Santa Maria Assunta di Vobarno
di Emanuele Busi

Dopo aver visitato la nota Rocca di Sabbio Chiese, proseguiamo il nostro viaggio alla scoperta della chiesa parrocchiale di Vobarno, dedicata a Santa Maria Assunta, ricca di arte e di storia.


Questa chiesa fu iniziata nel 1755, in un periodo di elevata attività edilizia, soprattutto religiosa, forse per esorcizzare definitivamente il secolo precedente, tempestato invece da carestie e pestilenze. In questi anni vennero chiamati a Brescia e provincia numerosi architetti, provenienti soprattutto dal comasco, dal bergamasco e dalla Val d’Intelvi: erano gli anni in cui a Brescia esercitava la funzione di cardinale il colto ed amante delle arti Angelo Maria Querini (1680-1755), promotore del completamento del duomo nuovo e la costruzione della prestigiosa Biblioteca Queriniana.

La chiesa, voluta dall’arciprete Ottavio de Zoboli, era già terminata nel 1764. Architetto che iniziò i lavori fu Gaspare Turbino (1728-1802), cognome poi mutato in Turbini, figlio d’arte, essendo anche il padre Marcantonio un valente progettista. L’edificio andava a sostituire la vetusta pieve, risalente al V-VI secolo, una delle più antiche in Valle Sabbia; la riedificazione fu dettata probabilmente dai problemi di capienza e di stabilità dell’antica costruzione.

Per andare incontro alle esigenze urbane, Turbini decise di modificare l’orientamento della chiesa; la facciata principale sorgeva infatti all’imbocco della strada principale, ma si aveva una visuale limitata della piazza. L’architetto optò dunque per dotare la chiesa di due facciate. Quella principale è abbastanza semplice, nel registro inferiore si dà grande importanza al portale con cornice marmorea ed eleganti colonne ioniche. La seconda facciata, definita anche "facciata-fiancata”, dà invece sulla piazza; all’ingresso si accede tramite una doppia scalinata che va ad occupare quasi per intero il lato della chiesa rendendola molto simile ad una quinta teatrale.

L’odierno campanile non è altro che il riutilizzo dell’antica torre civica della rocca, un tempo vicino alla facciata principale, col nuovo assetto a fianco. Questa torre fu costruita con materiali di recupero, tra cui cippi e lapidi d’età romana.

L’interno conserva opere di pregevole fattura. Il veronese Giorgio Anselmi (1720-1797) affrescò un importante ciclo che nel corso del tempo subì varie calamità, compromettendone la tutela, come quando nel 1797 le truppe francesi, adibita la chiesa a loro temporaneo rifugio, accesero all’interno dei fuochi, facendo staccare così parti dell’intonaco ed incupendo le tonalità.

L’affresco della vela centrale raffigura l’Assunzione (la parrocchiale è dedicata proprio alla Vergine Assunta), nei pennacchi esterni all’ovale trovano posto i quattro evangelisti. Opera di un collaboratore dell’Anselmi sono le finte architetture affrescate per dilatare la percezione dello spazio fisico. Nell’altro ovale vi è un personaggio con mani giunte, mentre nella vela sopra il presbiterio è raffigurata una scena tratta dal libro di Samuele, in cui Abigail porge doni al Re Davide. Concludono il ciclo, nei pennacchi laterali, le figure di Aronne, Re David, Mosè, Salomone.

Pregevoli sono inoltre le sculture in stucco di Antonio Calegari (1699-1775) che rappresentano i Padri della Chiesa occidentale (i santi Girolamo, Ambrogio, Gregorio, Agostino), databili tra il 1760 e il 1770.

Sono presenti numerose pale, opere della famiglia dei Paglia, la più importante è quella dell’altar principale che rappresenta l’Assunzione al cielo, dipinta e firmata da Angelo Paglia e databile 1720-1730.

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