Estate è viaggiare... e non solo
di don Claudio Vezzoli

Oggi le persone viaggiano molto. La tecnologia ci ha dato delle macchine che in poco tempo ci portano da un luogo all’altro


Soprattutto oggi, con la metafisica che viene messa in discussione, la persona è diventata come un volatile: vuole superare sé stessa, ha bisogno di solcare ed attraversare cieli, mari e fiume per conoscere culture e mondi diversi.
C'è un bisogno di viaggiare ovvero un reale bisogno di sentirsi altrove.

Già Origene affermò che è meglio morire lungo la strada che porta ad un ideale irraggiungibile che non partire affatto. Ho sperimentato nella mia vita che il viaggio più lungo non è quello di andare in terre lontane, ma di uscire da sé stessi per andare incontro al prossimo.
Per dirla con Agostino, più che scalare monti e cercare i grossi flutti del mare non devo abbandonare me stesso, ma ricercare non una verità ma la Verità ed allora ben venga il cuore inquieto finchè non la trovo.

Ma una volta trovata devo cercarla ancora perché essa non è scritta in un libro, ma è un evento per il quale ho dato la vita, una persona che ci cammina accanto, è una “buona notizia”, una realtà che mi ha insegnato l’arte dei piccoli passi.

Una domanda sorge allora per ciascuno di noi: dove andiamo?
Il viaggiare allora è una domanda di senso che ci stimola, forse ci inquieta e forse ci turba ed esige una riposta, altrimenti la domanda ci accompagna in tutto l’arco della nostra esistenza.
David Maria Turoldo così pregava: ”O Padre che sei il vento delle origini, dacci il coraggio di metterci in cammino al lume delle stelle”.

San Giovanni XXIII scrisse di avere le valigie sempre pronte!
E’ vero: per dare una risposta alla domanda devo sentirmi non arrivato ma un pellegrino, tenere i bagagli pronti. Dio non sta con quelli che si fermano lungo la strada, ma con quelli che marciano e vivono. Nel camminare è più difficile trovare la strada che porta al di là del mondo che viviamo che non quella che vuole solo oltrepassare i suoi confini.

Ecco allora l’augurio che porgo a chi legge: l’estate possa essere non solo un ”vagare” da un luogo all’altro per il riposo sacrosanto, ma che sia un aiuto a capire in quale direzione stiamo andando, ricordando che il viaggiare dovrebbe essere sempre un atto di umiltà.
Se poi l’estate è un tempo per leggere meglio ancora: è un’occasione per vivere meglio. Il libro è come il cibo: alcuni libri vanno assaggiati ed assaporati con gusto, altri inghiottiti per arrivare alla fine. Un libro ha valore se ci aiuta nella vita e ci giova, se dalla lettura scaturisce un input, una energia che ci rinnova e dà alla vita nuovo entusiasmo e nuova freschezza.

Nella mia biblioteca ho la bibbia ed altri libri di varia natura, dal religioso al profano.
Quando tento di immergermi nella lettura, nel poco tempo a disposizione, i libri diventano come essere viventi che desiderano parlarmi per farmi dono di qualcosa.
C’è una cosa importante da dire a questo punto: non mi affido ai libri, semplicemente li uso per trasformare un po’ del mio tempo in qualcosa di bello e delizioso.

Il viaggiare e la lettura sono occasioni per mantenermi vivo, per guardare alla vita con occhi diversi, così che la conversazione di persone del passato e del presente mi aiuti ad entrare nella vita arricchita dalla mia fede e da persone che con la loro ricerca hanno contribuito a rendere il mondo un po’ migliore e più bello.

don Claudio

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