Quali sono le principali malattie in una persona anziana
di red.

Stiamo vivendo una sorta di ‘rivoluzione demografica’: nel 2000, nel mondo c’erano circa 600 milioni di persone con più di 60 anni, nel 2025 ce ne saranno 1,2 miliardi e 2 miliardi nel 2050


In Europa, come in molti altre regioni ricche, una persona su 5 ha più di 60 anni.
L’invecchiamento della popolazione è accompagnato da un aumento del carico delle malattie non trasmissibili.

Dai dati ISTAT al primo posto il diabete mellito (3.400.741 casi), a seguire l’arteriosclerosi (3.138.953 casi), l’infarto del miocardio (2.747.032 casi), le malattie respiratorie (3.057.495 casi), le malattie dell’apparato digerente (1.585.484 casi), altre malattie (4.078.449 casi)
 
Sebbene il rischio di malattie aumenti con l’età, i problemi di salute non sono una conseguenza inevitabile dell’invecchiamento. 
 
Infatti per molte di queste patologie si conoscono misure preventive efficaci. 
 
Fra queste c’è l’adozione di un sano stile di vita che include una regolare attività fisica, una sana alimentazione evitando il fumo. 
 
Inoltre le misure di prevenzione includono anche indagini cliniche per la diagnosi precoce, come nel caso degli screening per il tumore del seno, della cervice uterina e del colon retto, del diabete e relative complicazioni e della depressione.
 
Il diabete mellito è una malattia caratterizzata da un aumento della concentrazione di glucosio nel sangue. Si ritiene normale la glicemia fino al valore di 110 mg/dl, mentre valori compresi fra 110 e 125 ci allertano ad attivare attenzioni soprattutto alimentari. 
 
Valori di glicemia uguali o superiori a 126 mg/dl, secondo l’ American Diabetes Association determinano la diagnosi di diabete. 
 
L’aumento di glucosio nel sangue nel tempo determina conseguenze soprattutto all’occhio, al rene, al sistema nervoso e al sistema cardiovascolare con riduzione della vista, ridotto filtro delle scorie da parte del rene, intorpidimento e formicolio degli arti con dolori tipo crampo ai polpacci e conseguente comparsa di ulcerazioni alla pianta dei piedi.
 
L’Arteriosclerosi colpisce il sistema circolatorio, è caratterizzata dall’accumulo di grassi neutri, colesterolo ed esteri di colesterolo nello spessore delle arterie con indurimento e perdita di elasticità.
 
Le grandi arterie di tipo elastico sono le più colpite: aorta e le arterie polmonari. Gli accumuli di grasso tendono a confluire tra loro negli imbocchi collaterali delle arterie andando a comporre quelle che vengono denominate placche. 
 
Le conseguenze sono le alterazioni del flusso sanguigno con la formazione di turbolenze e un ridotto apporto di ossigeno alle zone dove le arterie sono destinate.
 
L’Infarto del miocardio è dovuto all’occlusione di un’arteria coronaria di grosso, medio o piccolo calibro. 
 
La zona del cuore che non riceve sangue perde la capacità propria delle cellule che lo costituiscono di contrarsi. L’infarto è tanto più grave quanto più vasta è la zona colpita. 
 
Col tempo la zona lesa del muscolo cardiaco si cicatrizza. Ci vogliono mediamente 4-5 settimane per gli infarti con dimensioni limitate e fino a 2-3 mesi invece per quelli più voluminosi.
 
La zona trasformata in cicatrice (che non funziona più) la si può vedere con l’elettrocardiogramma.  
 
Le malattie respiratorie sono spesso causate sia dal deterioramento dei sistemi di difesa che dalla malfunzione delle cellule ciliate dell’albero bronchiale che sono deputate al “portar fuori” le secrezioni.
 
La bronchite cronica è l’esito di aggressioni ripetute dell’apparato respiratorio da parte di microrganismi. 
 
L’enfisema è favorito dalla lenta distruzione delle fibre elastiche del tessuto polmonare e bronchiale, sostituite da fibre cicatriziali rigide. 
 
Queste due affezioni possono essere complicate dall’asma che è caratterizzata da una ostruzione dell’albero bronchiale. 
 
Ogni affezione polmonare si ripercuote sulle funzioni cardiache e cerebrali dove la riduzione dell’apporto di ossigeno e soprattutto l’accumulo di anidride carbonica nel sangue possono modificare il loro funzionamento. La mancanza di ossigeno e l’accumulo di anidride carbonica può determinare anche variazioni di comportamento e dell’umore. 
 
Le malattie dell’apparato digerente sono legate alla malfunzione dei vari organi che lo  costituiscono. 
 
La riduzione dei denti determina difficoltà nella masticazione. L’atrofia delle papille gustative determina la difficoltà nella percezione dei gusti. 
 
La riduzione della motilità dell’ esofago comporta infiammazioni con esofagite o reflusso. 
 
La riduzione della motilità dello stomaco comporta ristagno degli alimenti con infiammazioni o gastrite e la riduzione di secrezione gastrica può determinare difficoltà digestive. 
 
La riduzione della mobilità dell’intestino può determinare stitichezza e/o scarso assorbimento intestinale. Una insufficienza della muscolatura può essere seguita da incontinenza anale. 
 
Le conseguenza più importanti sono la perdita di peso, la disidratazione e una minor disponibilità di proteine che sono importantissime per molte funzioni del nostro organismo.
 
A tal proposito ecco una breve intervista alla Dott.ssa Marina Olivieri, Direttore Sanitario Villaggio Amico.
 
Che Consigli vuole dare alle famiglie di persone anziane?
- Prima di tutto la prevenzione, quindi una diagnosi precoce per individuare malattie e disturbi dell’anziano; è fondamentale anche mantenere un stile di vita adeguato e una alimentazione sana, condurre una vita sociale stimolante e socializzare anche in età anziana.
 
Da quanti anni svolge questo mestiere? Ha sempre lavorato con gli anziani?
- Lavoro da sempre con gli anziani, da circa 30 anni.
 
Come vede l’inserimento in strutture per gli anziani?
- Restare nell’ambiente familiare è possibile solo se la famiglia ha le dovute risorse per seguire adeguatamente l’anziano, altrimenti è molto più sicuro inserire la persona anziana in una struttura che possa fornire la necessaria assistenza.
 
Dopo l’inserimento in una RSA quante persone rientrano nel contesto familiare?
- Dopo l’inserimento in RSA si nota un progressivo miglioramento dell’anziano, il cui rientro in famiglia dipende dalla struttura che lo assiste
 
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