Picchetti alla Leali Steel
di Val.

Operai in agitazione a Odolo sul piazzale dell'azienda. Manca lo stipendio di novembre 2016 e sanno già non riceveranno quello di aprile. Forti preoccupazioni, ovviamente, anche per il futuro

 Centoquattro lavoratori a Borgo Valsugana, dove la Leali Steel ha anche la sua sede legale, 130 (meno una ventina che se ne sarebbero già andati) in via Dino Carli a Odolo, ai quali si aggiungono i 13 della Laf, sempre di Odolo, controllata che si occupa di lavorazioni a freddo dell'acciaio.
 
Questa la forza lavoro di Leali Steel "Part of the Klesch Group" come recita l'insegna.
Lavoratori che questa mattina hanno scelto di scioperare per un turno completo.
 
«Ci preoccupano il fatto che non ci siano informazioni chiare su ciò che ci aspetta in futuro, il mancato pagamento degli stipendi e del premio produzione del 2016. Vorremmo capire quali sono le intenzioni della Klesch e soprattutto se c'è un piano industriale. Diversamente non comprendiamo perchè vengono lasciate in sospeso le due offerte di Ori-Martine e Acciaierie Venete che hanno già depositatoil piano di acquisizione e quello industriale» afferma Francesco Mazzacani, delegato provinciale Fiom, affiancato dai "locali" Antonio Amore e Stefano Dusi.
 
Fra gli operai in agitazione anche il sindaco odolese Fausto Cassetti, che questa vicenda la segue da vicino fin da quando si sono presentate le prime avvisaglie di crisi, ormai quattro anni fa.
Crisi nella gestione aziendale, va detto, non tanto nella capacità produttiva dell'azienda che di fatto lavora e continua a produrre e coi suoi prodotti areggere il mercato. 
 
«Qui tutti stanno soffrendo la mancanza di decisioni, soprattutto da parte del tribunale di Trento. Non capiamo cosa si stia aspettando, visto che le proposte da parte di gruppi industriali che il lavoro della Leali Steel lo stanno facendo da decenni sono da tempo già sul tavolo - ci dice Cassetti -. A soffrirne sono questi operai e le loro famiglie, che hanno assoluta necessita si risposte imemdiate».
 
Poi Cassetti prova a darla lui, una spiegazione: «Tribunale a parte, che forse non immagina nemmeno il disagio che questa situazione sta creando per questi duecento e passa lavoratori, qui abbiamo a che fare con un gruppo investitore, Klesch, al quale probabilmente della produzione di acciaio e del futuro di queste persone non importa nulla. 
Mi dicono che in tre anni Klesch si sia accaparrata 32 milioni di euro in tasse ed iva rispamiate, col sistema delle scatole cinesi. Ovvio che a loro sta bene andare avanti così»
 
Come funziona:
La gestione della Leali Steel sarebbe stata affidata ad una società del gruppo  Klesch che paga tutte le spese (affitto dello stabilimento e altro, stipendio dei dirigenti) in paratica a se stesso. 
Un sistema che permette alla società di dichiarare pressochè nulli gli utili ed evitare così di pagare delle tasse.
 
Il fatto che i dirigenti (tutti interni al gruppo Klesch) continuino ad incassare cospicui stipendi e che la società prosegua ad incassare affitto e risparmi tasse, non sta bene ai lavoratori, che nemmeno prendono correttamente lo stipendio.
 
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