Il caso della servitù perpetua
di Val.

A chi tocca dare il consenso sull'utilizzo pubblico della sala dell'oratorio a Carpeneda di Vobarno? Intanto la minoranza di Insieme per Vobarno fa l'assemble all'aperto. Tema: i progetti di espansione di Valsir

 
Una cinquantina i cittadini che si sono dati appuntamento giovedì sera a Carpeneda di Vobarno, sfidando il freddo e il vento del nord di quello che viene definito “invernino di San Giorgio”.

Si sono riuniti in assemblea... all’aperto, nella piazzetta antistante la chiesa per ascoltare e commentare l'aggiornamento che il gruppo consiliare Insieme per Vobarno ha voluto fare in merito ad un progetto industriale Valsir, già oggetto di polemica in Consiglio comunale.

La ragione di tale scelta, fermarsi in piazza, è scaturita dalla mancata risposta di municipio e parrocchia alla richiesta avanzata da Insieme per Vobarno di poter utilizzare la sala dell'oratorio, su cui esiste una servitù a favore del Comune stesso.

Proposito invece negato dal Consiglio di frazione, a quanto pare contrario al fatto che in quei locali si possa discutere di una vicenda considerata risolta, nonostante più di 170 cittadini abbiano nelle scorse settimane firmato una petizione per ottenere garanzie di sicurezza, tutela della salute e dell'ambiente, prima di attivare il suddetto l'impianto.

Ma è il Comune a decidere in merito all’utilizzo della sala dell’oratorio o il Consiglio di frazione?
La contesa deriva dalla discrepanza tra due atti.
Da una parte la delibera di Giunta che nel 2011 autorizzava la cessione dei locali comunali alla parrocchia con “servitù perpetua” a favore dell'istituzione; dall’altra il successivo atto notarile (sempre del 2011) che invece affida ogni decisione in merito all'uso dei locali al Consiglio di frazione.

Il risultato è una subalternità di tutto il Consiglio comunale al Consiglio di frazione.
Come dire che se anche la maggioranza volesse utilizzare quei locali, col Consiglio di frazione avverso, non lo potrebbe fare. E se un domani i Consigli di frazione non ci fossero più?

«Una situazione assurda che va sanata al più presto, per garantire democrazia e partecipazione nella frazione» affermano quelli di Insieme per Vobarno.

E nel merito del sito produttivo? «In mancanza di informazioni pubbliche da parte dell’Amministrazione, abbiamo provveduto ad incontrare sia la Provincia sia l’azienda – ci ha detto Ernesto Cadenelli, di Insieme per Vobarno -. Sembra che rispetto a quanto era previsto di realizzare negli spazi ex Trailer, cioè un impianto di recupero delle materie plastiche, si stiano analizzando diverse opzioni.
Da parte nostra non c’è nessuna voglia di innescare polemiche a riguardo: solo vorremmo poter continuare a tenere informata la popolazione di ciò che sta accadendo vicino alle loro case». 

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