versante in direzione di Gargnano, poiché con la Signora Maria avevamo uno spettacolo nel suggestivo porto di Bogliaco. Il titolo era “Non sono una signora”, e la canzone di Ivano Fossati e cantata da Loredana Berté mi risuonava pensando a quelle donne della Valvestino, umili ed eroiche…

“Non sono una signora
una con tutte stelle nella vita
non sono una signora
ma una per cui la guerra non è mai finita…
Io che sono una foglia d'argento
nata da un albero abbattuto qua
e che vorrebbe inseguire il vento
ma che non ce la fa…
Ma che brutta fatica
cadere qualche metro in là
dalla mia sventura, dalla mia paura…
Non sono una signora
una con tutte stelle nella vita
non sono una signora
ma una per cui la guerra non è mai finita…”

E mi venivano in mente le parole dette all’inaugurazione: le nostre nonne, le nostre mamme, le nostre sorelle, le nostre figlie sono come l’acqua del rubinetto. Siamo abituati al fatto che l’acqua scenda, sempre, e spesso ci dimentichiamo come siano essenziali per la nostra vita di tutti i giorni. E pensavo: il sacrificio, l’umiltà, la pazienza ed il coraggio di tante donne forse riusciranno a salvare questo povero, martoriato mondo. Il cuore delle donne ci regala ad ogni istante un infinito mare d’amore.

maestro John Comini

P.S.: Le foto le ha scattate mia moglie con il cellulare. Per convincerla a fargliele fare, nonostante il fresco dei 1000 metri, ho dovuto sudare sette camicie…
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