Emozioni sull'Alta Via del Caffaro
di Mario Vioni

Il racconto in prima persona di uno dei protagonisti del trail svoltosi lo scorso fine settimana sulle montagne di Bagolino


Un Trail autogestito è un semplice allenamento svolto da un gruppo di partecipanti che si gestiscono in autonomia, oppure talvolta può rappresentare qualcosa in più, un’occasione da cogliere… quella per incorniciare un bel momento “insieme” e vivere la montagna con un impegno di tutto rispetto, ma riempendo il nostro “zaino della memoria” con tanti panorami mozzafiato e momenti trascorsi in comune con “persone di qualità” degne della nostra stima, condividendo fatiche e piaceri, in un bel rituale d’altri tempi?
 
Inizia così, alle ore 8.20 di sabato mattina, con un “Buon Giro!” augurale, la partenza di un contenuto gruppo di appassionati dalla Piazza centrale di Bagolino, lungo il percorso dell’Alta Via del Caffaro, tracciato di circa 80 Km che dalla “capitale del Bagòss” porta sull’Alta Via n. 1 dell’Adamello, al Passo Blumone, a circa 2.630 m, e  scendendo verso il lago della Vacca, ci riporta indietro toccando vari passi, tra cui Crocedomini e Maniva, sino ad arrivare nuovamente in paese a Bagolino, il giorno successivo a quello della partenza.  
 
Poco prima del via è stato rispettato anche l’obbligo di una foto collettiva, che vede noi del Bione Trailers Team (Antonio, Fabrizio, Flaviano, Simonetta, Carla) schierati insieme con alcuni appassionati locali del gruppo podistico della Società Sportiva Bagolino, tra cui Veronica Melzani e i suoi colleghi, desiderosi di contribuire alla miglior riuscita di questo T.A.
 
L’avvio è di quelli giusti, anche se preso “in tranquillità”, e ci porta dai circa 780 m iniziali – in paese - ai 2.150m del Monte Telegrafo.
Nel frattempo si sono formati circa 3 gruppetti che procederanno verso Passo Bruffione e quindi alla Malga omonima, prima di affrontare uno dei punti più impegnativi del percorso, la salita al Monte Boia, che presenta una ascesa ininterrotta tra la roccia, intervallata da passaggi esposti attrezzati col cavo d’acciaio.

Da qui il sentiero prosegue in cresta, scendendo brevemente con molta attenzione sino al Passo Boia, e poi si riprende un passaggio più agevole per giungere al Passo Diciotto (2.567), e intraprendere quindi una discesa  tecnica e impegnativa tra i massi che circoscrivono la valle del Lago Nero (spettacolare panorama!), sino a portarci verso le rovine delle fortificazioni di Passo Serosine.
 
Intravedo Flaviano davanti a me in distanza, che ha affrontato questi passaggi tecnici con un piglio più deciso del mio, e mi ha distanziato velocemente; degli altri sappiamo che il gruppo di testa, con Fabrizio e Piero Bettoni, sono sicuramente molto più avanti di noi, mentre Antonio e il suo gruppetto alle nostre spalle procedono probabilmente con passo più lento, ma costante.
 
Dopo una breve sosta per rifocillarmi e scattare qualche foto, riprendo la discesa tra la nebbia che oramai ci circonda in quota, su un sentiero dapprima ripido e che poi digrada con fare meno impegnativo verso la Piana del Casinello di Blumone.
Il cielo intanto è ormai cupo e inizia a minacciare pioggia; mi volto a guardare se qualcuno scende in lontananza dal Passo, ma non avendo riscontri sicuri proseguo, cercando di mantenere un ritmo accettabile verso il Passo di Blumone (a 2.630 m), sul punto più alto del nostro tracciato.
 
