Il valore dei voti scolastici e delle competenze
di Valerio Corradi

Si avvicina il momento delle pagelle, ma qual è il valore effettivo dei voti scolastici oggi? In che direzione deve andare la scuola per preparare i giovani alla vita e al lavoro?

 
E’ ancora diffusa in molti genitori la tendenza a considerare lo studio come un’attività volta all’acquisizione di un voto espresso in numeri e di una buona pagella finale.
Malgrado la formale abolizione dei programmi ministeriali e l’adozione del modello per curricoli, è altrettanto forte la tendenza in molte scuole a riproporre contenuti in una logica disciplinarista che scompone il sapere, separa le materie e dentro la quale l’allievo viene valutato ricorrendo a scale numeriche e in alcuni casi ad algoritmi.

Tuttavia, oggi questo modello appare sempre meno in grado di preparare i giovani a vivere in una società complessa e a rispondere alle richieste del mondo del lavoro. In particolare risultano carenti una valutazione scolastica che utilizza i voti in maniera slegata da una riflessione sulle competenze dell’allievo e un insegnamento ridotto al trasferimento di nozioni slegate dalla realtà e dalla vita concreta.

Una delle sfide cruciali per la scuola di oggi è quella di transitare verso una valutazione orientata alla certificazione delle competenze.
Del resto l’acquisizione di competenze di base, professionali e trasversali è sempre più centrale per l’istruzione, l’educazione, la formazione permanente e il lavoro. In molte scuole, negli ultimi anni, si sta adottando una visione sintetica delle competenze che riunisce i tre elementi fondamentali del sapere, saper fare e saper essere nell’unico “saper agire”.

In quest’ottica, la competenza viene intesa come la mobilitazione di conoscenze, abilità e risorse personali, per risolvere problemi, assumere e portare a termine compiti in contesti professionali, sociali, di studio, di lavoro, di sviluppo personale. In altri termini diviene un sapere “in azione” che chiama in causa il modo di misurarsi con la realtà e di reagire ai problemi degli allievi.

Il punto di svolta è allora quello di costruire situazioni di apprendimento che portano gli allievi ad apprendere attivandosi in contesti reali o simulati e gli insegnanti a valutare gli esiti di questo coinvolgimento.
Ad esempio, invece di insegnare in classe come si svolge l’attività di fatturazione è più utile andare sul campo con l’allievo per vedere chi, come, dove, perché nella realtà prepara fatture e l’utilità/necessità di tale operazione.
Questi aspetti potranno poi essere ripresi in aula e completati sul piano teorico e dare luogo ad attività laboratoriali o a prove sul campo in grado di generare prodotti.

La valutazione di queste esperienze non può essere un voto riassunto in un numero ma deve considerate la capacità dimostrata dalla persona di mobilitarsi per affrontare compiti-problema reali.
La nuova valutazione saprà cogliere la capacità di mobilitare il sapere, il saper fare (adempimento di compiti) e il sapere essere (ricoprire e svolgere un ruolo).
La scuola e le famiglia  sono chiamate ad accogliere questa nuova impostazione da cui dipende buona parte del successo formativo dei giovani. 
 
170605ValutazioneScuola.jpg