Dopo 50 anni incontra il fratello ritrovato
di Ubaldo Vallini

«Tengo hermano en Italia? No puedo creer». Ed è stato così, grazie a Facebook, che fratello e sorella con lo stesso cognome, perché figli dello stesso padre, hanno potuto incontrarsi per la prima volta, dopo più di 50 anni. È successo a Bione



Ma andiamo con ordine. Era il 1949 quando Pietro Luigi Vallini, “Pieroto” in famiglia e in paese, figlio di Baldassare che contro Cecco Beppe aveva perso una gamba, prese la difficile decisione di cercar fortuna in Argentina.
Alla sua Clara, sposata da poco e con un figlio in grembo, promise che alla prima occasione si sarebbero riuniti. Non si videro mai più.

Quando trovò il modo di richiamare a sé la moglie, infatti, Clara si rifiutò: c’erano il bimbo piccolo, la mamma anziana fece pesare il fatto che c’era lei da accudire... Trovò un lavoro a Como al servizio di una facoltosa famiglia, più tardi un nuovo matrimonio in Svizzera.
Finì che il suo figliolo venne cresciuto dalla nonna materna.

Pietro Luigi se ne fece una ragione e mise su famiglia in Argentina.
Continuò a mantenere rapporti epistolari con l’Italia e non mancò di contribuire al mantenimento del figlio Guerrino (che tutti però a Bione chiamano Augusto).
Quando dalla nuova unione nacque la prima figlia, le diede il nome di Lucrezia, come sua madre. Lucrezia aveva nove anni quando il padre morì d’infarto all’età di 47 e sapeva ben poco di ciò che aveva lasciato in Italia.

Ne ritrovò le tracce solo dopo la scomparsa di sua madre, alla fine di gennaio di quest’anno, nelle lettere e nelle fotografie che lei aveva comunque conservato. Così, a 54 anni suonati, Lucrezia si ritrovò a cercare convintamente le sue origini.

Di grande aiuto è stato Facebook, unito al fiuto innato per le rarità, di qualunque tipo ed ovunque esse si trovino, proprio di Silvio Vallini, anche lui nipote della primigenia Lucrezia quindi cugino diretto di quella “nuova”.
Silvio e Lucrezia si conoscono sul web, si scambiano fotografie e documenti, completano l’albero genealogico comprensivo del ramo argentino ed è lì che arriva la sorpresa: «Ma davvero non sapevi di avere un fratello in Italia?».

Come ogni favola che si rispetti il finale è dedicato alla ricomposizione dell’originaria frattura, che inizia con Lucrezia che vola a Bione, in casa di Silvio. La “parente dell’Argentina” è qui da tre settimane e ancora non ha terminato il giro dei “suoi”.
A cominciare da Augusto li vuol conoscere tutti, uno ad uno, annotando differenze e somiglianze.

Sono loro, tutti insieme, a ricomporre quella che temeva fosse la sua perduta identità.
Mentre lei, per Augusto, è ciò che resta di quel padre che non ha mai conosciuto.


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