Siamo ormai sull’Alta Via n. 1 dell’Adamello, su un percorso che attraversa una lunga pietraia in quota, con tracciato irregolare, quando il tempo per un rovescio è ormai scaduto, e sono costretto a fermarmi sotto il piccolo riparo di un lastrone che mi offre protezione contro la grandine, che è iniziata incessante dopo pochi preavvisi …
 
Giusto il tempo per sfilarmi lo zaino e indossare una giacca impermeabile che mi ripara dalla forza della tempesta, che “punge”dolorosamente le mani scoperte, e rende estremamente più attento il mio passaggio tra i lastroni…
 
Intanto il cielo si è fatto molto scuro e realizzo velocemente che la durata di questo temporale potrebbero rendermi le cose molto difficili qui in quota, prima di arrivare in sicurezza al Rifugio Tita Secchi, che devo assolutamente raggiungere prima che faccia buio, per evitare maggiori difficoltà, visto che queste condizioni sono ormai fradicio, ed inizio a tremare dal freddo…
 
Ma l’ansia di trovare un riferimento viene per fortuna premiata, e raggiungo una segnaletica che mi dà la distanza dal rifugio, giù al lago della Vacca, e intraprendo così più spedito la discesa tra i massi, con la speranza di finire prima possibile questo tratto che mi sta mettendo un po’ “alla frusta”…
Giungo così finalmente al Tita Secchi, dove trovo Flaviano ad aspettarmi, probabilmente un po’ in pensiero, sapendomi sulla strada per il rifugio in condizioni non ottimali.
 
E così questo provvidenziale “Paradiso”, insieme con la compagnia di Flaviano mi offre l’opportunità di riprendere fiato, asciugare gli indumenti al fuoco di una stufa, mangiare un piatto caldo, e riposare in attesa di vedere se “qualcun altro di noi arriva ancora al Rifugio”, e intanto programmare per il nostro proseguimento.
 
Passa però qualche ora, e realizzato ormai di essere gli ultimi a proseguire, prepariamo lo zaino decidendo con Flaviano (che conosce bene le zone) di evitare alcuni passaggi ancora “a rischio” con questo maltempo, specie di notte, per allungare probabilmente il tracciato verso il Rifugio Bazena, e poi al Crocedomini e quindi al Maniva, ma più sicuri sul nostro proseguimento in direzione di Bagolino, dopo gli eventi appena trascorsi…
 
La notte è decisamente fredda, con un vento incessante che ci impedisce pure un piccolo “pisolino” all’addiaccio, sotto le tettoie dei Rifugi Crocedomini e Maniva.
 
Ma con Bersini ci supportiamo a vicenda e finalmente, al far del mattino, dopo aver tentato per l’ennesima volta di sonnecchiare davanti al Bar del PassoManiva(almeno per un’oretta abbondante prima della ripartenza), si decide che è meglio tornare sul percorso, in attesa del giorno che nasce, esicuramente ci riscalderà dal freddoche è stato nostro compagno tutta la notte.
 
L’ultima parte del nostro T.A disegna un nuovo scenario, fatto di sentieri ombreggiati tra il verde delle Prealpi bresciane, che oramai viviamo come la degna conclusione di un viaggio che ha lasciato qualche segno, non solo trattando di piccoli acciacchi, ma anche di belle emozioni e condivisione … 
 
In queste condizioni ci permettiamo di “interpretare” il percorso, forse non sempre per la via programmata e più breve, passando comunque per il Rifugio Baremone, il ponte di Romanterra e quindi a Bagolino in zona Pineta, accolti dalle incitazioni di Antonio e Carla, con cui più tardi, insieme ad un Piero Bettoni che a 69 anni ha concluso il percorso in sole 16 ore, daremo la giusta conclusione a questa bel weekend, davanti ad un piatto di “pennette al Bagòss” e ad un buon bicchier di vino!
 
Alla vostra salute!
 
Brindiamo alla meravigliosa opportunità di “vivere” emozioni e assaporare il piacere di stare insieme!
 
Un abbraccio.
 
Mario Vioni
 
Bione Trailers Team

In foto i partecipanti al trail e alcuni passaggi del percorso
 
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